Corruzione, rapporto Ue: in Italia vale 60 miliardi – Di A. Pattini

Il primo report è impietoso con l'Italia: conflitto d'interesse, lunghezza dei processi e prescrizione, collusioni tra politica, imprenditoria e criminalità, appalti truccati...

Non ci sono solo i ritardi nei mancati pagamenti dal parte delle pubbliche amministrazioni alle imprese nelle recenti contestazioni di Bruxelles.
La Commissione europea, in un rapporto di 16 pagine, addebita all’Italia la presenza largamente diffusa della corruzione.
Il fenomeno, ogni anno, determina costi per un ammontare di 60 miliardi di euro (metà dell’ammontare totale europeo, anche se il commissario Cecilia Malmstrom ha fatto presente che, per quanto riguarda l’Europa, le cifre sono imprecise per difetto), pari al 4% del Pil.
 
Secondo Bruxelles, inoltre, nel nostro Paese è stato fatto un uso eccessivo delle leggi ad personam, manca la regolamentazione delle lobbie ed è stato fatto poco e niente per recepire le direttive europee volte a contrastare le corruzione nel privato.
Bruxelles ha, poi, segnalato tra gli aspetti più preoccupanti, i frequenti legami tra criminalità organizzata, politica e imprese, nonché lo scarso livello di integrità di chi detiene cariche elettive o di governo.
In particolare, il rapporto sottolinea come alcuni scandali particolarmente noti all’opinione pubbliche abbiano condotto a dimissioni di personalità politiche (anche capi di partito), a elezioni regionali anticipate o allo scioglimento di Comuni per presunte infiltrazioni mafiose.
 
Nella relazione viene anche fatto notare come nel 2012 siano scattate iniziative penali a carico di politici in metà delle regioni italiane, siano stati sciolti 201 consigli municipali, e siano stati indagati 30 parlamentari per reati legati alla corruzione o al finanziamento illecito ai partiti.
Per l’Europa, infine, la recente normativa anticorruzione è del tutto insufficiente perché «non modifica la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio e l’autoriciclaggio e non introduce reati per il voto di scambi».
 
Alberto Pattini