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Holiday blues – Di Giuseppe Maiolo, psicoanalista

La malinconia delle feste: è fondamentale accettare che i sentimenti tristi e le emozioni negative sono parte di noi. Però mai provare a superarli con l’alcol

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Holiday blues è un’espressione inglese utilizzata per definire la malinconia che prende durante le feste.
Alcuni la chiamano anche Christmas blues, tristezza di Natale, che fa pensare alla depressione.
Ma non si tratta di un vero e proprio disturbo dell’umore quanto piuttosto di un malessere transitorio.
Tuttavia c’è ansia, irritabilità, insonnia, stanchezza e abbattimento che possono scomparire con la conclusione delle vacanze, sempre che non si tratti di vera e propria depressione preesistente.
 
Può sembrare strano tutto questo, eppure ci sono ragioni diverse che alimentano la malinconia natalizia.
La prima è che il Natale è diventato ormai una festa commerciale più che intima.
Generano tensione i preparativi, l’organizzazione dei festeggiamenti familiari e la corsa ai regali.
È frequente lo stress che proviene dalle attività frenetiche che precedono la ricorrenza e dalle emozioni connesse al come affrontare parenti e amici o al tempo da gesire quando non c’è il lavoro come regolatore.
 
Il motivo più consistente però è il significato che diamo a questo evento.
È comune l’idea che durante le vacanze natalizie tutti si debbano sentire contenti, felici, oltreché buoni.
Sembra un imperativo categorico il dover essere per forza allegri e attorniati di persone contente, quando invece siamo come siamo anche se è importante sforzarsi di cambiare e fare buoni propositi.
La sensazione di malessere è crescente perché viviamo sempre più isolati, con relazioni fragili e precarie o affettivamente inconsistenti.
 
Si finisce col percepire intensamente solitudine e malinconia, cui si accompagna la nostalgia per i bei tempi passati e scoprire sentimenti che di solito non si avvertono durante l’anno, presi come siamo dagli impegni e dal lavoro.
Di certo si tratta anche di un disturbo stagionale dovuto al freddo, alle giornate corte che obbligano a passare più tempo in casa e meno all’aria aperta e al sole che, come sappiamo, stimola la produzione serotonina, il cosiddetto ormone del buonumore.
 
Ma la tristezza natalizia in quanto senso d’infelicità ha molto a che fare con le relazioni sociali di oggi che, nonostante i social, sono divenute superficiali e precarie.
Servirebbe allora soffermarsi a riflettere su questo e accettare che non è obbligatorio durante questo periodo essere per forza allegri, tantomeno vincere la solitudine solo se attorniati di persone festose.
Meglio durante queste festività provare a condividere momenti di intimità con le persone (solitamente poche) con cui ci sentiamo in sintonia.
 
È fondamentale però accettare che i sentimenti tristi e le emozioni negative sono parte di noi e ad esempio non serve superarli con l’alcol che se può aumentare l’euforia e la convivialità, non è un regolatore dell’umore.
Serve piuttosto dare spazio all’ascolto di se stessi, prendersi cura di quello che si prova e cercare d’incrementare il sentimento di gratitudine con cui è possibile valorizzare quello che abbiamo invece che disperarci per ciò che manca.

Giuseppe Maiolo - psicoanalista
Università di Trento - www.iovivobene.it

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