Trentino Rock, dagli anni '60 a oggi/ 15 – Nuovo Punto Zero

Oltre 500 concerti live in dieci anni di storia. E il sogno continua

Lo storico gruppo «Nuovo Punto zero» nasce nella sua formazione originale alla fine del 1977.
La sua gestazione risale però a due anni prima quando cinque ragazzini di 14 anni formano all’interno della parrocchia del rione Clarina una piccola e rumorosa band allora chiamata «Corto circuito». Sono i chitarristi Robert Beso e Umberto Corradini, Luciano Corradini alle tastiere, Rudy Manfrini al basso e Diego Nardelli alla batteria.
I cinque abitano nello stesso condominio del rione e sono amici dai tempi delle elementari.
 
L’incontro che segna la vera svolta dell’intensa carriera di questa band è quello con Giorgio Zanetti. La settima generazione, la sua band, si sta sciogliendo definitivamente e ci sono ancora molti contratti a cui far fronte.
Giorgio Zanetti contatta allora i 5 giovanotti, mette a disposizione il suo impianto voci e gli propone di suonare al posto della sua band.
Bisogna cercare un cantante, la scelta cade su Tony Monreale che manco a dirlo è dello stesso rione, mai scelta di rivelerà più azzeccata.
 
Nasce così il «Nuovo Punto Zero».
Per 3 anni il gruppo continuerà a suonare in giro per tutto il Trentino. Nel 1980 ci sono degli avvicendamenti che porteranno il gruppo a un momento di crescita e maturazione tecnica importante.
Entrano Renato Zanotelli alla batteria e Mariano Antoniutti al Basso.
Anche l’impostazione organizzativa cambia, vengono fatti degli investimenti importanti.
La band acquista un nuovo impianto voci, un impianto luci invidiabile e un furgone.
 
Tony Monreale a questo proposito ricorda: «All’inizio degli anni 80 incassavamo circa 800.000 lire a serata e facevamo circa 60/70 serate ogni anno, eravamo sicuri che l’investimento sarebbe stato ripagato».
La svolta più importante però arriva grazie alla Musispe, l’agenzia di spettacoli di Sergio Guglielmi.
 
Vengono scelti per essere il gruppo spalla del Cantatrentino, il tour musicale presentato da Fabio Lucchi che anche segnerà un’epoca nella nostra regione.
«Gli impegni erano pressanti e molteplici – ci dice Tony Monreale. – All’inizio del 1986 ricordo che cominciò a farsi sentire una certa stanchezza, oltre alla musica, infatti tutti noi lavoravamo e alla lunga partire da casa alle tre del pomeriggio e farvi ritorno alle 5 del mattino tutti i week end cominciava a pesare.» 
 

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Ma non è solo questo a scuotere le sicurezze della band. Al suo interno infatti c’è un anima che spinge per creare e proporre musica propria. La band decide di seguire la nuova via.
Purtroppo però la cosa non funziona e alla fine dello stesso anno i protagonisti decretano la fine del “Nuovo punto zero”.
«I rapporti fra di noi erano un po’ logori, – ricorda Tony Monreale. – Il fallimento della nuova proposta musicale e la grande stanchezza mentale e fisica hanno fatto il resto.»
L’avventura della Band finisce qui, i cinque protagonisti di oltre 500 concerti non suoneranno mai più insieme.
  
Per più di 11 anni di loro non si avranno più notizie.
Nel 1997 Robert Beso, Luciano Corradini e Mariano Antoniutti insieme a Roberto Conci, Elvis Calò ed Elisabetta Benvenuto formeranno i Millennium con i quali incideranno due L.P. e per circa tre anni daranno vita ad una serie di concerti spettacolo su enormi palchi con impianti scenici audio luci eccezionali.
Poi alla fine del 2000 per i tre ex Nuovo punto zero sarà il definitivo addio alla musica.
 
Per parlarci della Band oggi è nostro ospite Tony Monreale, lo storico cantante del quintetto. Dopo il primo approccio abbiamo la sensazione che sarà un intervista diversa dal solito dove forse il cuore vincerà sulla musica.
 

 
Quali erano i vostri riferimenti musicali quando avete formato la band?
«Su questo eravamo tutti d’accordo, – Ricorda Tony Monreale. – I Deep Purple sono sempre stati per noi fonte di ispirazione continua. Per quanto riguarda la musica italiana I Nomadi in tal senso erano un nostro gruppo di riferimento.
«Non dimentichiamo però – Aggiunge Monreale, – che proprio in quegli anni nasceva la Disco Music, fenomeno musicale destinato a dominare il mercato discografico fino alla fine degli anni 80. Ovvio quindi che alcuni pezzi del nostro repertorio fossero legati a questo tipo di musica.»
 
Avete vissuto la vostra storia forse nel momento più bello della musica, come ricordi i cambiamenti di allora?
«Forse siamo stati in parte i pionieri del cambiamento strutturale e organizzativo delle band di allora, – Risponde Monreale. – Siamo stati i primi ad uscire dalla dipendenza del noleggio. Infatti siamo stati il primo gruppo ad acquistare un impianto audio luci davvero imponente. Ma forse siamo anche stati i primi ad interagire con chi veniva ai nostri concerti, noi ed il pubblico diventavamo una persona sola, allora suonare diventava appagante, un esperienza unica.»
 
Ma alla fine degli anni ’70 stava davvero cambiando la musica?
«Si, in quegli anni abbiamo vissuto tre importanti fenomeni musicali. L’avvento della musica Reggae, della Disco Music, ma soprattutto della musica Punk che a parer mio ha dato un bello scossone alla musica Rock pura.
«Negli anni ’70 abbiamo difeso fino alla fine l’anima del musicista, poi sacrificata sull’altare delle vendite con proposte musicali assurde e solo commerciali negli anni 80.»
 
Che ricordi ti rimangono di allora?
«I ricordi sono meravigliosi e ancora molto vivi. – ammette Monreale. – Ricordo il contatto con il pubblico, i momenti fantastici di aggregazione, il sentirsi protagonisti sempre e dovunque, i concerti sotto gli enormi tendoni dove la felicità e il divertimento di chi ci ascoltava era visibile ed elettrizzante.»
 
Ricordi un concerto in particolare?
«Sono stati molti, – ci risponde Monreale. – Ma quello che ricordo con maggiore piacere è stato il concerto ai Laghi della Mar, una cosa da brividi.» 
 
Hai dei rimpianti?
«La musica mi ha fatto crescere e maturare anche come uomo. Non poterla più condividere insieme ad altri musicisti in alcuni momenti mi ha reso triste.
«Ma forse, – continua Monreale – il rammarico più grande è la certezza che quei momenti magici non torneranno mai più. È come se ne fossero andati insieme alla mia giovinezza.»
 
Non cambieresti nulla del tuo percorso musicale?
«Ho sempre avuto la consapevolezza dei miei limiti, ma soprattutto la sicurezza di aver sempre dato il massimo in ogni circostanza e di essermi sempre messo a disposizione del gruppo per il raggiungimento degli obbiettivi che ci eravamo posti.
«Oggi sono felice di poter raccontare questa mia grande esperienza con questa Band e mi sento fortunato per l’occasione che mi è stata data allora.»
 
Immagino che gli aneddoti si sprechino. Ce ne vuoi raccontare qualcuno?
«Allora di cose strane ne succedevano parecchie. In quel decennio si cominciava il consumo di droghe, – ricorda Monreale. – Per i giovani eravamo categorizzati, cioè per loro chi suonava musica Rock era un drogato. Rimanevamo stupiti quando alla fine di ogni concerto i ragazzi venivano a chiederci se avevamo roba da vendere, infatti davano per scontato che noi ne avessimo. In realtà nessuno di noi si è mai fatto.»
 
Per una band suonare insieme per quasi 10 anni è quasi un record, ci sono dei motivi particolari per questa longevità?
«Capire il concetto di gruppo e diventarne protagonista al suo interno credo sia molto importante. All’interno del gruppo deve regnare un assoluto clima di allegria e di rispetto e aiuto reciproco. Il gruppo diventa un vero gruppo quando comincia a crescere tecnicamente ed emotivamente.
«Tutti i protagonisti devono essere affidabili e concentrati verso un unico obbiettivo. La crescita costante in simbiosi l’uno con l’altro.»
 
In quegli anni chi sono i gruppi Trentini che ti hanno dato qualcosa in più?
«Ho apprezzato molto il lavoro della Corte dei Miracoli e della Pietra Filosofale, due gruppi con proposte musicali diverse ma entrambe innovatrici per allora. Ma il mio punto di riferimento da sempre rimane il grande Tony Ippolito, di lui arriva prima il cuore della voce.»
 
C’ è una canzone che ti è rimasta nel cuore?
«”Ala Bianca” dei Nomadi. Cantarla mi dava i brividi. Una canzone a parer mio irripetibile.»
 
Ora cosa ascolti?
«I classici del Blues e del Rock degli anni 70/80. Ma ora la musica non mi trasferisce più la magia di allora, forse perché adesso non ci sono più gli ingredienti di allora.»
 
I tuoi figli sanno che sei stato uno dei protagonisti della musica trentina?
«Non ne abbiamo mai parlato se non in modo sporadico. Sono piuttosto geloso dei miei ricordi e quindi non ne parlo mai. Mia moglie invece in questi anni più volte mi ha incoraggiato a riprendere a cantare in modo serio.»
 
Cosa consigli ad un giovane cantante?
«Di vivere la canzone che canta con il corpo, di cantare la musica che hai dentro e che ami di più.»
 
Che ne pensi dei giovani musicisti di oggi?
«Senza dubbio i giovani di oggi sono migliori di noi, il livello medio si è alzato di parecchio grazie agli strumenti e le possibilità di studio di adesso. Purtroppo credo però che ora si prenda come punto di riferimento solo la tecnica individuale e si tralasci la sostanza e l’atteggiamento del musicista.»
 
E dei giovani che la musica l’ascoltano solo?
«Quando eravamo giovani ascoltavamo Il Rock, il Blues, il Funky, il jazz. Adesso chiedi a un ragazzino che tipo di musica ascolta… non ti risponderà. Il bombardamento che subiscono giornalmente è tale che diventa difficile scegliere, credo che ci debba essere un educazione all’ascolto.»
 
La musica ti ha aiutato nella vita?
«La musica è stata per me una grande scuola di vita. Mi ha insegnato la puntualità, l’organizzazione e la capacità di vivere all’interno di un Team. Ma soprattutto mi ha insegnato cosa significhi l’autostima. Infatti credo che solo il raggiungimento degli obbiettivi ti aiuti ad avere la consapevolezza della tua autostima.»
 
Ti riconosci un pregio ed un difetto?
 «Sono un uomo diretto quindi poco diplomatico. Credo che questo sia un difetto. Mi ritengo persona onesta, sincera e trasparente, i valori in cui credo maggiormente.»
 
 
 
Ed è proprio di valori che continuiamo a parlare con Tony Monreale. Dell’importanza della comunicazione che grazie alla musica si estende, matura e garantisce l’amicizia fra tutti.
La mente per un momento ritorna indietro ancora una volta nel tempo.
«Ho vissuto momenti indimenticabili – ricorda Tony Monreale, – di amicizia, e crescita personale grazie alla musica, ma in quel momento non te ne accorgi, sembra che il tempo voli via veloce come un soffio di vento.»
Poi ricorda i concerti per gli emigrati in Svizzera, l’emozione quando qualcuno del gruppo comprava uno strumento.
«Allora comprare una Fender Stratocaster – ci dice ironicamente Tony Monreale – era come comprare una Porsche.»
 
Ma quando gli chiediamo se ha ancora un sogno da raggiungere il suo viso diventa serio e corrucciato.
Una lunga pausa tradisce una grande emozione, gli occhi diventano lucidi e con un filo di voce ci confessa.
«La musica mi manca molto, ogni volta che vedo qualche concerto divento triste e mi rivedo sul palco come un tempo. Vorrei tanto – continua Tony Monreale, – costruire un gruppo rock blues per proporre della musica degli anni 70/80, questo è il mio sogno.»
 
Siamo sicuri che in tutti questi anni insieme a lui hanno viaggiato sempre questi ricordi. Vogliamo credere che questa strada interrotta bruscamente nel lontano 1986 possa riprendere in fretta per così far sparire i rimpianti della magia di allora. Per lui il rapporto umano fra i componenti di una band è la base del successo. Vivere il gruppo nelle sue diversità e sfumature rimane un esperienza unica. Adesso i cinque ragazzi di periferia non ci sono più, rimane l’amore per la musica che a volte ti fa respirare, ti uccide, ti dimentica e poi ritorna e ti fa sognare di nuovo. Riprendi il tuo percorso, arrivederci a presto Tony Monreale…
 
Roberto Conci
[email protected]
(Continua)
 
Il prossimo appuntamento parleremo del gruppo dei Federal Sound, insieme con Renzo Grosselli e Alessandro Cadrobbi.