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Stalking – Di Giuseppe Maiolo, psicoanalista

Quando l’amore è persecuzione non si deve tacere: può essere molto pericoloso

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È notizia di qualche giorno fa il braccialetto elettronico «anti-stalking» disposto dalla Procura di Brescia per un ex-marito che perseguitava la ex-moglie.
Un controllo in tempo reale dello stalker e soprattutto un recente dispositivo di aiuto alla vittima.
Una possibilità che con l’imminente 8 marzo della donna conferma l’impegno nella lotta contro la violenza, che deve andare oltre le ricorrenze.
Perché la parola stalking, che in inglese che significa persecuzione, indica un’assillante molestia ed è una violenza psicologica fatta di attenzione ossessiva.
La mette in atto di solito l’ex marito o il compagno abbandonato pedinando o minacciando la donna a cui infligge una vera e propria tortura psicologica perché la colpevole di aver chiuso la relazione.
 
Le radici di questo comportamento stanno nell’incapacità relazionale e nella difficoltà di quei maschi che non riescono a gestire in maniera matura un rapporto affettivo.
Anche se vi sono donne che esercitano lo stalking, si tratta per lo più di una pratica che ha un’elevata frequenza maschile e il maschio, lo stalker, è quello che non sa accettare l’abbandono e farsene una ragione, dal momento che considera la compagna di sua proprietà.
Non sapendo riconoscerne i motivi la sottopone a «tortura».
In uno studio di qualche anno fa è stato rilevato che sono più di 2 milioni le donne colpite dallo stalking quando manifestano l’idea della separazione, e ha rilevato che tra queste il 48,8% è vittima di ulteriore violenza fisica o sessuale e subisce comportamenti persecutori da parte dell’abusante.
 
Questi, nonostante possa apparire dominante, ha però marcati tratti di insicurezza ed è incapace di vivere un rapporto affettivo e una storia d’amore in modo maturo.
Conserva piuttosto un attaccamento morboso al partner da cui spesso dipende e la cui presenza è funzionale alla propria esistenza.
Non ha un profilo psicopatologico, anche se minaccia e molesta la vittima con messaggi anonimi con l’idea di sottometterla, distruggendone l’onorabilità con diffamazioni e calunnie.
Sembra vivere una normale vita sociale, ma a guardarlo bene presenta un’immaturità accentuata sotto il profilo dello sviluppo affettivo.
Incapace di tollerare le frustrazioni, vive caso mai le relazioni amorose come qualcosa di totalizzante.
 
Per le donne è fondamentale difendersi dallo stalking ma soprattutto per quelle che avvertono il pericolo di un partner troppo geloso e possessivo è assolutamente necessario sappiano proteggersi.
Serve saper individuare, al di là dei gesti superficiali, le manifestazioni pseudo-affettive che non indicano un amore equilibrato e maturo, ma si impastano in continuazione di sospetto.
Ogni qualvolta questa situazione si sviluppa, è necessario che una donna non taccia di fronte alle minacce nascoste e alle molestie insidiose e persistenti.
Altrettanto pericoloso è coltivare l’illusione che prima o poi le cose possano cambiare e il partner cambi i suoi atteggiamenti.

È rischioso tacere quando invece urge parlarne con qualcuno di affidabile per farsi aiutare ad esempio rivolgendosi a un Centro antiviolenza e essere sostenute nel non accettare ricatti e vessazioni.

Giuseppe Maiolo – psicoanalista
Università di Trento - Docente di psicologia delle età della vita
www.iovivobene.it 

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