«La Tradotta» e i giornali per i soldati della Grande Guerra
L’incontro-dibattito è organizzato dalla Biblioteca Archivio del CSSEO per mercoledì 9 maggio presso la Biblioteca comunale di Trento
I giornali di trincea e quelli per i soldati sono stati un fenomeno novecentesco, della Prima guerra mondiale. Probabilmente il primo giornale di questo genere è «Kriegszeitung der Feste Boyen und der Stadt Lötzen», che viene pubblicato il 7 settembre 1914 nella Prussia orientale.
Una settimana dopo, il 14 settembre, in modo del tutto indipendente, sul fronte occidentale vede la luce «Hohnacker neueste nachrichten», dal nome dei monti Hohnack, dove era di stanza la compagnia di soldati in cui veniva editato.
Questi primi giornali sono delle pubblicazioni sorte dal basso, scritte da soldati e indirizzati ai loro commilitoni.
Inizialmente sono stampati con mezzi di fortuna, in pochi esemplari, con l’ectografo e il velocigrafo. Addirittura, in qualche caso abbiamo delle copie scritte a mano. A volte sono malvisti dai superiori e dai comandi.
Soprattutto, circolano senza conoscere la censura (ma ovviamente funziona l’autocensura).
Si moltiplicano velocemente. Ai giornali fatti dai soldati si affiancano poi quelli preparati dai comandi. Fino alla prima metà del 1916 manca la censura.
Si tratta di una realtà dalle dimensioni enormi, ancora oggi poco conosciuta.
In Francia si pubblicano circa 500 giornali, ma la loro circolazione è limitata dalle piccole tirature.
In Austria-Ungheria alcune pubblicazioni sono di grande interesse: non a caso la bolzanina «Soldaten-Zeitung» nell’ultimo periodo di vita sarà diretta nientedimeno che da Robert Musil, all’epoca già scrittore affermato.
In Germania, invece, hanno una straordinaria diffusione di massa, con tirature di milioni e milioni di copie.
Ai giornali di trincea fatti dai soldati si affiancano quelli dei comandi e poi, nel mondo tedesco, i giornali pubblicati nei territori occupati.
È una realtà che investe praticamente tutti i paesi belligeranti, tranne l’impero zarista e l’Italia.
I soldati italiani conoscono i giornali loro indirizzati sostanzialmente assai tardi, nel 1918, nell’ultimo anno di guerra, dopo Caporetto.
Prima di quell’evento le pubblicazioni che circolavano (piccoli foglietti prevalentemente di tipo umoristico e satirico, ricchi di caricature) avevano una tiratura limitata al reparto militare di cui erano espressione perché l’interesse del contenuto riguardava persone e casi che, fuori dal reparto stesso non erano noti e quindi non suscitavano nessuna curiosità.
Dopo Caporetto il governo italiano, che fino a quel momento si era completamente disinteressato dei giornali di guerra, sente la necessità di intervenire con azioni di propaganda diretta tra le truppe.
A tal fine fu costituito un apposito Ufficio di propaganda presso il Comando supremo (il servizio «P»), con diramazioni presso tutti i Comandi, con l’incarico di fornire le linee guida della propaganda diretta ai soldati.
Da questo momento in poi prendono vita un buon numero di giornali stampati con larghezza di mezzi tipografici e di elementi redazionali, che ebbero facile vittoria sugli umili predecessori.
Nei primi mesi del 1918, il colonnello Ercole Smaniotto, Capo dell’Ufficio P. della Terza armata, incaricò il sottotenente Renato Simoni, già critico teatrale del «Corriere della sera», collaboratore e poi direttore de «La Lettura», regista e sceneggiatore, e autore, con Giuseppe Adami, del libretto della Turandot di Giacomo Puccini, di organizzare un settimanale illustrato, d’indole gaia, da diffondere tra i soldati.
Nacque così «La Tradotta».
Nella redazione entrarono a far parte i pittori Enrico Sacchetti, Giuseppe Mazzoni (tenente), già addetto all’Ufficio P. dell’Armata, e Umberto Brunelleschi (capitano), frequentatore parigino di grandi artisti dell’epoca, tra cui Amedeo Modigliani, Pablo Picasso e Kees Van Dongen.
E poi Antonio Rubino (sottotenente), non solo illustratore ma anche redattore per la parte letteraria, e il tenente Gino Calza Bini. Collaborarono anche Arnaldo Fraccaroli e il disegnatore Riccardo Gigante.
«La Tradotta» rapidamente divenne popolarissima, e continuò ad essere pubblicata fin dopo l’armistizio e la pace.
Delle vicende dei giornali per i soldati pubblicati nel corso della Prima guerra mondiale, e in particolare de «La Tradotta», se ne discute nell’incontro-dibattito «La Tradotta e i giornali della Grande Guerra», che si terrà a Trento mercoledì 9 maggio nella Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale di Trento (Via Roma 55).
L’incontro-dibattito è organizzato dalla Biblioteca Archivio del CSSEO. Intervengono Lorenzo Gardumi, Fernando Orlandi e Fiorenzo Silvestri.
Fiorenzo Silvesti ha curato una bella edizione anastatica de «La Tradotta», in fascicoli sciolti, per non deturpare, con la legatura in volume, le illustrazioni a doppia pagina.