Trentino Rock, dagli anni '60 a oggi/ 12 – La Vecchia Locomotiva
Con «Questa Vecchia Locomotiva» si comincia a sentire in Trentino il nuovo hard-rock che impazza in tutto il mondo
«Suonare allora voleva dire essere protagonisti, rendere felici chi ascoltava la tua musica.»
La band nasce nel 1971, alcuni di loro arrivano a questa nuova esperienza con già delle collaborazioni importanti alle spalle.
Luciano Cristellotti insieme al fratello Mariano ne sono gli ideatori, ai quali si aggiungono Dino Panato alla batteria, Alcide Plotegher alla voce e l’allora quindicenne Edo Bordignon.
Da lì a poco però il chitarrista Luciano Cristellotti sarà sostituito da Giorgio Anesi, ma da quel momento «Questa vecchia locomotiva» è pronta a partire sul binario del hard rock.
È l’impresaria Mariateresa Balestra che si occupa di loro, firma un contratto per suonare un mese di fila a Francavilla Mare.
Arrivati sul posto con stupore e tanta felicità, vengono a conoscenza che insieme a loro suoneranno anche i What-not, un gruppo americano di musica west coast, il cantante di colore Wess (quello di Dori Ghezzi) e il mitico Rocky Roberts [scomparso di recente – NdR].
«Durante la permanenza a Francavilla Mare, – ci spiega Dino Panato – ne sono successe di tutti i colori. Ma ormai a quel tempo le sorprese e i cambi di programma improvvisi erano all’ordine del giorno.»
Tornato a Trento il quintetto capisce di essere molto affiatato, l’avventura quindi continua.
«Abbiamo preso le cose molto seriamente, – continua Dino Panato. – Ci siamo tutti iscritti all’Empals e poi abbiamo puntato sui gadget, mettendo in vendita le magliette con il nostro logo e disegnando una grande locomotiva sul furgone che serviva per il trasporto degli strumenti» (foto sotto il titolo).
Le collaborazioni con i grandi nomi della musica di allora continuano.
Suonano con Wess (Wess & Dori Ghezzi), Rocky Roberts, Romano Mussolini, Tony Scott.
Mitico il duetto di Alcide Plotegher con Ike e Tina Turner.
I concerti e le tournée sono numerose. Per un periodo sono anche il gruppo spalla di Paola Battisti, allora astro nascente della musica leggera italiana.
All’inizio del 1973, i rapporti personali fra i cinque protagonisti cominciano a diventare difficili e burrascosi. Anche con l’impresario Mariateresa Balestra cominciano le divergenze sul tipo di musica da proporre.
È il segnale d'inizio della fine del gruppo.
Per Questa Vecchia locomotiva incontriamo oggi Dino Panato, batterista della Band e stimato professionista Trentino nel settore delle fotografia (foto a pié di pagina).
Quali sono stati i gruppi ispiratori della vostra musica allora?
«I nostri gruppi di riferimento di allora – ricorda Dino Panato, – erano la Premiata Forneria Marconi e i Newtrolls per quanto riguarda la musica Italiana, i Vanilla Fudge, gli Iron butterfly e gli Uriah Heep per quella straniera.»
Che ricordo ha del movimento musicale in generale di quegli anni?
«Ho ancora nel cuore il ricordo del piacere di suonare e di essere protagonisti. Allora – continua Dino Panato – eravamo molto gratificati dalle persone che sentendo la nostra musica si emozionavano ed erano felici di farlo.»
Hai tratto degli insegnamenti dalle esperienze di allora?
«Per me sono state tutte esperienze utili per il proseguo della mia vita, sicuramente i contatti musicali mi hanno insegnato a capire e riconoscere subito le persone furbe e disoneste.»
Allora forse la vita non era facile vero?
«È vero, allora la vita non era facile, vivevamo con poco, ma avevamo una marcia in più. Essere giovani musicisti allora, – continua Di–no Panato – voleva dire arrangiarsi per il meglio, saltare i pasti, dormire chissà dove. Ma la musica ci dava l’opportunità di conoscere nuove persone, di essere noi stessi, di sentire quella leggera pazzia di quella meravigliosa età.»
Lei è l’unico all’interno della Band che ha smesso relativamente presto la sua carriera di musicista, perché?
«Credo che per me l’esperienza con la “Vecchia locomotiva” sia stata l’apice. Avevo sviluppato ormai tutta la mia creatività, sentivo che più in là non sarei potuto arrivare, conoscevo i miei limiti.»
Nessun rimpianto?
«Uno solo, – ci confida. – Il non aver potuto studiare di più lo strumento.»
Ma oggi la musica è così diversa?
«Oggi la musica crea dei fenomeni fittizi che poi spariscono con la velocità della luce senza lasciare nessun ricordo, – ci spiega Dino. – Oggi vince chi non si monta la testa, chi lavora con umiltà, chi forse non si vende in cambio di pochi soldi e tanta notorietà.»
Le è rimasto un piccolo sogno nel cassetto?
«Suonare in un gruppo con molti strumenti a percussione, anche i più disparati e strani.»
I suoi batteristi di riferimento?
«Sicuramente Capiozzo degli Area e il grande Billy Cobhan.»
E quelli Trentini?
«Ce ne sono molti, Claudio Benedetti, Sergio Decarli, Franco Aprovitola, lorenzo Raffaelli.»
E nel tuo hip pod personale, quale l’artista che non potrebbe mai mancare?
«I Led Zeppelin, Santana, Clapton e i Supertramp.»
Quale consiglio ti senti di dare ad un giovane batterista?
«Di studiare la musica e il solfeggio e di essere perseverante. – Continua Panato – Oggi il batterista deve avere una grande personalità e una indiscutibile qualità tecnica.»
Pur rimanendo sulla cresta dell’onda solo per circa due anni, i protagonisti di questa band hanno lasciato un grande segno nella musica trentina.
Il carisma e la preparazione tecnica di alcuni di loro hanno accompagnato la città di Trento nei vari decenni.
La grande versatilità al basso di Mariano Cristellotti lo porterà a suonare con altri gruppi molto importanti per la storia della musica trentina.
Trasferitosi lontano dalla sua Trento, è tuttora ancora in piena azione.
Infatti si vocifera che stia terminando un disco pieno di sorprese.
Edo Bordignon diventerà il pianista della notte, il punto di riferimento dei Trentini amanti del divertimento intrigante e trasgressivo che lo eleggeranno re incontrastato della mitica Cantinota fino alla fine degli anni 90.
Di lui si ricordano la simpatia, la professionalità e l’enorme passione.
Ora gira il mondo con la sua tastiera e il suo sorriso.
Dello sfortunato Alcide Plotegher abbiamo parlato nel nostro precedente articolo [La Pietra filosofale – NdR].
Per questi grandi musicisti che hanno fatto la storia della musica Trentina il binario della vita continua ancora, forse ora la vecchia locomotiva di allora si è trasformata in un treno di lusso, veloce e più sicuro.
Ma la meta è sempre la stessa, creare musica con passione ed entusiasmo, per far battere ancora una volta i cuori di mille passeggeri…
Roberto Conci
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