Trentino Rock, dagli anni '60 a oggi/ 18 – Rising Power

Un punto di riferimento e di arrivo per tutti i musicisti trentini

«Il concerto non è più un grande evento, oggi le persone non vogliono più solo ascoltare ma essere protagoniste»

Un bambino di 3 anni, nei lontani anni ’60, riceve in regalo da una zia una piccola chitarra giocattolo piena di caramelle Sperlari.
Dopo aver golosamente mangiato le caramelle collocate nel suo interno, come per magia e senza nessun insegnamento, comincia ad abbozzare i primi accordi.
Ma nessuno in famiglia fa caso a questo. Però, quando il piccolo piagnucola, per farlo stare zitto gli accendono la radio, gli mettono la chitarra in mano e lui comincia a far finta di suonare ascoltando la musica.
 
Quel piccolo bambino scatenato era Mauro Borgogno.
A volte le cose serie nascono da uno scherzo. Ma quando si tratta di Mauro Borgogno, anche il destino ci mette la sua parte.
A sette anni compra il suo primo strumento.
«Risparmiai la paghetta settimanale per mesi – ci racconta Mauro – e poi finalmente andai nel negozio di Gastone Albano e acquistai una tastiera Farfisa.»
Ma che i tasti del pianoforte non facessero per lui, lo si capisce subito. Lui è attirato dalla vibrazione delle corde metalliche, dai suoni striduli e aggressivi della chitarra.
 
Consigliato dal cugino, musicista del gruppo delle Termiti, acquista la sua prima chitarra; una Giannini. All’età di 12 anni in maniera casuale ascolta Made in Japan dei Deep Purple e qui cambia la sua storia. «Appena ascoltai quella musica, – continua Mauro – rimasi folgorato, fu come un colpo allo stomaco. Sentii la raffinatezza nel gestire la chitarra di Ritchie Blackmore e ne rimasi affascinato. Ero sicuro che quella era la mia strada.»
La strada di Mauro Borgogno inizia proprio qui.
A 13 anni con il benestare della famiglia e del parroco si organizza da solo il suo primo concerto al Teatro di Pergine Valsugana. Per i Metal Power è un successo incredibile!
Nel 1982, complice un casuale incontro con il batterista Paolo Garbari, nasce il mito dei Rising Power che diventerà la Band più conosciuta in assoluto nel panorama musicale Trentino.
 
 
 
Oltre a Borgogno e Garbari nella prima formazione storica erano presenti anche Tiziano Pedrotti al basso e Domenico Lunelli alla seconda chitarra.
La musica della Band piace molto, gli interpreti sono molto amati a tal punto che cominciano a nascere anche dei piccoli fan club in giro per il Trentino.
Nel 1989 Enzo Campregher sostituisce  Domenico Lunelli.
La Band comincia una trasformazione musicale grazie alla quale comincia a proporre sempre più assiduamente la musica Hard Rock, abbandonando il metal per sempre.
 
Ma questo è anche l’anno della primo disco.
Nasce infatti «The Rock is Never Ending» che tutt’ora in tutta Europa riceve valutazioni altissime ed è uno dei dischi più ricercati in assoluto.
Da quel momento è un’escalation incredibile che porterà i Rising Power a salire sul palco per oltre 1.000 concerti.
Durante tutti questi anni di musica e concerti sono cambiati molti protagonisti all’interno della Band, è cambiato il modo di fare musica e di proporla.
Ma il suo tenace condottiero non è mai cambiato e ha saputo sempre portare la sua nave in un porto sicuro e farla ripartire per nuovi progetti ed obiettivi.
Questo grande capitano si chiama Mauro Borgogno, uno dei più grandi chitarristi della storia della musica Trentina di sempre.
Ed è proprio con Mauro Borgogno, che oggi ci ha ospitato gentilmente nella sua casa in riva al lago, che realizziamo questa intervista.
 
 

Tu hai vissuto 4 decenni di musica, quali sono stati i grandi cambiamenti musicali?
«Il modo di fare musica non è mai cambiato, – precisa Mauro – sono cambiate invece le tecnologie e soprattutto il pubblico. Oggi le persone non vogliono più ascoltare ma essere protagoniste.
«Una volta – aggiunge poi – un concerto era un evento unico che spostava le masse, oggi si preferisce la serata Karaoke nel bar sotto casa. E per chi suona dal vivo è già un miracolo non dare fastidio.»
 
Qual è stato il tuo grande maestro?
«I miei grandi maestri sono stati tutti i chitarristi che andavo a veder suonare da giovane. Mi appollaiavo sotto il palco e cercavo di assorbire da ognuno di loro qualcosa di importante.»
 
In questi anni ti sei mai sentito sottovalutato?
«Ci sono stati dei momenti dove mi sono sentito sottovalutato ma soprattutto poco rispettato. Ma sono stati per me un grande stimolo per migliorarmi sia musicalmente che umanamente.»
 
Quali sono stati i tuoi punti di riferimento in questi anni?
«Ritchie Blackmore, David Gilmour , Santana e Garry Moore»
 
Quali sono stati a parer tuo i migliori chitarrista di casa nostra?
«Domanda difficile. Ho seguito sempre con interesse De Paula, Valerio Dalvit e Giuliano Cramerotti.»
 
Come mai non hai citato il grande Andrea Braido?
«Perché Andrea non fa parte dei bravi, – sorride. – Lui è un genio della musica.»
 
Cambieresti qualche tua decisione presa in passato?
«Ho detto di no ad un provino con il gruppo degli Skanners che allora era molto seguito in regione. Mi pentii subito della mia decisione, sarebbe stata un’ottima opportunità.»
 

 
Qualche rimpianto?
«Fin da bambino ho sempre pensato di poter vivere di musica. Il mio obbiettivo primario era quello di fare la professione con i Rising Power. Purtroppo non sono riuscito in questo intento e ne sono profondamente rammaricato.»
 
Hai individuato i motivi per cui non sei riuscito in questo tuo intento?
«Credo siano molti e forse anche diversi fra di loro. Il primo è legato ai molti protagonisti che hanno suonato nella band. Per tutti infatti, l’iniziale entusiasmo si è subito tramutato in poco impegno e poca voglia di soffrire e magari togliere del tempo a qualche altra cosa.
«Io dico sempre che la storia dei Rising Power sarebbe stata diversa se all’interno della Band ci fossero stati almeno 3 elementi che la pensano come me. Il dovermi poi occupare dell’organizzazione, della produzione, della gestione dei caratteri dei musicisti della band e di tutto il resto mi ha senza dubbio penalizzato in questa cosa. In realtà infatti io avrei voluto fare solo il musicista.»
 
Hai inciso 19 dischi negli ultimi 21 anni di carriera, quasi uno ogni anno. A quale sei più affezionato?
«Di solito i dischi sono come i figli, quindi è una scelta difficile. Credo però che troppo oro e argento sia tecnicamente il migliore nel suo insieme. Ogni volta che lo risento mi da sempre grandi emozioni.»
 
Hai lavorato con grandi artisti italiani, come ti sei trovato all’interno di quell’ambiente?
«Non bene, il sistema di lavoro in quell’ambiente è piuttosto triste e squallido.»
 
Hai qualche consiglio da dare ai giovani musicisti?
«Li consiglio di avere molta pazienza e soprattutto di non crearsi delle inutili illusioni, accettate quel che viene e siate umili.»
 
A parer tuo cosa deve avere un chitarrista per essere un grande?
«Prima di tutto deve inventasi uno stile personale. A volte infatti non è poi così importante farsi prendere dalla tecnica del proprio strumento. Lo stile entra nel cuore di chi ti ascolta, la tecnica invece spesso non è capita.»
 
I tuoi figli hanno seguito le orme del padre?
«Si entrambi. Katia frequenta il liceo musicale con ottimi risultati e Thomas suona la chitarra e la batteria molto bene. Mi stanno dando ottime soddisfazioni e sono molto orgoglioso di loro.»
 
Perché  tutti i musicisti sono concordi sulla tua forza tecnica e umana?
«Credo perché mi sono sempre comportato in modo onesto e leale con tutti, pur riconoscendomi un carattere a volte duro e spigoloso e forse poco democratico in alcune occasioni. Ma sono anche consapevole di aver dato a molti musicisti delle buone opportunità.»
 
Se dovessi scegliere la tua Band Rising Power ideale per fare l’ultimo concerto, quali musicisti sceglieresti?
«Tiziano Pedrotti al basso, Walter Condini alla batteria, Davide Martinelli alle tastiere.»
 

 
 
Mauro Borgogno ha collaborato con tantissimi artisti, citiamo qui solo i più importanti: Jan Paiste, jeff Haley, Andrea Braido, Gatto Panceri, Angelo Branduardi, Banco Del Mutuo Soccorso, i Nomadi, Mal, Ruggeri, Gae Manfredini, Tolo Marton, Rickie Portera, Gallo Golinelli.
 
 

 
Hai qualche aneddoto che ti ricordi con simpatia?
«Qualche anno fa organizzai una tournee in Germania, le tappe erano molte a partire da Francoforte fino all’ex Germania dell’Est. Decisi di noleggiare un pullman e di andarci insieme ad amici e simpatizzanti che in tanti anni mi avevano sempre seguito.
«Fu un viaggio indimenticabile e pieno di allegria e divertimento. Impossibile dimenticare tutte quelle straordinarie persone.»
 
Ti riconosci un pregio e un difetto?
«Penso di essere un uomo molto paziente. La mia schiettezza invece credo rientri nel parco dei miei difetti.»
 
Cosa ti ha insegnato la musica nella tua vita normale?
«A porsi degli obbiettivi e lavorare per raggiungerli, non importa in che settore. Il talento lo puoi avere dalla nascita e quindi non lo puoi imparare, ma l’abnegazione e la tenacia per farlo emergere li devi imparare e costruire giorno per giorno.»
 
 
 
Mauro Borgogno è sopravissuto a quasi 40 anni di musica.
Oggi possiamo senza ombra di smentita dire che ha segnato la musica Trentina diventandone protagonista assoluto e punto di riferimento per tutti i musicisti trentini.
Lui ora non ha più nulla da dimostrare, i valori in cui ha sempre creduto sono stati per lui in questi anni preziosi consiglieri.
«Mia moglie da sempre è stata una figura determinante per il raggiungimento di qualsiasi mio obbiettivo. Mi è sempre stata vicina in tutto, ha seguito la mia passione ed intraprendenza per la musica a volte in silenzio ma condividendone sempre i valori e le scelte.»
 
Rising Power oggi significa Mauro Borgogno.
I tanti protagonisti che si sono succeduti sul palco insieme a questa mitica Band crediamo siano stati tutti felici di aver fatto parte di questa grande storia che tutt’ora continua, a questo proposito Mauro aggiunge«Non posso che ringraziare tutti quelli che hanno fatto parte di questa lunga storia, ognuno di loro mi ha dato qualcosa che mi ha fatto diventare un uomo migliore.»
 
Il nostro incontro sta terminando, ma inaspettatamente ci invita a scendere nella sua sala prove.
Appena entrati ci sentiamo emozionati sapendo che proprio qui hanno suonato tanti bravi musicisti.
Mauro ci spiega alcune cose ed alcuni  aneddoti relativi all’incisione di un disco. Poi abbassando lo sguardo e con la tristezza negli occhi ci confessa«oggi ormai nella musica molte cose sono inutili, oggi sono cambiate molte cose, è tutto così diverso».
Ed è proprio qui che forse il suo animo positivo per la prima volta abbassa la guardia, forse il condottiero dopo mille battaglie comincia a essere stanco… di rinnovare, di ricominciare, di sperimentare cose e percorsi nuovi.
Ma la storia rimane scritta per sempre e Mauro Borgogno ne farà parte come protagonista fino alla fine.
E anche noi, a nome di tutti i musicisti trentini, ci uniamo in un unico grande grido; grazie Mauro per quello che hai dato alla musica trentina.
 
Roberto Conci
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(Continua)
 
Il prossimo giovedì sarà ospite della nostra testata Giuseppe Martinelli leader degli HI-FI.