L'immagine del Trentino alla fine della Prima guerra mondiale

Paesaggi di guerra - Alta Valsugana. Inaugurazione a Tenna domenica 8 agosto 2010, ore 9.30

Domenica 8 agosto alle ore 9.30 si inaugura a Tenna, presso il Palazzetto polifunzionale, la mostra «Paesaggi di guerra. L'immagine del Trentino alla fine della Prima guerra mondiale | Alta Valsugana».

La mostra fotografica Paesaggi di guerra è un progetto della Rete Trentino Grande Guerra che ha coinvolto collezionisti privati, istituzioni, amministrazioni comunali e numerose associazioni culturali locali in tutto il Trentino e oltre.

Le fotografie, accompagnate da pannelli con testi descrittivi e testimonianze, raccontano lo scenario di distruzione che si presentò ai trentini che tornavano dal fronte e dall'esilio nel 1919 (nella foto).

All'interno della mostra viene proposta la videoinstallazione «Ritorni», opera di Micol Cossali, che interpreta, attraverso un percorso di testimonianze dell'epoca e foto storiche, lo stato d'animo di profughi e soldati che, tornando alle proprie case, scoprivano quanto la guerra avesse stravolto il mondo che avevano lasciato al tempo della loro partenza.

Un estratto del video è raggiungibile tramite questo link.

La scoperta drammatica dell'eredità lasciata dalla guerra, fu accompagnata, in quel primo anno di pace, da una caparbia volontà di riscatto: assieme alle immagini di macerie e di edifici in rovina, le fotografie esposte ritraggono l'inizio della ricostruzione e testimoniano la ripresa della vita quotidiana.
Soldati del Genio militare italiano impegnati in opere di ripristino, operai sui cantieri, donne e uomini al lavoro, immobili restaurati.

Un catalogo generale raccoglie un ampia selezione fotografica, corredata da saggi di Andrea Di Michele, Mauro Grazioli e Fabrizio Rasera che inquadrano storicamente il periodo e le vicende. Quella della ricostruzione fu una parentesi, che questa mostra coglie ai suoi faticosi inizi: il Trentino e l'Alta Valsugana si risollevarono dopo anni di lavoro intenso.


Tutte le mostre visitabili nel mese di agosto

In Alta Valsugana
Tenna (8 - 19 agosto) - Caldonazzo (22 agosto - 5 settembre);

Negli altri ambiti territoriali
Valle del Chiese: Daone, fino al 28 agosto;
Vallagarina: Rovereto, fino al 31 ottobre;
Pasubio: Moscheri di Trambileno, fino all'8 agosto - Piazza di Terragnolo, (14 - 29 agosto);
Altopiani: Centro Documentazione Luserna, fino al 2 novembre;
Valsugana orientale e Tesino: Catello Tesino, fino al 29 agosto;
Vanoi, Primiero, Paneveggio: Caoria, fino al 12 settembre - Paneveggio, fino al 12 settembre.

Tenna - Palazzetto Polifunzionale
Periodo e orari di apertura
8-19 agosto 2010;
10-12 e 20-22.

Informazioni
327 7413499
www.trentinograndeguerra.it

Approfondimenti

L'Alta Valsugana alla fine della guerra

L'Alta Valsugana si estende ai piedi degli Altipiani di Lavarone, Folgaria e Luserna, dove correva il confine tra l'Austria e l'Italia.
Subito dopo la dichiarazione di guerra dell'Italia, il 24 maggio 1915, gran parte della popolazione fu evacuata e trasferita oltre le Alpi.
A Pergine e Levico si insediarono i comandi militari, San Cristoforo fu trasformato in deposito ferroviario e Caldonazzo, centro di smistamento per uomini e mezzi, divenne un'immensa caserma.
Nel 1915 l'area più orientale dell'Alta Valsugana, retrovia austriaca, fu più volte colpita dalle artiglierie italiane.
Al termine dell'offensiva del maggio 1916 il suo coinvolgimento diminuì fino al novembre 1918, quando le truppe italiane, sfondate le linee, la occuparono integralmente.

Terribile fu l'eredità lasciata dal conflitto: i paesi bombardati o incendiati, le case e le strade in rovina, le campagne solcate da trincee, disseminate da reticolati, mine e proiettili inesplosi, i boschi e i pascoli devastati.
I danni di guerra assommarono a quasi 124 milioni di Lire.
I primi interventi di ripristino furono organizzati dall'Esercito italiano. Al Genio militare spettò il compito di riattare le case meno disastrate e costruire baraccamenti per i profughi.
Dal gennaio 1919 iniziò la ricostruzione degli edifici e il dissodamento delle campagne, lavoro assegnato alle donne e agli anziani.
Fu rimessa in moto la macchina amministrativa, ricostituiti i presidi sanitari e riaperte le scuole. Passarono anni, tuttavia, prima che l'Alta Valsugana vedesse risanate le ferite inferte dalla guerra.

Levico

Era il Grand Hotel, nel più completo disordine. Mobili in frantumi, carte e registri erano sparsi sui marmorei pavimenti; mentre le vetrate erano quasi tutte infrante. A. Fabbri, Ricordi di guerra, 1919

Vetriolo. Degli alberghi di anteguerra… nulla più resta
L. V. Bertarelli, Le Tre Venezie, 1920


A Levico i bombardamenti italiani ebbero come principali obiettivi la ferrovia, la teleferica Santa Giuliana-Vezzena e il centro urbano. Alla fine della guerra, 35 case erano completamente distrutte e 479 lesionate.
Il Genio militare ne riparò una parte e, a fine gennaio 1919, ne riconsegnò 76.
Il rientro dei profughi, massiccio in inverno, si esaurì in primavera: a 6.708 persone si dovettero fornire alloggio, razioni alimentari, vestiario, mobili, coperte, utensili da cucina e arnesi da lavoro.
A patire gravi danni furono i settori turistico e agricolo; il primo, era in fase di intenso sviluppo, trainato dalle attività termali.
Accanto al Grand Hotel des Bains, al Grand Hotel e allo Stabilimento Bagni Salus, erano cresciuti alberghi, pensioni, osterie, case private.
Aveva trovato impulso anche l'imbottigliamento delle acque con la creazione di un nuovo impianto presso la stazione ferroviaria. Analogo sviluppo si registrava a Vetriolo.
La ripresa delle attività turistiche avvenne dopo il 1921, ma il settore soffrì un ridimensionamento che perdurò per tutti gli anni Venti, con contraccolpi sull'occupazione.

Ai primi del Novecento il settore trainante per Levico era l'agricoltura.
Ma a causa della guerra, le colture si erano deteriorate e i vigneti dovevano essere rinnovati; i terreni richiedevano la bonifica dai proiettili inesplosi. I gelsi erano stati tagliati e il patrimonio zootecnico era sceso da 3.200 capi a 450.
Le 14 malghe comunali erano distrutte, i pascoli bucherellati da fosse.
L'impegno profuso nel ripristino del settore, portò a magri risultati: nel 1920 la produzione agricola copriva solo in parte il consumo locale e nel 1925 quella vitivinicola era ancora senza sbocchi; le malghe e i pascoli rimasero inagibili fin dopo il 1920.

Pergine Valsugana

Nonostante la sua collocazione nelle retrovie del fronte, anche Pergine risentì gli effetti della guerra. Divenuta base logistica per uomini e materiali dell'esercito austro-ungarico, sul suo territorio ebbero sede importanti depositi, magazzini e strutture logistiche. Ma soprattutto, alla fine della guerra, subì i contraccolpi del caos in cui precipitò l'intera organizzazione militare.
Nella notte che precedette l'arrivo delle truppe italiane, i soldati austriaci in fuga, sbandati, affamati, privi di comando, andarono all'assalto dei magazzini militari. Il giorno precedente era stato incendiato l'aeroporto del Cirè, oggetto durante la guerra di incursioni aeree e bombardamenti; a San Cristoforo l'albergo Seehof fu ridotto in cenere. L'intero borgo era coperto da una nube di fumo.
L'arrivo dei militari italiani impedì che venissero bruciati i baraccamenti dei Paludi, sede di un intricato scalo ferroviario, che richiese due anni di lavoro per essere risanato. Cortili e vie erano ricoperti di rifiuti, la filanda Gavazzi e la stazione ferroviaria erano distrutte, le strade rese impraticabili dal fango e dall'acqua che debordava dai canali di scolo.
Per favorire la ripresa delle attività industriali, con l'aiuto dei militari italiani, furono subito riparati i canali di derivazione dell'acqua del Fersina; iniziarono i lavori di ripristino degli edifici scolastici e del manicomio provinciale, trasformato durante la guerra in ospedale militare, dopo che nell'estate del 1916 i ricoverati erano stati trasferiti in Austria.
I lavori si conclusero nel 1927 con la costruzione del Padiglione d'assunzione su progetto dell'architetto Giorgio Wenter Marini.
Pur essendo fuori dalla zona delle operazioni, il distretto di Pergine, al quale facevano capo Tenna e la valle dei Mocheni, subì danni accertati per 10.784.040 di lire, dovuti per metà al deterioramento delle campagne, dei boschi, dei pascoli e delle case.

Caldonazzo

Le case erano quasi tutte abbattute, le rimanenti, prive delle imposte e dagli oscuri vani trasparivano in tutto il loro orrore la devastazione ed il saccheggio.
Le vie erano completamente ingombre di rottami, di sudiciume e di larghe pozze d'acqua putrida che ammorbava l'aria. Pareva il paese della morte.
Degli abitanti: nessuno, sol qualche uomo fugace con ancora la divisa da militare austriaca e sol qualche donna dall'aspetto timido e pauroso.
A. Fabbri, Ricordi di guerra, 1919.

Ai primi di giugno del 1915 il paese di Caldonazzo fu evacuato e occupato dalle truppe militari austriache.
Furono subito minati la torre medievale e i mulini Prati, possibili riferimenti per le artiglierie italiane, e incendiati gli edifici vicini alle linee, come la frazione di Brenta.
I bombardamenti italiani dell'aprile 1916 distrussero il centro storico da via della Polla alle Case Nove, dal Municipio al quartiere della Villa.
Al loro rientro i profughi trovarono le case ridotte a cumuli di macerie, saccheggiate o trasformate in stalle. Il magazzino dei pompieri non esisteva più, la latteria sociale e la canonica erano da ricostruire, le chiese - la parrocchiale, San Valentino sul colle di Tenna e San Rocco - erano lesionale, le scuole inagibili.
Nuove strade e linee ferroviarie attraversavano il paese, i boschi di fondovalle erano stati tagliati e la campagna distrutta per far posto a trincee, baraccamenti e depositi.
I danni vennero calcolati in oltre 21 milioni di lire.
I soldati del 31° Reggimento Fanteria eseguirono i primi interventi di ripristino sgombrando gli edifici e le vie dalle macerie e dai rifiuti.
Tra gennaio e giugno del 1919 il Genio militare restaurò ed attrezzò 250 alloggi in grado di ospitare 1.450 persone; nello stesso periodo tornarono a funzionare 16 esercizi di mescita, a febbraio riaprirono le scuole e in agosto il cinema presso il Grand Hotel Caldonazzo.
Più lenta fu la ripresa delle attività agricole; in autunno 100.000 m2 della miglior campagna erano ancora da bonificare od occupati dai depositi per munizioni ed esplosivi raccolti nei territori comunali limitrofi.

Monterovere

Agosto 1920… Allo spuntar del giorno superiamo Monterovere, dove è ammassato molto materiale di recupero e dove fumano le fornaci della calce per le ricostruzioni dell'altipiano e delle valli limitrofe.
Il bosco circostante è devastato e quattro lunghe linee di radura indicano il passaggio delle colossali teleferiche austriache.
A. Bertoldi, Monti e strade di guerra, 1920

Nel maggio 1907 l'Imperial-regio comando per la difesa territoriale di Innsbruck informò il Comune di Caldonazzo che in prossimità dell'osteria di Monterovere sarebbe sorta una caserma in grado di ospitare fino a 500 soldati.
Nella caserma, dove dal 1910 fu alloggiata la 4ª Compagnia Bersaglieri provinciali, trovò sede il nucleo originario del sistema logistico di supporto alle linee di difesa organizzato sulla piana di Monterovere già prima del 1915 e potenziato durante la guerra.
L'afflusso da Caldonazzo di viveri, materiali bellici e da costruzione era assicurato da una strada costruita tra il 1909 e il 1913 dalle Pionierabteilungen del 2° e 3° Reggimento Tiroler Kaiserjäger e da una teleferica pesante, a sistema Bleichert, realizzata dalla ditta Eissler di Vienna nel 1909. La piana divenne il punto di snodo delle teleferiche per cima Vezzena e Lavarone.

Nella primavera del 1916 la caserma fu pesantemente bombardata dalle artiglierie italiane dislocate a Porta Manazzo.
Il Comune di Caldonazzo ebbe riconosciuto dal governo italiano il danno di guerra e, con l'indennizzo ottenuto, nell'area dell'ex-caserma fu costruito l'Albergo Alpino.


Cura del progetto, della mostra, sponsor e ringraziamenti

Paesaggi di guerra
Il Trentino alla fine della Prima guerra mondiale


Progetto Rete TrentinoGrandeGuerra
Coordinamento Mauro Grazioli, Anna Pisetti, Fabrizio Rasera, Camillo Zadra
Segreteria organizzativa Giancarlo Sciascia
Allestimenti Studio Giovanni Marzari
Cura grafica Alessio Periotto - Designfabrik
Fornitori Edizioni Osiride, Paolo Gabbana, Zirkotech
Video Micol Cossali

Con il sostegno di
Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto
Provincia autonoma di Trento
Museo Storico Italiano della Guerra
Fondazione Museo storico del Trentino
Il Sommolago
Trentino spa

Gruppo di lavoro per l'Alta Valsugana
Mauro Grazioli, Nirvana Martinelli, Anna Pisetti, Fabrizio Rasera, Giancarlo Sciascia, Camillo Zadra

In collaborazione con
Comunità di Valle Alta Valsugana e Bernstol
Comuni di Caldonazzo, Pergine, Levico, Tenna, Calceranica
Azienda per il Turismo Valsugana e Lagorai
Cassa Rurale di Pergine
Cassa Rurale di Levico
Cassa Rurale di Caldonazzo
Associazione Culturale Aria, Pergine
Associazione Amici della Storia, Pergine
Associazione Tennattiva, Tenna
Associazione Culturale Chiarentana, Levico

Le immagini esposte e pubblicate sono state messe a disposizione da
Archivio dell'Istituto di Storia e Cultura dell'Arma del Genio, Roma
Archivio Fondazione Museo storico del Trentino
Archivio Museo Storico Italiano della Guerra, Rovereto
Biblioteca Comunale di Levico
Biblioteca Comunale di Caldonazzo
Centro Documentazione Luserna
Österreiches Staatsarchiv, Kriegsarchiv, Bildersammlung
Luciano Dellai,
Giuseppina Gremes
Cesare Mittempergher
Saverio Sartori
Sergio Sartori

Ringraziamenti
Quinto Antonelli, Cinzia Broll, Rosa Maria Campregher, Andrea Conci, Gustavo Corni, Luciano De Carli, Maddalena Di Tolla, Lucio Fabi, Rosaria Fedel, Andrea Leopardi, Gianmaria Marocchi, Aurelio Micheloni, Romano Mosca, Jole Piva, Fabrizio Rasera, Lauro Struffi, Saverio Sartori.