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Christian Scalet, il costumista trentino di scena nel mondo – Di Sandra Matuella

Come gli abiti che realizza, anche la vita di Christian assomiglia a una favola, che inizia quando è stato ammesso al concorso di sartoria all’Arena di Verona

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Nella foto, il Gran Ballo di Natale.
  
Le atmosfere viennesi, a passo valzer in abiti da sogno con il Gruppo Asburgico di Arco, hanno aperto il Gran ballo della città al Teatro Sociale, organizzato lo scorso dicembre dal musicista Agostino Carollo. La voglia di romanticismo e le nostalgie dei fasti imperiali proprie del Gran ballo hanno ispirato lo stand di Fashion Gallery Alta Moda di Trento, alla fiera Idee Sposi che si è conclusa domenica.
Così, tra sontuosi abiti da sposa ed eleganti abiti da cerimonia al cospetto di una grande orchestra classica, nello stand della boutique trentina erano in mostra anche due splendidi abiti d’epoca realizzati da Christian Scalet, giovane costumista di Arco che crea abiti per il mondo della grande lirica, specie per l’Arena di Verona.
Uno degli abiti di Christian esposti alla fiera di Trento ricreava fin nei dettagli la divisa da ussaro del principe Nicolay III Esterhazy di Galantha, mentre l’altro, in taffetà di seta cangiante, era di Sua Altezza Imperiale l’arciduchessa Margherita Clementina d’Asburgo.
Così come erano di Christian anche gli abiti del Gruppo Asburgico di Arco indossati al Gran ballo al Sociale di Trento. 
  
Proprio come gli abiti che realizza, anche la vita di Christian Scalet assomiglia a una favola, che inizia quando è stato ammesso al concorso di sartoria all’Arena di Verona, come lo stesso artista racconta a L’Adigetto.it.
«La passione per gli abiti d'epoca credo di averla da sempre. Il fascino che mi danno è incredibile, la storia che trasmettono attraverso il tempo, il fatto che delle mani esperte abbiano creato dei capolavori e che per crearli abbiano usato semplicemente ago e filo senza l'uso di macchinari indispensabili ai giorni nostri, la pazienza e la cura dei dettagli è incredibile e se si ha la fortuna o la possibilità di vederne uno da vicino, ci si rende conto subito delle difficoltà e delle ore che avranno impiegato a confezionarlo, rifinirlo e ricamarlo, dai pizzi ai bottoni alle passamanerie fatte per l'occasione a mano.
«Al giorno d'oggi, se si dovessero usare le loro tecniche, l'abito finito avrebbe dei costi che solo le grandi firme dell'alta moda, forse, potrebbero eguagliarne il prezzo.»
 

Il Corteo Asburgico. 
 
Perché ha scelto di vivere a Verona?
«La scelta di spostarmi a Verona è arrivata semplicemente quando ho fatto il concorso di sartoria per l'Arena di Verona: credevo di non aver nessuna possibilità di passarlo e invece arrivai quarto su 30 iscritti.
«Non potevo non cogliere l'occasione di lavorare per l'Arena e così mi spostai pensando di rimanere fino a fine mandato; poi ho conosciuto Lorena Marin (di cui sono assistente) una bravissima e stimata costumista teatrale ed una persona splendida che mi ha insegnato e mi insegna tutt'ora la magia di questo mondo sartoriale!
«E così sono arrivati altri lavori per altri teatri, per opera on ice e alla fine sono rimasto a Verona!»
 
Rispetto a un abito «contemporaneo» che difficoltà tecniche e artistiche si incontrano nel realizzare un abito storico, ad esempio nel trovare dei materiali che oggi non sono facilmente reperibili, per ottenere un certo effetto «antico»?
«La difficoltà nel realizzare un abito d'epoca sta nello scegliere tessuti e componenti che venivano usati all'epoca richiesta e che spesso ai giorni nostri non sono facilmente reperibili o hanno costi proibitivi. Trovare un compromesso non è sempre facile e poi si deve replicare il taglio storico dell'abito, e per questo si deve sapere esattamente il periodo: se si replica un abito del 1780 sarà diverso da un abito del 1785, e questo perché le mode dell'epoca cambiavano spesso, le gonne si gonfiavano e stringevano nel giro di pochi anni.
 
L'abito in taffetà di seta cangiante. 
 
«Un esempio può esserne il periodo di Maria Antonietta, con i grandi abiti importanti dove le gonne erano esageratamente gonfie sui fianchi a metà Settecento per poi passare ad avere tutto il volume dietro ed arrivare alla fine del Settecento ad uno stile impero, liscio pulito quasi essenziale. 
«Si arriva quindi a metà Ottocento con le immense crinoline con ampiezze che arrivavano fino ai 5 metri di diametro. Le ricerche sui libri, i quadri ed internet sono indispensabili ed infine per dare quella patina di antico , se necessario, si usano dei trucchetti che consistono nel bagnare con il thè, camomilla o caffè le stoffe che verranno impiegate: questa tecnica da quel sapore di vissuto che rende l'abito più realistico.»
  
Recentemente abbiamo visto le tue creazioni al Gran ballo della città al Teatro Sociale e nello sceneggiato Romeo e Giulietta, girato in Trentino: che differenza c'è tra il lavorare per il teatro e per il cinema e la televisione?
«Per il film di Romeo e Giulietta ho fatto solo una collaborazione come sarto durante le riprese del film e gli abiti degli attori principali li ha realizzati Lorena nella sartoria dove lavoravamo.
«La differenza tra teatro e cinema sta solo nella cura dei dettagli: durante le riprese cinematografiche è più facile che i primi piani vengano effettuati ed è necessario che gli abiti siano perfetti.
«In teatro l'importante è rispettare il filo logico che il regista vuole imprimere all'opera ed i costumi solitamente devono essere ben visibili anche in lontananza, il lavoro più grande nei costumi teatrali non è tanto l'esterno degli abiti (che deve essere sempre curato) ma l'interno, poiché devono essere confezionati in modo tale da poterli facilmente e velocemente smontare per essere adattati alle misure degli artisti che possono cambiare nei vari cast e quindi stretti, allungati, accorciati o allargati in breve tempo.
«Per la televisione invece è un'altra storia: in quel mondo è tutto più frenetico, si cambiano spesso i costumi e in quel caso è solo una questione estetica, devono apparire!!si usa tantissimo la lycra e materiali elasticizzati, tanti lustrini, paillettes e colla! c'è tanto lavoro ma più sbrigativo.»
 
Qual è l'abito che sogna di realizzare?
«A dire il vero non ho un abito in particolare... o meglio, ogni abito che non ho avuto ancora la possibilità di confezionare è l'abito che sogno di poter realizzare!»
 
Sandra Matuella
[email protected]
 
Nella foto che segue, Cristian Scalet (cravatta rossa), nello stand di Fashion gallery.
 

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