Ci ha lasciati il grande Enzo Bearzot. Aveva 83 anni
Con lui la squadra nazionale di calcio italiana si laureò Campione del Mondo nel 1982, dopo 44 lunghi anni di attesa
Si è spento Enzo Bearzot, il
favoloso CT della Nazionale di calcio che nel 1982 portò l'Italia
sul tetto del mondo.
Come si usa in questo singolare Paese, dopo la sua uscita di scena
venne dimenticato. Da tutti, ma non da chi in quell'ormai lontano
anno provò l'emozione di una vittoria quanto tutto il mondo ci dava
per sconfitti.
In effetti, anche lui non cercava la notorietà. Per quanto ci
risulta, venne alle cronache quando telefonò a Lippi per sostenerlo
nei momenti di difficoltà.
Enzo Bearzot era nato ad Aiello del Friuli il 26 settembre
1927.
Dopo
aver iniziato a giocare come mediano-difensore nella squadra del
paese natale, nel 1946 si trasferì alla Pro Gorizia, in serie B,
per poi passare in serie A nell'Inter, tre anni in B nel Catania e
di nuovo in A nel Torino.
Il massimo risultato della sua carriera da calciatore fu una
presenza in Nazionale. In totale ha disputato 251 partite nella
massima serie.
Al termine della sua carriera, nel 1964, iniziò l'apprendistato
tecnico sulla panchina del Torino prima come preparatore dei
portieri e poi da assistente del grande Nereo Rocco, poi di Fabbri
e, nella stagione 1968-1969, divenne allenatore del Prato (in serie
C), in sostituzione di Dino Ballacci da gennaio in poi.
Entrò ben presto nei quadri federali, inizialmente come allenatore
delle giovanili (all'epoca under 23) ma ben presto venne
promosso ad assistente di Valcareggi nella Nazionale maggiore e
quindi a vice del suo successore, Fulvio Bernardini.
Nel 1975, dopo i mondiali di Germania Ovest del 1974, fu nominato,
grazie anche all'intervento di Gigi Peronace, commissario tecnico
(condivise la panchina con Fulvio Bernardini fino al 1977),
fallendo le qualificazioni al Campionato europeo di calcio
1976.
I primi e importanti frutti del suo lavoro iniziarono a vedersi ai
mondiali del 1978, terminati al quarto posto esprimendo il miglior
gioco della manifestazione (alcuni la definirono una bella
incompiuta), e nell'Europeo casalingo del 1980, nel quale raggiunse
la medesima posizione.
Ma il miracolo avvenne in Spagna nel 1982. Nonostante una critica
feroce da parte dei giornalisti (che lo portò a introdurre la
novità del silenzio stampa), causata anche dai modesti risultati
nella prima fase e da alcune scelte controverse, riuscì a portare
la Nazionale sul tetto del mondo, grazie anche a una preparazione
morale, basata sulla forza del gruppo, oltre che tecnica.
Quel campionato fu uno dei più grandi spettacoli del nostro tempo,
proprio perché l'Italia era data perdente. Visto che aveva superato
con difficoltà la fase di qualifica, Argentina e Brasile avevano
dichiarato alla stampa che il Mondiale lo avrebbe vinto la
squadra che avesse fatto più gol all'Italia.
Poco dopo, l'Italia buttava fuori prima l'Argentina e poi il
Brasile. Da lì era cominciata la grande e incredibile avventura.
Dopo il Mondiale vinto, non riuscì a qualificarsi all'Europeo,
dimettendosi infine dopo il deludente Campionato mondiale di calcio
1986, nonostante avesse un contratto fino al 1990: il
Vecio, soprannome con il quale era ormai famoso, non si
riconosceva più in quel calcio in cui il denaro stava diventando
l'elemento più importante.
L'11 luglio 1993 festeggiò nel migliore dei modi l'undicesimo
anniversario del titolo mondiale: quel giorno era alla guida della
nazionale italiana master (una rappresentativa di vecchie glorie
fra cui molti campioni del 1982) che vinse il titolo mondiale di
categoria a Trieste contro l'Austria, dopo aver sfidato anche il
Brasile nella quinta edizione del campionato mondiale di calcio
over 35.
Detiene il record di panchine azzurre: 104, davanti alle 97 di
Vittorio Pozzo.
La nazionale di Bearzot è l'unica spedizione italiana priva di
oriundi ad aver conquistato un mondiale.
Dal 2002 al 2005 è stato presidente del Settore Tecnico della
Federazione Italiana Giuoco Calcio.
È morto il 21 dicembre 2010 a Milano all'età di 83 anni.
Si ringrazia Wikipedia, fonte principale di questa
ricostruzione.
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