Un «E-Vento» per lo schianto da vento
Al Castello di Pergine inaugurata la mostra di Giuliano Orsingher
Polipedi.
«Gli spazi, in un luogo così carico di storia hanno già una forte identità. Un'opera quindi viene pensata non solo come fine a sé stessa ma deve entrare in dialogo con il luogo che la ospita.
«In questo Giuliano Orsingher è certamente molto abile e attento, da sempre si è fatto conoscere come artista che entra in relazione con l'ambiente. Le sue opere colpiscono non perché parlano con violenza, ma perché anzi portano un messaggio con grande rispetto. E con questo intento ha realizzato questa mostra.»
Con queste parole la curatrice Cristina Pagliaro ha inaugurato la Mostra «E-Vento» di Giuliano Orsingher (visitabile fino al 4 novembre), prima esposizione artistica presso il parco e le stanze di Castel Pergine, dopo che due anni fa è stato messo in vendita dai proprietari svizzeri e si è costituito un comitato ad hoc che attraverso l’organizzazione di svariate iniziative ha coinvolto la popolazione locale, i turisti, i cittadini sensibili al tema del patrimonio storico-artistico in un innovativo progetto di cittadinanza attiva e responsabile, capace di condividere un progetto ambizioso e generativo: l’acquisizione popolare del castello stesso.
Successivamente, raggiunta la cifra del finanziamento collettivo, il Comitato si è trasformato in Fondazione CastelPergine Onlus, che, diventando proprietaria del bene, se ne prenderà cura e ne promuoverà la tutela e una valorizzazione innovativa, coinvolgente, a basso impatto ambientale e alto valore umano.
E che con Orsingher, appunto, inaugura la sua prima stagione con la ventiseiesima edizione della grande mostra di scultura presso il Castello di Pergine, continuando la tradizione sostenuta per venticinque anni da Theo Schneider e Verena Neff.
La mostra propone un importante gruppo di opere di grande formato, installazioni e olii su tela.
Artista italiano di statura europea Giuliano Orsingher si occupa fin dagli esordi della sua carriera di un’arte che dialoga con la natura.
Proprio attraverso questo dialogo ha voluto in questa mostra dare voce agli alberi schiantati nella notte del 29 di ottobre.
Nella mostra al Castello di Pergine Giuliano Orsingher espone più di venti opere in legno e pietra, molte delle quali realizzate appositamente per questa occasione.
Sono dislocate lungo il precorso fra le due cinte murarie, prima del parcheggio grande, sulla torre e nell’edificio all’ingresso mentre altre sono collocate nella Sala d'entrata assieme ad alcuni quadri, nella Cantina Rosa e nella Prigione della Goccia.
Sassibridi.
Ma continuiamo a seguire la presentazione della curatrice, che ci guida al percorso espositivo.
«Le prime opere accolgono il visitatore già all'esterno della cinta muraria, l'artista si presenta con due opere: una che parla di lui e degli elementi naturali che gli sono cari (il granito e il legno) e l'altra che presenta il tema della mostra: quattro radici legate alla tempesta che si è abbattuta in Trentino alla fine di ottobre dello scorso anno.»
Dopo questa introduzione si continua a salire verso il castello e varcato il portone principale si incontra «Sinapsi» un'opera importante frutto di un lavoro di raccolta risoluto e costante durato anni e di una successiva fase di intervento altrettanto paziente.
Il lavoro è accompagnato da una poesia di Massimo Parolini («Meduse dell’ansia verde») scritta apposta per questa mostra. Seguono quindi una serie di più di venti opere dislocate tra le mura interne del castello e negli spazi interni principalmente nella sala delle armi.
Le opere esterne sono state tutte realizzate per questa mostra con legno di alberi recuperati dopo la tempesta di fine ottobre 2018 e sono posizionate fino alla fine del sentiero che segue le mura interne.
Unica eccezione l'abete rosso posizionato sulla torre d'ingresso che però porta chiaramente il messaggio di confusione e spaesamento vissuto nelle settimane successive alla tempesta e di cui sentiamo ancora le conseguenze.
«Nella sala delle armi e nell'adiacente sala rosa Giuliano Orsingher si è raccontato con opere che fanno parte del suo passato come Sull'acqua e altre che sono presenti oggi ma che sono proiettate ad un futuro in divenire come Le stagioni degli amori.
«Per finire al piano superiore, nella cappella si trova un lavoro creato più di vent’anni fa che racconta con incredibile attualità il momento presente.
«L'opera Cras Cras è posizionata sull'altare e ci invita a riflettere con la posizione e la sua rara bellezza sulla sacralità della natura.»
Nel catalogo della mostra, a cura di Cristina Pagliaro (in collaborazione con Denis Fontanari, responsabile degli eventi culturali per la Fondazione CastelPergine Onlus), grazie alle bellissime foto di Matteo De Stefano, ai testi critici di Fiorenzo Degasperi e Alessandro Fontanari Nerofonte, al testo specifico sui «Palchi» dei Cervi, uno dei lavori esposti, scritto da Osvaldo Negra del Muse, e al poemetto «Lamento per lo schianto» di Massimo Parolini, si riesce a cogliere l’intelligenza e lo sforzo di un lavoro collettivo che la Fondazione ha saputo attivare mettendo in rete in questo primo evento varie energie attorno ad un progetto che partendo da un fatto drammaticamente reale avvenuto nel nostro territorio, ha inteso tessere un dialogo di cura rituale con la Natura.
Un rito sacro, senza dubbio, di pietas e bellezza, condiviso da un lavoro collettivo di una Comunità.
E quindi anche in questo primo atto si supera l’atto solitario dell’artista isolato nel suo genio, per rivolgere invece una preghiera condivisa che si nutre dell’ideazione, intuizione, intelligenza critica e ispirazione lirica, capacità organizzativa e comunicativa, sforzo fisico e sudore di molti uomini, spesso anonimi. Senz’altro un ottimo inizio per la Fondazione.
Antiorigine.
Tornando all’analisi estetica delle opere di Orsingher, lasciamo la parola al testo di Alessandro Fontanari Nerofonte:
«Giuliano Orsingher ha dunque passato settimane osservando e cercando tra gli alberi sradicati, le cui radici strappate dalla terra, rovesciate, e aggrovigliate trattengono terra e sassi (da qui è sorta forse l’idea dei suoi Sassibridi), vicino a profonde buche, dove prima erano saldamente piantati.
«La spoglia di un albero è il suo corpo morto, che ha perduto la verticalità, lo slancio verso l'alto, alimentato dalle profondità della terra attraggono l’artista per le loro segrete simmetrie.»
«Gli alberi così lavorati, sottratti al cimitero degli schianti, trasportati al castello sono ora qui ex-posti: cioè posti fuori dal luogo originario e messi davanti ai visitatori per essere visti e ripensati dopo essere stati pensati dall’artista.
«L’arte produce quasi sempre un effetto di disambientamento, di fuori posto; l’arte contemporanea in particolare ricerca, con diverse modalità il fuori-ordinario, lo straordinario; alcune tonalità ironiche e ludiche di molte opere di Giuliano Orsingher - i Sassi mobili con le ruote, i Sassi quadrupedi, le Fonti di ispirazione, le Ventose - rientrano in questi registri di provocazione artistica.»
«Le esposizioni diventano collocazioni in posti diversi, installazioni volute dall’artista in luoghi particolari del castello, per arricchire forme e significati, e, allo stesso tempo, suggerire connessioni e collegamenti allo spazio-tempo del castello stesso.»
«Ai piedi del castello, proprio dove gli alberi sradicati hanno messo allo scoperto frammenti di ceramica, cocci, pezzi di ferro, resti e tracce di vita secolare, sono stati posizionati alcuni monumentali Sassibridi.
«L'artista ha inserito in enormi massi di granito, come vi fossero radicati, sezioni di tronchi con due o più lunghi rami scortecciati e levigati.
«L’ibridazione di legno e pietra fa nascere una nuova forma: la solidità della pietra assicura forza e potenza all’albero (quella che era venuta meno durante la tempesta) e i rami sembrano dare vita e movimento alla pietra.»
«Il grande abete dipinto drammaticamente di rosso posto di traverso in cima alla torre di guardia è l’emblema della mostra: si ricollega al gruppo di alberi capovolti con le radici bruciate presentati in altre esposizioni, opera che Giuliano Orsingher ha chiamato Antiorigine, titolo che qui si invera nel risultato visibile dell’e-vento che ha rovesciato l’albero mettendo in alto le sue radici-origini.»
«Prima della porta torre che conduce nel palazzo un alto ammasso di tavole ben squadrate e piallate, di tronchi e di rami levigati fronteggia la muratura: è l'opera Groviglio di fatti, quasi un'arcaica macchina bellica sfasciata dopo un assalto, un'impalcatura crollata, un'impresa insensata piena di rumore e di furore che non significa nulla al pari di molta storia umana di cui il castello è stato spettatore.»
«La cinta muraria interna pare assediata da gruppi di Polipedi, installazioni di alberi che prendono le forme di fantastici animali, di insetti mostruosi, di ragni dalle lunghe zampe; oppure si tratta di strani scheletri sbiancati, di ossa composte in pose bizzarre a ricordarci che il castello è stato anche dentro e fuori una Wunderkammer, un luogo delle meraviglie e dell'artificio, delle torture e dei tornei, della Dama bianca e della decadenza.»
Ci piace pensare che la Dama bianca della leggenda di Castel Pergine, alla quale piaceva dipingere, finalmente libera di girovagare per il parco, potrà trovare nel rito artistico di Orsingher, una benda anche al proprio dramma esistenziale.
La fondazione Castelpergine Onlus
La Fondazione ha bisogno del sostegno e del contributo di tutti per la piena acquisizione del bene, incrementare il capitale sociale, dare attuazione agli scopi statutari, perseguire gli obiettivi di promozione culturale e accoglienza turistica, facendo del Castello di Pergine un centro di vitalità socio-economica di cui potrà beneficiare tutto il territorio e una piazza virtuale per le comunità.
La Fondazione CastelPergine onlus è una Fondazione e organizzazione non lucrativa di utilità sociale: può ricevere contributi e donazioni per i quali rilascia lettera di erogazione liberale, utilizzabile per lo scarico fiscale previsto dalle norme vigenti.
Biografia di Giuliano Orsingher
Giuliano Orsingher è nato a Canal San Bovo (Trento) l’1 aprile 1961.
Si diploma nel 1982 in Arte Applicata presso l’I.S.A. di Asti.
Nel 1986 completa gli studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, allievo di Emilio Vedova.
Il suo lavoro ha come base di partenza e come punto di approdo la natura: utilizza infatti materiali prelevati dall’ambiente naturale che vengono reimpiegati, spesso con interventi minimi, applicando semplicemente uno spostamento o una decontestualizzazione, in spazi ambientali esterni mediante azioni performative o vere e proprie installazioni.
L’attitudine operativa di Giuliano Orsingher si fonda su un rapporto essenzialmente fisico con i materiali naturali che è volto a suscitare nello spettatore una reazione psicofisica capace di coinvolgerlo in una riflessione sul mutamento, sull’instabilità e sulla contingenza dell’ambiente naturale.
Informazioni
GIULIANO ORSINGHER
«E-VENTO»
Castel Pergine
11/4 -4/11
Inaugurazione 4 maggio 2019
Fondazione Castelpergine Onlus
Castel Pergine
Via al Castello, 10
38057 Pergine Valsugana
Per ulteriori informazioni
tel. 0461 531158
sulla mostra Cristina Pagliaro 3475946400
[email protected]
sugli eventi culturali Denis Fontanari
3200382985
www.castelpergine.it
[email protected]
www.fondazionecastelpergine.eu