Una piaga da combattere – Di Giuseppe Maiolo, psicoanalista
Per contrastare l’inaccettabile sfruttamento sessuale dei minori, si devono sviluppare programmi di educazione alla sessualità, alle emozioni e alla digitalità
C’ è da rimanere sconvolti a leggere i dati diffusi qualche giorno fa dal Garante della Privacy sui minori in rete.
«Nel 2020 – secondo fonte ANSA – si è registrato un incremento di circa il 132% rispetto al 2019 dei casi trattati dal Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia e un aumento del 77% di vittimizzazione dei minori per grooming, cyberbullismo, furto di identità, sextortion.»
Un quadro allarmante che, secondo la Polizia Postale, ha visto crescere del 110% le nuove forme di adescamento.
Aumento che può essere messo in relazione anche con le molteplici intrusioni di pedofili nelle piattaforme usate dalle scuole per la formazione a distanza.
Una situazione spaventosa che dovrebbe attivare la coscienza di tutti e le risorse per la prevenzione.
Invece c’è ancora disattenzione nella comunità educante e pure trascuratezza da parte delle autorità politiche, sanitarie e scolastiche relative alla pedofilia sul web.
I pericoli sono l’indifferenza e l’abitudine alla violenza che riducono le reazioni di sdegno collettivo necessarie per attivare azioni efficaci di protezione dei minori e progetti per il potenziamento delle competenze educative degli adulti di riferimento.
Perché per contrastare la pedofilia online c’è bisogno di sviluppare programmi di educazione alla sessualità, alle emozioni e alla digitalità.
Il Covid-19 non ha inventato lo sfruttamento sessuale dei minori ma, come si vede, l’ha potenziato.
E ha fatto emergere un’organizzazione di pedofili sempre più abile nella cattura dei piccoli e nel loro coinvolgimento in attività sessuali a distanza.
I numeri dicono che i nuovi orchi sono capaci di gestire metodi e strategie di manipolazione e, con il supporto dell’oscurità del deep web e dell’anonimato, fanno circolare enormi quantità di materiale pornografico in cui i bambini da 0 a 12 anni (fonte Associazione Meter) sono vittime di predatori senza scrupoli e merce da vendere sul mercato spaventoso della pedofilia mondiale.
Il lockdown che ha contribuito a incrementare il fenomeno della violenza domestica, soprattutto legata alle latenti situazioni di disagio e di conflitto familiare dove l’angoscia di morte, vissuta in pandemia, ha spesso dato la stura a comportamenti perversi, ha prodotto disattenzione a ciò che facevano online i bambini e, dunque, altre vittime.
C’è un report spaventoso del sito statunitense CyberTipline.org che si occupa di violenza online, quando dice che nel 2020 sono arrivate a 33,6 milioni le immagini pedopornografiche e a 31,6 milioni i video contenenti materiale sospetto di abuso sessuale sui minori che hanno fatto scattare più di 21 milioni di segnalazioni.
Ma è ancor più sconfortante, soprattutto per coloro che si occupano di violenza sui minori, venire a sapere che agli inizi di luglio il Parlamento Europeo, nonostante la Convenzione di Lanzarote, ha votato un accordo in cui per i Server Provider si prevede d’ora in poi la denuncia delle situazioni di adescamento online su base volontaria e non obbligatoria.
Personalmente concordo con l’amico don Fortunato di Noto, con cui in passato ho condiviso progetti di prevenzione, quando dice che è «inaccettabile».
Aggiungo che è vergognoso un provvedimento che andrà di fatto a ridurre la lotta alla pedofilia e farà aumentare lo sfruttamento sessuale e i danni a carico dei minori coinvolti.
Giuseppe Maiolo - Docente di Psicologia delle età della vita
Università di Trento - www.iovivobene.it
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