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«Teritoritur»: un canto al territorio, spazio fisico e interiore

Il concerto di Davide Van De Sfroos si terrà al PalaLevico l’11 maggio per la stagione musicale organizzata da Fiabamusic – Di Sandra Matuella

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È un canto al territorio inteso come spazio fisico e, soprattutto come luogo dell’interiorità, «Teritoritur», l’atteso concerto che Davide Van De Sfroos terrà al PalaLevico di Levico Terme, l’11 maggio, per la stagione musicale organizzata da Fiabamusic.
Cantautore lombardo dalla sensibilità profondamente blues unita a ricche sonorità rock e folk, originale cantore di quel ramo del lago di Como, trasfigurato luogo dell’anima e della letteratura, Davide Van De Sfroos promette uno spettacolo vero e proprio con canzoni, musica, foto e video, all’insegna dell’interazione tra palco e platea.
 
«Vogliamo contaminare e farci contaminare da chi viene al concerto – svela Van De Sfroos nel presentare a L’Adigetto.it il concerto di Levico, che coinciderà anche con il suo compleanno. – Sarà un concerto social: dopo tanti anni a parlare del territorio, specie del lago di Como, volevo proporre non solo le immagini della mia terra, ma anche quelle suggerite dal pubblico, con i contributi scritti o filmati che ci hanno mandato tramite internet e Facebook.
«Inoltre, per ogni data che facciamo, un operatore va sul posto qualche giorno prima per girare un filmato che verrà proiettato durante il concerto e questo è il nostro tributo alla terra che ci ospita, insieme alle canzoni che riguardano un po’ tutti, che parlano di motoscafi, miniere, di campagna e di osterie. Canto il territorio in tutte le sue forme, e durante il concerto alcune canzoni saranno abbinate a delle foto che ho scattato in questo mio viaggio dentro il territorio.»
 
Come è nata l’idea del concerto social?
«Viviamo in un’epoca in cui le persone hanno la possibilità di confrontarsi, di mettere in comune idee, foto, contributi grazie ai social network: la gente insomma è attiva nel pensarsi e nel partecipare in prima persona agli eventi.
«All’inizio della mia carriera non avrei avuto i mezzi per un’operazione così, da allora però, di acqua sotto i ponti ne è passata tanta ed è arrivato il momento giusto per portare in scena anche questa componente. Abbiamo provato a creare un concerto differente e siamo contenti perché la reazione del pubblico è molto positiva.»
 
Lei è uomo di lago: come si trova con un pubblico di montagna come quello trentino?
«Mi trovo bene perché lo spirito di montagna è abbastanza puro, e in questo è simile a quello del lago. In Trentino ho un pubblico straordinario e caloroso, e poi mi fa sempre piacere ritornare da voi anche perché ho fatto il militare a Verona e con i miei commilitoni trentini venivo spesso in licenza nella vostra regione.»
 
L’11 maggio è il giorno del suo compleanno: festeggerà sul palco?
«Speriamo di sì, mi piacerebbe, magari con una torta a pasta secca, tipo la frolla, senza le creme, oppure con una crostata ai frutti di bosco.»
 
Perché il lago è un elemento così importante per il suo immaginario artistico?
«Per chi, come me, ci vive da sempre, il lago è il riflesso di ciò che hai fatto e che hai vissuto, è il riflesso costante del tempo ed è espressione di come ci si comporta nei confronti dell’ambiente.
«È un pozzo di mistero, incantevole e pericoloso, è un drago addormentato senza il quale non ci sarebbe il tesoro. Sì, i laghi sono pozze energetiche: sono circoscritti, ma profondi.»
 
Qual è il segreto per riuscire a conquistare un grande pubblico cantando in un dialetto come quello comasco, che non è certo di facile comprensione?
«Non c’è un segreto nascosto, c’è il suono potente delle origini, e la credibilità di raccontare una storia nata con quella lingua: è un’alchimia di vibrazioni, è qualcosa di primordiale, di atavico in cui tutti si riconoscono e non importa quanto sia lontana la lingua usata.
«I libri di Mauro Corona ad esempio, li leggono ovunque perché arrivano da prima del tempo, sono già dentro di noi per la forza della terra che esprimono: la montagna, il bosco, le vette di cui parla Corona sono davvero fantastici, così come il lago è stupendo, ma nello stesso tempo possono essere luoghi terribili dove ci si perde, proprio perché c’è sempre quel drago del territorio che non lo si può calpestare, ma che esige rispetto.»
 
Sandra Matuella
 

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