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Domenica 7 luglio torna a Campodenno la «Brente Wild Race»

La descrizione del percorso, con il distinguo tra gara agonistica e amatoriale

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 Il contesto  
Il settore Nord orientale delle Dolomiti di Brenta, identificato come sottogruppo della Campa, è un complesso montuoso dal fascino particolare.
L'ambiente molto selvaggio e incontaminato ne fa un'oasi ideale per molte specie di fauna alpina, dall'orso bruno al capriolo, dal camoscio alla marmotta, dal gallo cedrone all'aquila reale, e da qualche anno si è insediato anche il lupo.
In questo splendido teatro domenica 7 luglio 2024, va in scena la quarta edizione della Brenta Wildrace.
Gara tosta per skyrunners veri, ma anche un'occasione per attraversare dei luoghi incantati, verdi pascoli, creste vertiginose e panorami sconfinati.
 


 La partenza: ore 9:00, dal campo volo di Termon si parte  
I primi km fino a Malga Arza (secondo ristoro)
Inizia subito la salita, che si rivelerà per ora molto corribile. Abbiamo percorso solo il primo chilometro, siamo ancora freschi. Imbocchiamo la breve ma ripida scalinata delle Scalette, per poi riprendere un secondo tratto corribile fino ad imboccare le scalacce: un'antica via d'accesso alla montagna che ci permette di prendere quota rapidamente attraverso un profondo e suggestivo canyon scavato nella roccia, usciti dal quale troviamo già il primo ristoro (solo idrico). aliamo ancora circa un chilometro ed improvvisamente tutto cambia, usciamo infatti dal bosco ed attraversiamo i verdi pascoli di Malga Arza (1.500 m), dove una strada perfettamente pianeggiante ci conduce alla malga nonché al secondo ristoro. (Abbiamo percorso 5 km e 800 m D+ dalla partenza).
 
Da Malga Arza a Malga Tremoncello (terzo ristoro)
Proseguiamo ancora per qualche centinaio di metri su strada sterrata, fino a giungere a un bivio. Prendiamo a destra e imbocchiamo il sentiero del Parìs.
La pendenza non è eccessiva, si può correre per buoni tratti salvo qualche strappetto più impegnativo. Il sentiero lungo circa 3km ci conduce a Malga Termoncello, dove troviamo il terzo ristoro.
Il panorama si fa davvero interessante: a Nord-est iniziamo a vedere l'alta Val di Non ed in lontananza scorgiamo le Dolomiti della Val di Fassa con il Latemar e il Catinaccio in prima fila, mentre ad ovest spicca la maestosa catena di vette che dal Passo del Grosté giunge fino al Monte Peller. Il ristoro ci voleva! Ma ora si riparte.
 
Da Malga Tremoncello a Malga Campa (quarto ristoro)
Aggiriamo a est il monte Bastiòt attraverso i «cianaloni». Il tracciato alterna delle salite piuttosto ripide a delle brevi discese.
Man mano che prendiamo quota lo scenario cambia. Il verde dei larici lascia spazio al grigio della Dolomia.
La gara è dura, ma improvvisamente le nostre fatiche vengono ripagate da un magnifico panorama sul gruppo delle Madonnine con l'imponente piramide di Cima Borcola che domina sopra Malga Campa.
Scolliniamo infatti sulla Bocchetta della Campa (2040m). La prima parte della discesa è molto ripida e tecnica, la presenza di un cordino metallico ci aiuta nei tratti più impegnativi.
Dopo un'alternanza di brevi salitelle e tratti pianeggianti, arriviamo a Malga Campa dove è collocato il quarto ristoro.
 
Da Malga Campa alla Bocchetta di Val Strangola (quinto ristoro)
Ci aspetta ora l'ultima salita della nostra avventura. Puntiamo l’abbeveratoio e proseguiamo dritti per il sentiero 338 in direzione della Sella del Montoz, che però abbandoneremo tra circa un chilometro.
La vegetazione rimane alle nostre spalle, salvo qualche isolato larice temerario ed alcuni cespugli di pino mugo. In prossimità di una roccia imbocchiamo la deviazione che sale sul ripido pascolo, al culmine del quale, innumerevoli saliscendi metteranno alla prova gli atleti più tenaci.
Dopo circa 1,5km siamo alla Bocchetta di Val Strangola dove troviamo il quinto ristoro (solo idrico).
 
Dalla Bocchetta di Val Strangola a Cima Lovertina (Bastiot)
Davanti a noi immensi ghiaioni scendono vertiginosi verso la Val di Tovel. Ora un sentiero in leggera discesa intervallato da un paio di strappetti, ci conduce rapidamente al Passo degli Inferni; da qui possiamo già vedere la croce di vetta.
Ora inizia il tratto più tecnico e spettacolare dell'intero percorso. Attraversiamo a sinistra il ripido ghiaione che scende verso la Valle degli Inferni, quindi saliamo un paio di ripidi camini, protetti da corde fisse, ed eccoci sulla cresta sommitale del Monte Bastiòt.
La cresta non è difficile, ma alcuni passaggi necessitano dell'uso delle mani per facilitare il superamento di qualche gradone.
Davanti a noi una croce di ferro ci fa capire che ci siamo, siamo arrivati sulla Cima Loverdina 2237m detta anche Bastiòt. Vale la pena fermarsi qualche secondo anche se stiamo disputando una competizione. Il panorama è superbo.
Sotto di noi la Val di Non, più in là le Dolomiti della Val Gardena e della Val di Fassa, il gruppo delle Pale di S. Martino e il Lagorai.
A nord il gruppo delle maddalene con all'orizzonte, il luccicare della cresta di confine, ed infine possiamo ammirare il Lago di Tovel posto a 1.100 m sotto di noi, che con le sue limpide acque fa da specchio naturale alla catena settentrionale del Brenta.
 
La discesa e l'arrivo
Ora solo discesa, tanta discesa. Al traguardo mancano ancora 8km ma soprattutto 1500m di dislivello. Un tratto senza particolari difficoltà, in meno di 10 minuti ci riporta a Malga Termoncello dove possiamo fermarci nuovamente al ristoro dell'andata. Giriamo a destra.
Il sentiero è veloce e scorrevole. Un chilometro esatto e siamo a Malga Loverdina (1 771 m).
Poi giù ancora verso valle. Qui si perde quota velocemente, per parecchi minuti saremo immersi nella selvaggia foresta di larici e faggi.
Nessuno interromperà la nostra quiete. Presto però il sentiero ci porterà sulla strada forestale, che non percorreremo ma la attraverseremo soltanto.

Si riprende infatti subito il sentiero abbandonato 20 metri prima, il primo tratto è molto facile, in leggera discesa, si va veloci. Per poco però.
Improvvisamente la pendenza aumenta. Una serie di curve molto ripide e molto ravvicinate lo rendono piuttosto impegnativo.
Al termine della discesa giriamo a sinistra e una breve mulattiera dismessa ci immette sulla strada sterrata del Valon, ed in poche centinaia di metri arriviamo alla località San Pancrazio, con il caratteristico eremo, dove troviamo l'ultimo ristoro del percorso (solo idrico).

Lasciamo San Pancrazio alle spalle e ci prepariamo all'ultimo, breve tratto in discesa, lungo un sentiero che ci porta sul rinomato sentiero Margherita.
Ci siamo, mancano appena km all'arrivo. A questo punto il sentiero Margherita, in realtà largo come una strada forestale, perfettamente pianeggiante ci porta in breve tempo presso la pineta di Termon, passiamo davanti al Baitel, la location che ci ospiterà per il pranzo e la festa per il miglior intrattenimento musicale e folkloristico, a questo punto si sente già la voce dello speaker che annuncia il nostro arrivo.

Le ultimissime centinaia di metri ci riportano al campo volo, luogo della partenza, lo percorriamo tutto in discesa ed ecco lo striscione dell'arrivo.
È finita. 23km, 2 000 m di dislivello. Un mix di forza, resistenza, coraggio e un pizzico di follia che in uno skyrunner non dovrebbe mai mancare. Il tutto inserito in un ambiente selvaggio non ancora contaminato dal grande turismo di massa.
 
 Differenze tra gara agonistica e amatoriale  
Sul medesimo percorso, nella sua parte iniziale, si sviluppa la Brenta Wild Run, gara più corta ma non meno avvincente!
A malga Termoncello, a quota 1 800 m, anziché salire ancora verso le cime, inizia la discesa che si aggancia sull'ultima parte della Wildrace, quindi la picchiata, che tutta su dorsale panoramica, conduce all'eremo di San Pancrazio e con gli ultimissimi chilometri, all'arrivo.

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