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Aldo Pancheri, «Viaggio Nella Metamorfosi» – Di Daniela Larentis

La mostra di «Arte Timbrica», da poco inaugurata presso la Fondazione Luciana Matalon a Milano, resterà aperta al pubblico fino al 31 maggio 2017

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A Milano, presso la Fondazione Luciana Matalon (Foro Buonaparte, 67), è stata inaugurata con grande successo il 4 maggio scorso un’interessantissima mostra dell’artista Aldo Pancheri, dal titolo «Viaggio nella metamorfosi», curata da Annalisa D’Amelio.
Resterà aperta al pubblico fino al 31 maggio 2017, nei seguenti orari: tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00, tranne domenica e lunedì.
A impreziosire l’evento il Catalogo con premessa critica di Claudio Cerritelli e testi critici di Alfonso Gatto, Sergio Dangelo e Elena Pontiggia.
 
Si tratta di un’esposizione di «Arte Timbrica», ideata da Aldo Pancheri, il quale non è certo uno sconosciuto nel mondo dell’arte, infatti ha già esposto personalmente e con altri artisti in prestigiose sedi pubbliche e private, sia in Italia che all’estero.
Fa parte, come è risaputo, di una famiglia di noti artisti. Gino, Renato e Aldo Pancheri, tre grandi nomi del panorama artistico trentino del Novecento.
A tutti e tre la Galleria Civica di Trento ha dedicato anni fa una mostra accompagnata da un esaustivo catalogo. Risale, inoltre, al 1990 la mostra dal titolo «I Pancheri: una casa di pittori», organizzata a Milano presso Palazzo della Permanente.
  

 
Tra le molti sedi pubbliche in cui si trovano le sue opere segnaliamo la Raccolta Bertarelli dei Civici Musei del Castelo Sforzesco di Milano, il MART di Trento e Rovereto, museo Denon (Francia), Galleria d’Arte Moderna delle Marche, Ancona, Banca d’Italia sedi di Firenze ed Ancona, tanto per citare alcuni esempi.
Fra i molti che hanno scritto di lui, ricordiamo Roberto Sanesi, Giorgio Mascherpa e Gianfranco Bruno.
Nell’arte timbrica è essenziale il segno, in quanto come afferma lo stesso Pancheri «ogni artista, inventando una propria matrice timbrica, costruisce un proprio stilema, che può essere usato più volte, ma che per via della manualità che lo contraddistingue nessuna volta allo stesso modo».

La Fondazione Luciana Matalon, propone l’ideatore di questa nuova e interessante forma espressiva, con opere recenti e del tutto inedite per quanto riguarda dei dipinti figurativi che, con le opere astratte, hanno in comune soltanto la spazialità e l’ideazione segnica del timbro.
Fa seguito alle precedenti esposizioni collettive nel 2014 e 2015, alla Biblioteca Civica G. Tartarotti di Rovereto, nell’ambito del MART, nella Sala di Rappresentanza al Palazzo della Regione di Trento, e all’Auditorium dell’Orchestra di Giuseppe Verdi.
Abbiamo avuto il piacere di porgergli, nell’occasione, alcune domande.
 

Aldo Pancheri, Il campo della tua bellezza, 2017 - Codice verso il nulla, 2014.
 
Come è nata l’idea di questa mostra?
«L’idea di questa mostra è nata soprattutto dal desiderio di evidenziare l’Arte Timbrica che già avevo proposto in alcune sedi pubbliche e private.»
 
Qual è il significato del titolo «Viaggio nella metamorfosi»?
«Viaggio nella metamorfosi è per l'appunto il percorso che tutti noi, con maggiore e minore consapevolezza, svolgiamo nel tempo più o meno breve o a volte fin troppo lungo della nostra esistenza.»
 
Da quali soggetti ha preso ispirazione?
«Sono sempre dell’avviso che l’opera d’arte sia determinata soprattutto dall’adesione che dà l’artista, nel momento della creazione, al soggetto.
«In questo senso, le opere esposte coprono un arco di tempo di oltre 50 anni e denotano con il cambiamento del soggetto anche la diversa visione dell’artista.
«È un lungo percorso, inizialmente paesistico, successivamente astratto con geometrie in equilibrio dinamico e nell’ultimo periodo focalizzato dalla bellezza femminile intesa anche in senso provocatorio.»
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 Aldo Pancheri, Gioco imprevisto, 1995.
 
Come è strutturato il percorso espositivo?
«Il percorso espositivo è stato strutturato come un dialogo fra i diversi periodi, ma non in ordine cronologico.
«Piuttosto si è voluto accentuare il contrasto fra i diversi momenti, badando soprattutto alla spazialità fra le opere, con il motto che tutti conosciamo di Mies Van Der Rohe meno è più
 
Quante sono le opere in mostra?
«Per la ragione sopraddetta le opere esposte sono 26 anche se il catalogo che correda l’esposizione ne riporta  circa 70.»
 
Fra tutte, potrebbe commentarne una?
«Fra tutte vorrei commentare Codice verso il nulla che comprende sia la bellezza femminile, le geometrie che strutturano il dipinto, l’aspetto materico e soprattutto l’uso dei timbri, che diventano lo stilema in quest’ultimo periodo di attività.
«La bellezza della giovane ragazza su fondo rosso e l’immagine di un volto determinato da codici genetici suggeriscono l’ambiguità del desiderio e in definitiva dell’amore stesso.
«Mallarmè ha fatto notare che in arte definire è uccidere, suggerire è creare
 

 
 
 
 
 
 
    
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 Aldo Pancheri, Il cielo non scorre via lontano,
 1990.

 
Con quali tecniche sono state realizzate le opere?
«Le tecniche variano dal dipinto ad olio su tela, all’acrilico, ai pastelli su carta o su tela, ai timbri con colori indelebili, alla digital fine art, alla pasta acrilica e alle incisioni calcografiche con matrici di diverso tipo.»
 
Come potremmo definire l’Arte Timbrica?
«Come sappiamo i timbri esistono già da circa 10.000 anni, la novità è usare il timbro come un gioco di interazione con la pittura che modifica e dalla quale viene modificato.
«Principalmente si tratta anche di poter far dialogare artisti di diverse generazioni, esperienze e nazionalità. Inoltre l’Arte Timbrica potrebbe ben rientrare nell’ambito del design, della moda e di tutto quanto si riferisce all’immagine.»
 
Progetti futuri?
«Nella nostra epoca sembra che per l’artista ci sia quasi una coazione a ripetersi. Se chiudo gli occhi e penso a Fontana vedo dei tagli, se penso a Capogrossi vedo il suo stilema della pittura emblematica variato all’infinito.
«Al presente sembra tutto possibile, per quanto mi riguarda ciò che più mi appassiona è l’arte timbrica per cui penso di poterla proporre anche all’estero, soprattutto in Asia e negli USA, anche per l’opportunità datami da un collezionista a livello internazionale.»
 
Daniela Larentis – [email protected]

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