S. Antonio di Mavignola, 15 - 17 gennaio 2020
S. Antonio, Patrono del paese, si rinnova il rito della benedizione delle stalle
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Lo Skyline delle Dolomiti di Brenta innevate sullo sfondo, nitide, maestose, spettacolari.
Più a valle il silenzio surreale di un piccolo borgo alpino, dove gli animali da cortile razzolano ancora indisturbati tra nelle viuzze del paese, tra la Chiesetta, le piccole stalle e le case dei paesani.
A scandire l’incantesimo di un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, le chiacchiere allegre e i sorrisi giovali dei malgari, che accompagnano don Romeo Zuin alla benedizione delle stalle.
È un rito, quello che accompagna alla festa del Patrono di S. Antonio di Mavignola, che si perde nella notte dei tempi.
«Lo facevano i nostri padri – raccontano Luca Collini e Sergio Banapace, allevatori da generazioni – e noi cerchiamo di continuare nella tradizione di quella che un tempo rappresentava l’unica fonte di sussistenza per tutti qui, ogni famiglia aveva una stalla e si faceva latte burro e formaggio per la comunità.»
A Sergio, rubicondo settantenne, sono rimaste due giovenche e un asino dentro una stalla che sembra un presepe.
«Sono andati via tutti – sospira – sono a lavorare sugli impianti di risalita a Campiglio, o a fare i maestri sci. Quando anch’io non ci sarò non ci saranno più nemmeno gli animali.»
Resistono gli allevatori dell’alta Rendena, a S. Antonio di Mavignola ci sono ancora 13 stalle, dalla più piccola, con due o tre giovenche un asino e due conigli, alla più grande con più di 80 capi, ma più come tenace e caparbio legame con la propria storia che come attività primaria. Lavorano fuori, ma si alzano all’alba a governare gli animali, perché è casa, perché è vita ed è così da sempre.
Ogni anno il tra il 15 e il 17 gennaio, come oggi, Don Romeo entra nella stalla, su un piccolo altare improvvisato c'è il sale, che un tempo serviva a condire il fieno delle manze più deboli, una preghiera e poi il passaggio con l’acqua santa a benedire i capi di bestiame, uno ad uno, come fossero persone.
Poi, nei giorni a seguire la festa proseguirà fino alla ricorrenza precisa in cui si ricorda S. Antonio Abate.
La giornata di domani, giovedì 16 gennaio sarà dedicata alla preghiera con l’esposizione del Santo nella Chiesa Parrocchiale, mentre venerdì 17 si entrerà nel vivo dei festeggiamenti in onore del patrono.
Si parte alle 9.00 con l’apertura del vaso della fortuna, alle 10.00 la S. Messa, alle 14.30 la processione con la Banda Comunale di Pinzolo, accompagnata dagli Alpini e a seguire il tradizionale «Canto del Miracolo di S. Antonio» che si snoderà per le vie del paese.
Alle 15.30 la Fattoria Didattica presso il Parco Naturale Adamello Brenta, con le attività per i più piccoli.
Alle 16.00 la presentazione dell’interessante lavoro editoriale del giovane studioso giudicariese Michele Bella, dal titolo «Acta Montium - le malghe delle Giudicarie», una sorta di Enciclopedia Treccani del mondo storico della zootecnia d’alta quota nelle Giudicarie, che vede 563 malghe collocate sulla superficie di 1.176,51 km² dal Lago d’Idro a Madonna di Campiglio e dal Lago di Molveno fino alle porte del Lago di Garda.
Alle 21.30 spazio alla musica con l’intrattenimento musicale con lo spettacolo «Notte d’incanto» in località Brenz, e quindi Nicolò Turri e la sua band «Los Locos Armando's» party.
Vin brulè della sagra verrà offerto a tutti i presenti.
Grande impegno nella preparazione degli eventi da parte della Pro Loco G.S. Mavignola che con i suoi numerosi volontari, grazie anche alla preziosa collaborazione dell’Amministrazione comunale di Pinzolo, ai Vigili del Fuoco Volontari, al coro parrocchiale, che in queste giornate offrono il loro lavoro al Santo Protettore del paese.
Elena Baiguera Beltrami