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«Gruppo Trento», una mostra a Torre Mirana – Di Daniela Larentis

Esposte le opere di Casatta, Tomasi e Zini in «Declinazioni al femminile», curata dallo stimato artista Giorgio Perilli e dalla critica d’arte Nicoletta Tamanini

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La collettiva del «Gruppo Trento, Associazione Amatori Arte», allestita nell’affascinante cornice di Palazzo Thun, Torre Mirana, Trento, raccoglie alcune opere delle pittrici Liana Casatta, Dolores Tomasi e Marta Zini; sarà visitabile fino al 25 febbraio 2018 (orari di apertura al pubblico: 10-12|16-18.30, tutti i giorni, festivi compresi, ingresso libero).
«Declinazioni al femminile, volti, atmosfere e trasparenze», è il titolo della mostra inaugurata il 16 febbraio scorso alla presenza di Giorgio Perilli, stimato artista e presidente dell’associazione, e della critica d’arte Nicoletta Tamanini, curatrice dell’evento.
È intervenuto innanzi al folto pubblico in sala anche l’Assessore alla Cultura e Sport del Comune di Trento Andrea Robol, sempre attento agli appuntamenti culturali della città.
Le opere esposte vedono coinvolte tre artiste, Casatta, Tomasi e Zini, le quali hanno eseguito i loro lavori con tecniche e stili diversi, ma tutti riconducibili ad un unico centro di produzione. I temi affrontati sono i ritratti, gli scorci cittadini, i paesaggi, le nature morte.
Tre diverse sensibilità artistiche, tre donne unite da un’unica grande passione: quella della pittura.

Autoritratto di Liana Casatta.
 
«Dipingere significa scoprire e stupirsi», afferma Dolores Tomasi, sottolineando quanto sia importante la ricerca e il porsi sempre nuovi orizzonti. Spiega di lei Nicoletta Tamanini, riferendosi al suo percorso artistico: «Utilizzando la complessa tecnica dell’acquerello o scegliendo i colori ad olio la Tomasi ricerca e ricrea sulla tela l’attimo magico in cui la luce, rifrangendosi su di un antico vaso o impreziosendo di mille bagliori il bordo di un calice infranto, crea, non vacui effetti barocchi, ma l’equilibrio perfetto tra gli elementi del dipinto.
«Un’armonia assoluta, sapiente gioco di trasparenze, cromie e luminosità, specchio di una ben più significativa armonia cosmica cha Dolores Tomasi raggiunge nel suo intimo con la pittura, sublime forma di consapevolezza e meditazione.»
 

Liana Casatta, Dolores Tomasi e Marta Zini.
 
Così la dipinge Perilli: «Dolores Tomasi vive in un suo mondo di realtà e di incanto, in cui osservazioni e idee concrete convivono con aspirazioni a sempre nuove speranze, nella fiducia di poter dare alla vita un senso di onirico senza illuderla, nel rispetto della sua sostanza reale, che spesso è sofferenza.
Il suo abito esteriore, il suo fare garbato e disinvolto improntato a contenuta eleganza, sono la cornice adeguata al suo carattere interiore […]. La credibilità di quei vetri come sostanza materica, la loro trasparenza ora limpidissima ora accarezzata da un velo delicatissimo di polvere, la forza spontanea di quei lampi di metalli e luccichii che rendono il vetro ancora più vetro, conducono all’incanto della trasparenza.
«E la trasparenza qui è vera, è sincera, non è falsa come quella di cui tanto oggi si parla… essa ci fa vedere quello che c’è oltre il bicchiere o la coppa, che sono vuoti, perché sono pieni di vita.»
 

Opere di Liana Casatta.
 

Nicoletta Tamanini così descrive un’altra interessante artista, Liana Casatta: «Raffinata sensibilità, spiccato gusto estetico, sguardo acuto e curioso, innato talento artistico e profondo amore per le arti figurative… Si può così brevemente riassumere il lungo e complesso percorso artistico di Liana Casatta che, riprendendo una giovanile passione, affina nel tempo la sua naturale attitudine al disegno frequentando numerosi corsi di perfezionamento tra cui lezioni di nudo e di pittura su seta e vetro.
«È comunque seguendo i preziosi insegnamenti di Giorgio Perilli, artista di origini abruzzesi da anni residente in Trentino, docente d’arte, studioso e, da sempre, insostituibile guida del Gruppo Trento, Associazione Amatori Arte, che la Casatta pone le basi della suo fare pittura
Ed è proprio Perilli a descrivere la pittrice «disegnatrice per natura, per struttura mentale, per rigore d’indagine».
 

Opere di Dolores Tomasi.
 
Dice di lei: «La sua pittura è assolutamente fondata sul disegno, ma il suo disegno non è solo struttura portante della figura generale, non è soltanto premessa della luce e del colore, ma è la vita, l’anima di tutto quello che all’interno di esso nascerà: il chiaroscuro, che darà sostanza e volume alla forma, il colore, che le darà l’aria, la ragione stessa di essere pittura.
«Infatti, il disegno di Liana Casatta è armonia di segno-ombra-luce-colore […]. Un volto, un paesaggio, un oggetto da lei ritratti, son muti colloqui con la realtà, con il suo mondo di vita e di affetti. In ogni opera è tutto l’autore con la sua vita».
In mostra sono esposte i lavori di una terza valente pittrice, anche lei allieva del prof. Perilli: Marta Zini.

Autoritratto di Dolores Tomasi.

Di lei racconta la critica d’arte Nicoletta Tamanini, riguardo alla sua evoluzione artistica: «Dotata di raffinata sensibilità e profonda capacità introspettiva Marta Zini muta i propri lavori, da meri esercizi accademici, nati indagando attentamente il reale, in originali composizioni pittoriche in cui poesia, colore ed armonia catturano anche l’occhio più distratto suggerendo ad ognuno il ricordo di attimi già vissuti e di emozioni già provate.
«Esperta in varie tecniche pittoriche, con predilezione per l’olio ed il pastello, la Zini ama spaziare dalla pittura di paesaggio alla natura morta, dai soggetti floreali al ritratto donando ad ogni suo lavoro il ritmo di un’originale, raffinata narrazione in cui realtà e fantasia volano leggiadre sulle ali di un’eterna, sublime nostalgia.»
 

Opere di Marta Zini.
 
Marta Zini è «sognante osservatrice della natura», afferma Perilli, che di lei dice: «La parvenza esteriore delle forme, siano queste le più eleganti e appariscenti, non bastano a muovere il suo interesse, non l’appagano.
«È diversamente che lei cerca. Attraverso vecchi, talvolta antichi oggetti, logorati dal tempo, dai colori consumati, magari volutamente lasciati offuscati dalla polvere, Marta Zini racconta.»

Autoritratto di Marta Zini.

«Quei monili d’un tempo ormai lontano, quelle stoffe consunte le parlano di atmosfere passate, di uomini e ambienti in cui la vita era sentita diversamente, le ragioni di ogni fare venivano concepite diversamente, e tutto da quei ricordi emana il senso di uno spirito che sembra non appartenerci più.
«Ebbene, nella sua pittura tale spirito sembra voler rivivere, non per vano, inutile rimpianto, ma per accordarsi all’oggi, come per provare che nel nostro vivere attuale, nel nostro contemporaneo modo di sentire, c’è posto per il desiderio, per la speranza di un’arte che appartenga all’uomo, non al sistema
Un pensiero conclusivo: questa è una mostra interessante che merita di essere visitata e che testimonia, ancora una volta, quanto Trento sia una città culturalmente e artisticamente molto vivace.
 
Daniela Larentis – [email protected]

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