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La fiducia – Di Giuseppe Maiolo, psicoanalista

Un ponte che unisce e dà sicurezza, una base sicura senza la quale nessuno potrebbe sopravvivere

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C’è una base sulla quale ogni individuo può costruire se stesso e i suoi progetti di vita: si chiama fiducia. È la base sicura senza la quale, a questo mondo, nessuno potrebbe sopravvivere.
La fiducia è una parola fondamentale per l’esistenza, anzi necessaria ogni volta che si inizia un viaggio, qualunque esso sia.
Il suo significato viene dal latino «fides», cioè «fede», ma anche da «fidis» che vuol dire «corda» e per estensione «legame».
Dentro c’è, e dovrebbe esserci sempre, quello che unisce e sostiene: il legame. Sia esso verticale, come tra genitori e figli oppure orizzontale, tra pari.
 
È un «ponte» la fiducia, una dimensione che tiene insieme senza costrizione ed è generativa di sicurezza.
Lo sottolinea lo psicoanalista tedesco Erik Erikson (I cicli della vita, Ed. Astrolabio) quando dice che la fiducia è la base su cui ogni individuo cresce e a cui può appoggiarsi.
Possiamo stare dentro qualsiasi relazione soprattutto se intima e immaginare un futuro che ci appartiene, solo se sentiamo fiducia nell’altro al quale siamo legati.
Con la fiducia siamo in grado di intravvedere una prospettiva quando il buio oscura tutto. Ed è la fiducia che accompagna lo sviluppo della personalità e sostiene il lavoro faticoso del trovare equilibri.
 
Provar fiducia vuol dire vivere un sentimento complesso che sostiene il lavoro lungo e delicato del diventare grandi, adulti, individui capaci di scelte e decisioni.
Senza la fiducia non c’è autonomia, né si possono mettere radici per stare in piedi da soli.
È possibile solo se c’è un terreno adatto, cioè un ambiente che promuove affidabilità.
Prima di tutto quello familiare è l’humus necessario per crescere fiduciosi.
Sono le relazioni primarie che se affidabili ci fanno diventare fiduciosi, irrobustiscono il tronco a cui altri potranno appoggiarsi e sviluppiamo rami con cui generare frutti.
 
Ma non si insegna la fiducia. Caso mai la si mostra con l’esempio, l’ascolto e la disponibilità verso gli altri.
Da queste orme nasce la speranza come spinta creativa che niente ha a che fare con l’illusione o il «pensare positivo» della volontà, quanto piuttosto con la sicurezza interna di poter trovare sempre un luogo sicuro dove andare.
La persona che ha fiducia non è credulona, né esposta di più al rischio di essere tradita o imbrogliata.
Tantomeno è sprovvista di senso critico. Aver fiducia vuol dire esser capaci di coltivare aspettative positive e saper aspettare che le parole, le azioni o le affermazioni di coloro con cui ci si rapporta, siano attendibili.
 
Chi ha fiducia sa contenere la paura o il timore degli altri e del male e ha l’energia che serve per riemergere dopo un’esperienza deludente o negativa.
La fiducia riduce la preoccupazione di cadere lungo il cammino e di non sapersi rialzare, ma non nega gli inciampi.
Vuol dire avere quella marcia in più che rende desiderabili e anche godere di una «finestra» aperta sul mondo da cui poter osservare la realtà e la vita con partecipazione e sentimenti fluidi.

Giuseppe Maiolo - psicoanalista
Università di Trento -www.iovivobene.it

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