Neo laureati con stipendi da fame – Di Alberto Pattini
Ad un anno dalla laurea, un giovane prende 1.000 euro: è il 20% in meno rispetto al 2008. E i cervelli espatriano
Il premier Matteo Renzi promette scintille; oggi, mercoledì, se alle parole saranno seguiti i fatti, le imprese saranno state alleggerite di dieci miliardi di carico tributario, le famiglie avranno qualche euro in più in busta paga e sarà stato approvato il «job act», una serie di misure che, sulla carta, dovrebbero facilitare il passaggio dal mondo dell’istruzione e della formazione a quello del lavoro, semplificare la normativa e universalizzando gli ammortizzatori sociali.
Nel frattempo, Almalaurea nel rapporto 2014 che quest’anno ha coinvolto quasi 450mila laureati di tutte e 64 le università aderenti ad AlmaLaurea, conferma che la situazione occupazione dei giovani laureati è preoccupante.
A un anno dalla laurea, infatti, i giovani che hanno trovato lavoro prendono circa mille euro netti al mese.
Rispetto all’inizio della crisi, quando la media era di 1.300 euro, gli stipendi dei neolaureati sono calati di circa il 20 per cento, mentre si assiste ad un contestuale aumento della precarietà.
Nel 2008, riusciva a conquistare un contratto a tempo indeterminato il 41,8 per cento di quanti avevano conseguito una laurea triennale e il 33,9 per cento degli specialisti. Dopo sei anni, le percentuali scendono, rispettivamente, al 26,9 e al 26,7 per cento.
C’è di vero, tuttavia, che il titolo di studio è preferibile averlo; tra il 2007 e il 2013, infatti, lo scarto tra il tasso di disoccupazione dei neolaureati e dei neodiplomati è sensibilmente aumentato, passando dal 2,6 percento all’11,9. I laureati, infatti, sul medio termine hanno più chance degli altri di aumentare il proprio livello retributivo.
A cinque anni dalla laurea, infatti, i loro stipendi aumentano, mediamente, fino a raggiungere 1.400 euro. Purtroppo, anche in tal caso, c’è stata un diminuzione rispetto agli anni precedenti. Si registra una perdita salariale del 3 per cento tra i triennali, del 5 tra i magistrali e dell’11 tra quelli a ciclo unico.
La tesi centrale attorno alla quale ha ruotato il XVI Convegno AlmaLaurea, tenutosi a Bologna, sulla condizione occupazionale dei laureati è che per fare ripartire il Paese occorre realizzare politiche economiche e riforme istituzionali finalizzate a valorizzare le risorse umane del Paese, operazione che passa anche attraverso la riqualificazione in tempi rapidi della sua classe dirigente.
Tra gli strumenti utili a questo scopo, oltre a quelli tradizionali di sostegno all’attività innovativa, vi sono la promozione dell’imprenditorialità dei laureati e accademica e le misure a favore del rientro e della circolazione dei cervelli.
Infatti, la perdita di capitale umano è reversibile, e il brain drain potrebbe essere trasformato quanto meno in brain circulation attraverso adeguate politiche di attrazione di cui fanno parte, oltre che gli interventi a favore della ricerca, anche i provvedimenti di sostegno della nuova imprenditorialità.
Alberto Pattini