Santoro festeggia la nascita della «Terza TV»
Oltre 2 milioni 600 mila spettatori. Questi i numeri della seconda puntata di Servizio pubblico
In totale controtendenza con la crisi politica ed economica, Santoro se la ride guardando i numeri di un successo francamente inaspettato anche per lui, ed esordisce con una sigla dell’anteprima che la dice lunga: E la vita, la vita di Cochi e Renato (un deciso cambio di stile dalla malinconica I soliti di Vasco Rossi.
Il pubblico, a quanto pare, non ha abbandonato l’ex conduttore Rai (solo un lieve calo di share, nonostante qualche buontempone abbia boicottato Telelombardia rubando alcuni ripetitori), e Santoro ha ricambiato la fiducia, ricalibrando gli spazi e offrendo nuovi spunti.
Innanzitutto, a ovviare alla prevedibile scaletta comprensiva di Padre Vauro e Travaglio, qualche sorpresa questa volta c’è stata.
Tra le varie citiamo ovviamente la presenza in qualità di ospite d’onore (il palco era tutto per lui), di Gianfranco Fini, ma anche il tanto discusso intervento di Roberto Benigni al Parlamento Europeo, a Bruxelles (visibile anche su YouTube), dove il Premio Oscar ha regalato più di qualche momento di ilarità commentando (guarda caso) il XXVI canto dell’Inferno della Divina Commedia, che Dante dedicò ai politici corrotti.
A sorpresa, si è parlato relativamente poco (…che il conduttore sia stato mosso a pietà?) dell’ex presidente del Consiglio e molto più del suo probabile sostituto alla guida del Paese.
D’altronde Santoro naviga da decenni nelle turbolente (e spesso a lui ostili) acque della televisione italiana e da bravo marinaio ha già ricalibrato la rotta.
Se Berlusconi è rimasto a margine della trasmissione, gran parte del programma è stata infatti occupata dalla vera (e purtroppo sempre uguale a se stessa) attualità, ovvero i numerosi (ahimè) operai a rischio di licenziamento, artigiani e commercianti sull’orlo del fallimento, e immancabili disastri ambientali (vedi Genova).
Immagini e parole dure da digerire, soprattutto in una fase così incerta per il destino dell’Italia, tanto che quasi preferiremmo (si fa per dire) rivedere una di quelle vecchie e rassicuranti puntate di Annozero dedicate ai celeberrimi festini di Arcore. Ah, i bei tempi dei bunga bunga…
Speriamo di non doverli rimpiangere!
Francesca Mazzalai
[email protected]