Mart: «Manifesto 100, Ricostruzione futurista dell’universo»
Nel Centenario del Manifesto Futurista, una mostra a cura di Nicoletta Boschiero e Federico Zanoner – Di Daniela Larentis
Giacomo Balla - Feu d'artifice - 1916-17.
«Manifesto 100, Ricostruzione futurista dell’universo (1915-2015)», è il titolo dell’interessante mostra curata da Nicoletta Boschiero e Federico Zanoner allestita negli spazi di Casa d’Arte Futurista Depero, Rovereto (Trento), seconda sede del Mart e unico museo italiano dedicato al Futurismo.
Una bella mostra che vale davvero la pena di visitare.
Organizzata nel centenario della pubblicazione del celebre manifesto, rimarrà aperta al pubblico dal 14 novembre 2015 al 2 aprile 2016.
Lo scoppio della Prima guerra mondiale decreta la fine di un mondo e di un immaginario nel quale il Futurismo affondava le proprie radici ideologiche.
Con il Manifesto, si conclude la fase distruttiva che aveva caratterizzato i primi anni del Futurismo: per la prima volta, Giacomo Balla e Fortunato Depero parlano di una «ricostruzione» che tende tanto a costruire di nuovo, quanto a mettere ordine, migliorare.
Nel contempo, la riflessione sul presente e sulle posizioni prese e a lungo mantenute contiene una sorta di nostalgia di quanto si è perduto.
«Il ritratto della marchesa Casati» - ricostruzione di alcuni studenti del Liceo artistico Depero.
Nicoletta Boschiero ci ha spiegato il motivo per cui il manifesto «Ricostruzione futurista dell’universo» abbia rivestito un’importanza così rilevante nello sviluppo dell’estetica futurista e lei sottolinea come esso abbia cambiato le sorti del movimento futurista.
«Mentre prima con Boccioni la pittura rimaneva al centro del loro interesse, da qui in poi cambia tutto, diventa un’arte che abbraccia ogni aspetto della vita quotidiana».
Pubblicato da Giacomo Balla e Fortunato Depero nel marzo del 1915, contiene una serie di dichiarazioni in cui viene espresso l’intento di mettere in pratica una nuova concezione del mondo, «una sorta di proclama di ciò che sarà il design del secolo» come lo definisce Philippe Daverio nel libro «Il Museo Immaginato, il Secolo Spezzato delle Avanguardie», edito da Rizzoli.
Quando i due artisti lo firmano, il movimento futurista si avvia verso una seconda fase nella quale l’esigenza di un’arte totale aspira ad influenzare molti aspetti dell’esistenza attraverso una radicale trasformazione dell’ambiente: dall’arredo alla moda, dal cinema al teatro, dalla musica alla danza, dal manifesto pubblicitario alla progettazione dell’oggetto d’uso.
Leggiamo nella pubblicazione intitolata «Manifesti futuristi» (Ed. Rizzoli, a cura di Guido Davico Bonino), a pag 92 del capitolo dal titolo «Giacomo Balla, Fortunato Depero - Ricostruzione Futurista dell’Universo, Milano, 11 marzo 1915»: «Col Manifesto tecnico della Pittura futurista e colla prefazione al Catalogo dell’Esposizione futurista di Parigi (firmati Boccioni, Carrà, Russolo, Balla, Severini), col Manifesto della Scultura futurista (firmato Boccioni), col Manifesto La Pittura dei suoni rumori e odori (firmato Carrà), col volume Pittura e scultura futuriste, di Boccioni, e col volume Guerra-pittura, di Carrà, il futurismo pittorico si è svolto, in 6 anni, quale superamento e solidificazione dell’impressionismo, dinamismo plastico e plasmazione dell’atmosfera, compenetrazione di piani e stati d’animo.
«La valutazione lirica dell’universo, mediante le Parole in libertà di Marinetti, e l’Arte dei Rumori di Russolo, si fondano col dinamismo plastico per dare l’espressione dinamica, simultanea, plastica, rumoristica della vibrazione universale.
«Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente. Daremo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile, all’impercettibile.
«Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell’universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione, per formare dei complessi plastici che metteremo in moto…»
E qualche riga più avanti (pag. 93): «…Il parolibero Marinetti, al quale noi mostrammo i nostri primi complessi plastici ci disse con entusiasmo «L’arte, prima di noi, fu ricordo, rievocazione angosciosa di un Oggetto perduto (felicità, amore, paesaggio) perciò nostalgia, statica, dolore, lontananza.
«Col Futurismo invece, l’arte diventa arte-azione, cioè volontà, ottimismo, aggressione, possesso, penetrazione, gioia, realtà brutale nell’arte (Es: onomatopee – Es: intona-rumori = motori), splendore geometrico delle forze, proiezione in avanti.
«Dunque l’arte diventa Presenza, nuovo Oggetto, nuova realtà creata cogli elementi astratti dell’universo. Le mani dell’artista passatista soffrivano per l’Oggetto perduto; le nostre mani spasimano per un nuovo Oggetto da creare.
«Ecco perché il nuovo Oggetto (complesso plastico) appare miracolosamente fra le vostre.»
I curatori della mostra Nicoletta Boschiero e Federico Zanoner.
L’idea di autopromozione prende piede grazie all’editoria e alla corrispondenza, testimoniata nel percorso espositivo attraverso documenti e fotografie che mostrano la genesi di un manifesto che cambia per sempre il senso di marcia del movimento futurista, orientato verso un’attività ricostruttiva, operosa, lontana dalla pars destruens della prima fase futurista.
Opere dei due maggiori Futuristi sono in mostra unitamente a un album che racconta la vita di Depero a Roma nel biennio 1915-1916.
Balla progettò e realizzò l’intero arredamento della sua Casa d’arte, Depero invece con la produzione di arazzi e cuscini creò uno spazio per realizzare oggetti d’arte, mobili, giocattoli, maquette caratterizzati da strutture essenziali e da linee dinamiche.
E a proposito dei giocattoli, la curatrice ci informa che alcuni di essi si trovano attualmente a Messina in un’importante esposizione che sta per concludersi, ma dalla prossima settimana verranno esposti a Casa Depero, assieme a quattro grandi arazzi di Balla, anch’essi di rientro dalla grande mostra siciliana.
Giacomo Balla - Linee forza di paesaggio giardino - 1918.
Ecco come viene descritto nel manifesto il Giocattolo futurista (pag. 95 del sopra citato libro).
«Nei giochi e nei giocattoli, come in tutte le manifestazioni passatiste, non c’è che grottesca imitazione, timidezza, (trenini, carrozzini, pupazzi immobili, caricature cretine d’oggetti domestici), antiginnastici o monotoni, solamente atti a istupidire ed avvilire il bambino.
«Per mezzo di complessi plastici noi costruiremo dei giocattoli che abitueranno il bambino: 1. a ridere apertissimamente (per effetto di trucchi esageratamente buffi); 2. all’elasticità massima (senza ricorrere a lanci di proiettili, frustate, punture improvvise, ecc.); 3. Allo slancio immaginativo (mediante giocattoli fantastici da vedere con lenti; cassettine da aprirsi di notte, da cui scoppieranno meraviglie pirotecniche; congegni in trasformazione, ecc.); 4. a tendere infinitamente e ad agilizzare la sensibilità (nel dominio sconfinato dei rumori, odori, colori, più intensi, più acuti, più eccitanti); 5. al coraggio fisico, alla lotta e alla GUERRA (mediante giocattoli enormi che agiranno all’aperto, pericolosi, aggressivi).
«Il giocattolo futurista sarà utilissimo anche all’adulto, poiché lo manterrà giovane, agile, festante, disinvolto, pronto a tutto, instancabile, istintivo e intuitivo.»
In mostra anche «Il ritratto della marchesa Casati», un complesso plastico di Balla del quale esistono solo le sequenze fotografiche.
Il progetto è stato ricostruito da alcuni studenti del Liceo artistico Depero di Rovereto: Chiara Marchel, Giulia Tomasoni, Eleonora Vergari, Sara Zandonai, con il coordinamento delle insegnanti Tiziana Pretto e Luisa Vanzetta.
Il rifacimento dell’opera rinnova una delle numerose collaborazioni del Mart con i soggetti del territorio e favorisce la conoscenza dei documenti conservati presso l’Archivio del ’900 del Museo.
Daniela Larentis - [email protected]
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