90 anni fa il Trentino è stato annesso al Regno d’Italia
Erano passati 50 anni dall'Unità d'Italia. E 4 anni di guerra mondiale
Con la legge 26 settembre 1920 n.
1322, concernente l'approvazione del Trattato di pace concluso a
San Germano fra l'Italia e l'Austria il 10 settembre 1919, il Regno
d'Italia annetteva i territori del Trentino, dell'Alto Adige, del
Friuli e Venezia Giulia.
La legge prevedeva poi che, con un decreto reale specifico, venisse
dichiarato il giorno in cui «dovrà considerarsi cessato, per ogni
effetto, lo stato di guerra e saranno determinate le modalità per
il passaggio allo stato di pace.»
A partire da quella data, dunque, il Trentino può ritenersi a tutti
gli effetti parte integrante del territorio italiano. Quasi 50 anni
dopo il compimento dell'Unità d'Italia.
In quei due anni trascorsi dalla fine della Grande Guerra e
l'annessione, i territori erano stati amministrati dal generale
Pecori Giraldi, governatore militare, sostituito solo con l'entrata
in vigore della citata legge.
Quel mezzo secolo che ci separa del resto del Paese è per molti
osservatori causa di mille problematiche quanto di altrettante
eccellenze, a seconda della scuola di pensiero cui si
appartiene.
Secondo noi, invece, le ragioni della «diversità» del nostro
territorio vanno fatte risalire ai mille anni di storia di confine
cui siamo stati sottoposti per imprescindibili motivi di
posizione.
Dal punto di vista storico, infatti, quei 50 anni non sono molti,
dato che l'Unità del Paese è avvenuta così tardi.
Il vero e unico dato di fatto è che l'Italia intera è un paese
giovane, con tutti i problemi che ne sono conseguiti.
Contrariamente a quanto diceva Massimo D'Azeglio, siamo del parere
che gli Italiani ci fossero, mentre lo Stato era tutto da
costruire.
Prima della Grande Guerra, alcuni Trentini avrebbero preferito
rimanere con l'Austria, altri (i più) passare all'Italia.
Certamente, però, a leggere i giornali trentini di fine
Ottocento-primi Novecento, all'opinione pubblica interessavano
molto di più le vicende italiane di quelle austriache.
Insomma, il Trentino ha vissuto il Risorgimento Italiano come il
resto del Paese, cioè più sperando in un cambiamento
razionale che in uno sconvolgimento rivoluzionario.
I tanti nomi che oggi danno lustro alle principali vie del centro
di trento appartengono alla schiera di coloro che volevano
quest'ultima soluzione.
Sempre a leggere i giornali dell'epoca, l'attentato di Serajevo fu
vissuto con il fiato sospeso. La guerra era ritenuta più una
calamità da evitare che una scorciatoia per passare al Regno
d'Italia.
Quanto avessero ragione lo si può verificare contando i nomi di
quegli 11.400 Trentini morti sui vari fronti della Grande
Guerra.
Per questo abbiamo idea che più che il gap dei 50 anni che ci
separano dall'Italia valgano quei quattro maledetti anni di guerra
mondiale.
Per tutto il 2011 ci sarà da parlare del 150° anniversario
dell'Unità d'Italia.
Staremo a sentire tutte le voci e cercheremo di comprendere com'è
cambiato il racconto della storia rispetto a quando l'Unità
d'Italia compì i primi 100 anni (1961).