Motociclisti, «cavalieri» del XX secolo – Di Antonio Peca

Un breve viaggio nel mondo dei moderni cavalieri tra verità e luoghi comuni

Motociclisti, i cavalieri del XX secolo.
Amici lettori in questo appuntamento della rubrica lasciamo le quattro ruote per passare alle due ruote, cercando di raccontare quelli che molti definiscono i cavalieri del XX secolo tra realtà e luoghi comuni.
 
Tuffiamoci subito in questo meraviglioso mondo iniziando col chiederci: ma cosa vuol dire essere motociclista?
Beh per molti, soprattutto per chi non fa parte di questo mondo, vuol dire possedere una moto. E non è del tutto sbagliato del resto, ma provate a fare questa domanda a un motociclista la domenica su un passo di montagna e vedrete che la sua risposta sarà totalmente diversa.
 
Chi si definisce motociclista con la M maiuscola, risponderà innanzitutto che non conta il tipo di moto che si possiede, che sia una supersportiva da 180 cv o un enduro da viaggio; conta l’essenza con la quale si vive la moto.
Molti etichettano i motociclisti come utenti della strada pericolosi e indisciplinati, che sfrecciano incuranti del codice della strada su moto che fanno un rumore da GP.
 
Posso dirvi con sicurezza che un Motociclista si indignerebbe non poco a essere definito tale.
Il Motociclista guida la sua moto magari non più giovanissima tenuta come una reliquia, con il casco sempre ben allacciato, ha sempre tutte le protezioni e magari una tuta di pelle che porta i segni delle avventure vissute.
È un utente della strada disciplinato che rispetta i limiti e pennella le curve sui passi di montagna senza bisogno di toccare con le saponette per terra, almeno questa è la definizione che più spesso si da ai motociclisti veri e al quale io mi associo.
 
Poi purtroppo ci sono quelli che molti definiscono motociclisti in quanto possessori di moto, e sono coloro che usano la moto in modo improprio che rischiano di farsi male e di far male agli altri, che sfrecciano su autostrade a velocità folli.
E sono quelli che la domenica la prendono come una gara del motomondiale sfidando ogni altro motociclista che incontrano.
Non me ne vogliano quanti si sentissero chiamati in causa quei possessori di moto e basta in quanto non sono miei pensieri ma solo ciò che si dice tra chi va in moto.
 
Spiegato chi è il motociclista proviamo a spiegare cosa vuol dire vivere questa passione.
Con la passione della moto ci si nasce, spesso capita di vedere bambini sulle auto appiccicati ai finestrini intenti a salutarci e non smettono finché non ricevono un cenno.
E nel casco pensi eccone un altro...
 
Per strada i motociclisti si salutano sempre, anche sapendo che quella persona non la incontreranno mai più, ma poco importa.
Quando si arriva in cima ai passi, al bar si respira un’aria conviviale e basta uno sguardo per attaccar bottone, e parlare come se ci si conoscesse da anni.
 
Avere la passione della moto vuol dire scendere in garage d’inverno e guardare la tua moto ferma sui cavalletti come fosse una visione miracolosa.
Chi ama la moto appena può (e spesso anche quando non si può) va a fare un giro che ci sia il sole o con le nuvole gonfie d’acqua non importa.
La differenza tra chi viaggia in moto e chi lo fa in macchina sta nel fatto che per il motociclista oltre il punto di arrivo è importante la strada che si percorre, noi in Trentino se decidiamo di fare un giro a Riva del Garda non scegliamo la strada più veloce per arrivare, a noi invece interessano i chilometri le curve ma sopratutto quelle emozioni che ci offre la strada, metro dopo metro.
E quando ci fermiamo, nove volte su dieci ci dispiacciamo che il gioco sia già finito.
 
Andare in moto vuol dire entrare nel panorama, ci sono cose che ci accorgiamo che esistono magari su una strada che percorriamo da tempo solo dopo averla percorsa in moto.
La strada però è da dividere con auto a tanti camion, quindi non possiamo non parlare di prudenza, chi va in moto che vada forte o piano sa bene che gli errori e le distrazioni sono lussi che non ci si può permettere quindi cerchiamo di lasciarle giù dalla moto, comportiamoci in modo civile e cerchiamo di goderci le strade del Paese più bello che esiste per molti e molti anni ancora.
 
Purtroppo in moto si muore, è vero....
Ma credo non ci sia modo migliore di vivere il tempo che ci è concesso, spero che ora possiate capirci...
Ma se non lo avete fatto lasciate stare forse non ci capirete mai.
Ma se un giorno mentre andate al mare con la vostra auto dovesse sopraggiungere un motociclista e vedrete vostro figlio salutare sbracciandosi come un pazzo...
 
Beh rinunciate a capire anche lui, lui che vede nei motociclisti quella scintilla che non tutti sono capaci di scorgere e se vedrete il motociclista ricambiare il saluto non c’ è nulla di strano.
«Tra angeli in terra si ci saluta sempre Motociclisti...»
Strana meravigliosa gente.
 
Antonio Peca
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