«Le arti tra le due guerre: Futurismo e dintorni»

L’incontro-dibattito è organizzato dalla Biblioteca Archivio del CSSEO per mercoledì 23 maggio nella Biblioteca comunale di Trento – Interviene Maurizio Scudiero

Il primo dopoguerra ci trovò più poveri. Non solo per le immani distruzioni inferte al territorio trentino, ma anche per la scomparsa di un artista come Umberto Moggioli, sopravvissuto al conflitto ma non all’epidemia di «febbre spagnola».
Gli artisti, un po’ alla volta, rientrarono in Trentino e per quasi tutti si affacciò subito la problematica di un mutato clima, non solo politico, ma anche culturale.
Il quadro dei riferimenti era dunque mutato, non più l’area della Secessione, ma piuttosto un vasto panorama che fluttuava tra naturalismi accademici, post-macchiaioli e scapigliati, post-impressionisti, l’onda lunga del divisionismo e quella del futurismo, le «ombre» dell’avventura metafisica e le rivendicazioni neoclassiche del «ritorno all’ordine» e alla tradizione.
Così, all’inizio, la vita artistica trentina si «raccolse», quasi come ad un ancora di salvataggio, nel «Circolo Artistico Tridentino» sorto attorno ad un gruppo di artisti quali i pittori Bonazza, Ratini, Bernardi e Covi, gli scultori Zuech, Rigatti e Bonapace, e gli architetti Wenter Marini e Sottsass. Come si può vedere, si trattava per lo più di artisti che provenivano da formazione ed esperienze «nordiche», chi a Monaco, chi a Vienna.
 
Insomma, in questa «uniformità nordica», quasi monolitica, la presidenza, affidata a Bonazza, e le periodiche riunioni all’Orso Grigio, divennero così una continua rievocazione nostalgica delle arti e del tempo della felix Austria.
Questo atteggiamento di fondo, appunto nostalgico, è probabilmente la chiave di lettura alla base di certe polemiche che coinvolsero il circolo in quel periodo, cioè nel momento in cui era in atto un’opera di «italianizzazione» delle zone redente che doveva procedere di pari passo con quella della ricostruzione.
Polemiche che vertevano soprattutto sui «caratteri tedeschi» riscontrati nei progetti degli architetti del circolo, ed alle quali rispose puntualmente, in una serie di botta e risposta, Giorgio Wenter Marini che del circolo fu la «voce ufficiale».
Nell’ambito del panorama artistico trentino, i primissimi anni Venti videro risorgere un po’ ovunque le prime mostre collettive di un certo interesse che in seguito furono affiancate dal ciclo delle Sindacali.
 
Quello che può essere definito come il primo, vero, grande evento artistico del dopoguerra in trentino fu la «Mostra d’Arte» tenuta nei mesi di novembre e dicembre 1922 a Rovereto nelle ampie sale della Camera di Commercio.
Sempre in quel 1922 va segnalata la prima «Mostra d’Arte - Kunstschau» di Bolzano nella quale parteciparono anche vari artisti trentini, anche a livello organizzativo, anticipando quella formula di collaborazione fra Trento e Bolzano che diverrà poi codificata con l’introduzione delle mostre sindacali nel 1927.
In questi primi anni Venti il fervore per l’arte, specie a Rovereto, era particolarmente alto. Depero, con la sua Casa d’Arte Futurista, aveva creato non solo un’«industria artistica», ma anche un polo di notevole interesse e attrazione sociale.
Nel 1925 poi nacque la rivista «Trentino», che divenne in seguito (sino al 1943) un’importante tribuna per il lavoro degli artisti, grazie allo spazio ed all’attenzione a loro dedicata dai critici di allora.
 
Nel 1926, a luglio, lo stato fascista emanò la Legge istitutiva del Ministero delle Corporazioni. Assieme alla Carta del Lavoro, voluta da Bottai l’anno successivo, contribuì a configurare, nel 1929, l’istituzione nazionale del Sindacato degli Artisti.
Questi provvedimenti, in sostanza, andavano a sancire una situazione che di fatto era già in atto a livello regionale, ma che essendo in rapido e disordinato sviluppo necessitava di una regolamentazione.
Sullo scorcio di quel 1926, a Rovereto, Depero stava mettendo giù le prime bozze di un’opera rivoluzionaria: il «Depero futurista 1913-1927» altrimenti noto come «libro bullonato», proprio perché anziché rilegato a colla e filo era tenuto assieme da due grossi bulloni che vi passavano attraverso.
Sul finire del 1928 Depero partiva per il suo primo soggiorno a New York, dove rimase sino a buona parte del 1930. Nel 1929 sarebbe stata la volta di un’altra partenza definitiva, quella di Ettore Sottsass per Torino.
 
All’inizio degli anni Trenta, in Trentino, l’interesse per il folclore – ci ricorda Maria Garbari – era così accentuato che la Società per gli Studi Trentini decise di costituire un’apposita commissione per la «laografia», incaricata di raccogliere la documentazione della vita e del costume popolare, concentrando particolarmente l’interesse verso quelle forme di religiosità nelle quali si esprimeva gran parte della cultura del mondo contadino.
Si trattava insomma di una nuova sensibilità, che guardava alla propria terra con occhi sgombri da ogni retorica e che era in perfetta sintonia con quanto Tullio Garbari andava professando, filologicamente, pittoricamente e poeticamente, da anni ormai.
Dopo aver esposto alla Galleria il Milione di Milano, e quindi alla 1ª Quadriennale di Roma, nel marzo del 1931 Garbari partì per Parigi, dove espose alla Galerie de la Renaissance e iniziò la frequentazione di Gino Severini.
Purtroppo un'improvvisa embolia lo stroncò a soli 39 anni, l’8 ottobre 1931, e l’arte, non solo trentina, ma italiana, perse un grande maestro.
 
Per quanto concerne l’attività espositiva, l’inizio del decennio si presenta ricco di iniziative, ma la mostra più importante fu la «2ª Mostra del Sindacato Regionale Fascista Belle Arti del Trentino».
Per quanto riguardava la mostra in sé e per sé il giudizio della critica coeva fu impietoso.
Nel corso del 1930, Pollini e Figini realizzarono nel parco di Monza la famosa «Casa Elettrica» mentre sul finire dell’anno rientrò da New York Fortunato Depero.
Là aveva vissuto intensamente nella grande metropoli turrita e «futuristica», dedicandosi soprattutto alla pubblicità e alla scenografia. Ma, nell’incontro vis a vis con quel futuro tecnologico (gli alti grattacieli, le subway, l’american way of life) che i futuristi avevano solo vagheggiato egli subì un’inevitabile caduta di pulsione creativa.
Non vi era più nulla da immaginare: il futuro dei futuristi era già stato realizzato! Ovviamente la sua arte risentì di tutto ciò.
 
La Sindacale del 1937 va ricordata anche per lo sforzo organizzativo che vi profuse Fortunato Depero, coadiuvato da Guido Polo e Remo Wolf.
La mostra fu caratterizzata da una parte per le rassegne retrospettive in omaggio a Carlo Cainelli, Luigi Ratini, Gustavo Borzaga e Maria Giacomoni, e dall’altra per i concorsi banditi sul tema dell’Ala fascista e del cartello pubblicitario.
Tra i giovani si segnalò la presenza del giovane Bruno Colorio (1911) che aveva studiato a Roma
In questi ultimi anni del decennio, si impongono via via nuovi, giovani, talenti che dopo aver studiato chi a Roma, chi a Venezia, chi a Milano, rientrarono in regione ed iniziarono a partecipare attivamente alla vita artistica ed alle esposizioni sindacali.
 
Con gli echi lontani delle invasioni tedesche in Europa, chiuse coraggiosamente il decennio la «Mostra di Artisti Roveretani» tenuta nella Scuola Damiano Chiesa dal dicembre 1939 al gennaio 1940.
Il nuovo decennio si aprì con i grandi fuochi di guerra scatenati dalla Germania di Adolf Hitler.
L’Italia per po’ rimase alla finestra, ma poi, come è noto, i trionfi bellici del Führer indussero Mussolini ad entrare nel conflitto onde non perdere il suo posto al tavolo della pace (cioè della supposta spartizione del «bottino di guerra»).
La «IX Sindacale d’Arte» che si tenne a Bolzano nell’ottobre-novembre 1940 fu dunque una «mostra di guerra».
Tuttavia, gli eventi bellici erano ancora lontani, e la vita cittadina scorreva ancora entro i canoni di una certa «normalità», se così si poteva chiamare.
 
Nel corso del 1940 Depero, dopo alcuni anni di preparazione, diede alle stampe la sua monumentale autobiografia, edita dalla Legione Trentina: un volume di oltre quattrocento pagine di scritti, documenti, riproduzioni di opere.
Il primo tassello del suo personale disegno di autostoricizzazione che proseguirà poi nel corso degli anni Cinquanta per dare vita infine al Museo Depero.
 
Ricostruisce queste vicende lo storico e critico d’arte Maurizio Scudiero nell’incontro dibattito che si terrà mercoledì 23 maggio 2018, alle ore 17,30, nella Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55).
L’incontro è organizzato dalla Biblioteca Archivio del CSSEO, in collaborazione con la Fondazione Museo Storico del Trentino.
Maurizio Scudiero, storico, critico d’arte e organizzatore di mostre, è anche il curatore dell’Archivio storico di Fortunato Depero e dell’Archivio storico di Iras Baldessari.
Ha all’attivo tra cataloghi di mostre e libri monografici oltre 200 pubblicazioni.