Settembre 1915, la conferenza socialista di Zimmerwald

È online la quindicesima puntata del progetto «Grande Guerra+100»

 

«…Questa guerra, infatti, semina la rovina e la devastazione, e distrugge, al tempo stesso, le nostre libertà e la indipendenza dei popoli.
«Nuove catene, nuovi paesi ne saranno la conseguenza, ed è il proletariato di tutti i paesi, vincitori e vinti, che li sopporterà.»
(Manifesto di Zimmerwald – 1915)

La guerra europea aveva causato una profonda frattura in seno al socialismo internazionale. In Francia, Germania e Regno Unito, i socialisti avevano abbracciato l’ideale della guerra giusta e appoggiavano l’operato dei rispettivi governi.
In nome dell’interesse e dell’unità nazionale, la cosiddetta Union Sacrée, i partiti socialisti avevano approvato i crediti di guerra nei rispettivi paesi.
Sia nelle nazioni belligeranti, sia in quelle neutrali, erano comunque presenti dei socialisti dissidenti, che continuarono a perseguire una soluzione pacifica del conflitto. In prima linea c’erano i socialisti italiani, appoggiati da quelli svizzeri. E’ con questo spirito che Robert Grimm, socialista svizzero, con l’aiuto dell’italiano Oddino Morgari, riuscì a convocare una conferenza dei socialisti pacifisti nella località di Zimmerwald, tra il 5 e l’8 settembre del 1915.
 
Trentotto delegati socialisti provenienti da undici paesi si riunirono per discutere e approvare una risoluzione comune contro la guerra.
Non fu un lavoro semplice poiché anche tra i pacifisti si trovavano posizioni diverse. Nello specifico, vi era una divergenza tra le posizioni radicali, sostenute dal socialdemocratico tedesco Karl Liebknecht e dai bolscevichi, e quelle più moderate degli altri socialisti.
Liebknecht, che non poté partecipare, aveva già espresso nel parlamento tedesco l’idea che il nemico si trovasse all’interno dei confini nazionali.
Con questo concetto egli si riferiva alla borghesia imperialista, che aveva voluto la guerra, e ai socialdemocratici, che l’avevano appoggiata. Rifacendosi a questa posizione Lenin parlò in seguito del «nemico in casa nostra».
Quest’ultimo, a Zimmerwald, propose una mozione secondo cui bisognava trasformare la guerra imperialista in una guerra civile, preludio della rivoluzione proletaria.
Questa posizione fu respinta con venti voti contrari e solo otto a favore. Pur non riuscendo ad affermare i principi bolscevichi, Lenin riuscì a dargli ampia visibilità nel contesto del socialismo europeo influenzando con le sue idee molte correnti massimaliste in diversi paesi, tra cui l’Italia.
  

 
 Conferenza di Zeth Höglund 
La conferenza raggiunse una posizione comune molto più moderata, simile nei modi alla formula «né aderire né sabotare» adottata dai socialisti italiani dopo l’entrata in guerra dell’Italia.
Il cosiddetto Manifesto di Zimmerwald condannava la Union Sacrée ed esortava i movimenti socialisti ad aderire al pacifismo.
L’evento e la sua risoluzione ebbero una eco limitata e furono rifiutati dalla maggioranza socialista che ancora aderiva ai principi della seconda Internazionale.
La conferenza fu, però, il punto di partenza di una corrente più ampia, detto movimento di Zimmerwald, che costituì un coordinamento europeo di pacifisti socialisti, la Commissione Socialista Internazionale.
 
Nello spirito di Zimmerwald e con la crescente insofferenza per la guerra che si stava manifestando in Europa, si tenne un’ulteriore conferenza in Svizzera, a Kiental, tra il 24 e il 30 aprile del 1916.
In questa occasione le istanze più radicali riuscirono ad attecchire. Prevalse la linea leninista, anche se in questo caso non mancavano le tendenze moderatrici. Il Manifesto di Kiental condannava l’imperialismo in quanto causa della guerra e proponeva una pace immediata e senza annessioni.
Lo stesso documento affermava che nessuna pace “borghese” poteva scongiurare il rischio di una nuova guerra e che la sopravvivenza del capitalismo metteva a rischio la sicurezza in Europa. La seconda conferenza ebbe maggiore eco della prima e diede grande visibilità ai bolscevichi.
Le divergenze rimanevano, soprattutto sui modi in cui i proletari avrebbero contribuito alla conclusione del conflitto.
Gli eventi successivi, in particolare la rivoluzione bolscevica, in cui Lenin mise in pratica i principi enunciati in precedenza, acuirono però le divergenze tra i socialisti pacifisti.
Infatti la terza conferenza convocata dalla Commissione Socialista Internazionale a Stoccolma andò quasi deserta. Zimmerwald non influì in modo determinante sugli sviluppi bellici, ne servì a ricucire lo strappo in seno al socialismo internazionale.
Tuttavia ebbe degli effetti a medio termine aumentando l’influenza del bolscevismo sulla scena socialista europea e accelerando le spinte che porteranno alla rivoluzione russa.
Pur nella sua marginalità, Zimmerwald contribuì allo stravolgimento del quadro politico nell’Europa in guerra e negli anni a seguire. 
 
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I socialisti europei e la guerra, il manifesto di Zimmerwald.