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Aspettative. Utilità e limiti – Di Giuseppe Maiolo, psicoanalista

Le aspettative ragionevoli e rispettose aiutano i figli a essere capaci di misurarsi con la realtà e a contenere lo sviluppo di un «falso Sé»

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All’inizio di un nuovo anno e in un tempo di poche certezze, di solito crescono le aspettative che, come dice la parola stessa, sono cose che ti aspetti. L’etimologia che si rifà al verbo latino «expectare» e vuol dire «guardare fuori», indica le aspettative come previsioni e a volte convinzioni relative agli accadimenti possibili che possono renderci felici.
In certi momenti nascono da impetuosi bisogni di rassicurazione, in altri da desideri legittimi, utili per prepararci ad affrontare le incognite.
 
Ma in genere si tratta di proiezioni personali verso noi stessi e gli altri, pensieri e percezioni che provengono da esperienze del passato, ipotesi e costruzioni mentali complesse con cui pensiamo di far fronte alle nostre insicurezze quotidiane.
Nulla di male, anzi fisiologico.
Eppure c’è chi ritiene che una vita senza aspettative potrebbe essere più serena e autentica, in quanto più tesa ad ascoltare il «qui e ora» e non orientata solo verso obiettivi da raggiungere. Forse più creativa nelle soluzioni, ci potrebbe riservare gioiose scoperte di sé stessi e del mondo e possibilità di apprezzare quello che si ha e meno insoddisfatti per ciò che ci manca.
 
Il problema vero sono le aspettative irrealistiche, quelle volte al controllo della realtà che non vorremmo affrontare. Quando queste attese non vanno a buon fine si sviluppa la delusione che alimenta frustrazione e sconforto.
Avere aspettative ragionevoli nei confronti di stessi e degli altri ci aiuterebbe a contenere quel pensiero magico infantile che domina da bambini e alimenta anche da adulti un sentimento di onnipotenza. Ci aiuterebbe molto di più imparare a tollerare l’incertezza e saperci confrontare con la realtà per essere in grado di gestire quelle attese spropositate che riguardano le interazioni sociali.
 
Visto che le aspettative rimandano ai nostri bisogni primari di essere amati, di avere conferme e sicurezza, se diventano pretese che ci aspettiamo dagli altri per stare bene, ci dovremmo chiedere il perché e spingerci ad indagare su quell’IO rigido, incapace di mediazioni forse rimasto troppo infantile e pretenzioso.
Perché le aspettative eccessive complicano le relazioni e in più sono pericolose se utilizzate nelle relazioni educative. Ai genitori va detto che le attese sul come saranno i figli, sono fantasie naturali e inevitabili. Iniziano precocemente ma possono essere utili solo se ragionevoli e riguardanti le opportunità di crescita dei figli ma se sono volte al rispetto del loro modo di essere e della personalità in costruzione.
 
Servono se sono attese fiduciose e valgono come gli apprezzamenti che aumentano l’autostima e danno sicurezza, ma non devono essere irrealistiche perché nel suo crescere un figlio ha bisogno di un genitore capace di riconoscere in egual misura i suoi punti di forza, quelli di debolezza e i suoi limiti. Le aspettative ragionevoli e rispettose lo aiutano invece ad essere capace di misurarsi con la realtà e a contenere lo sviluppo di un falso Sé.

Giuseppe Maiolo, psicoanalista
Università di Trento - Docente di psicologia delle età della vita
www.iovivobene.it

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