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Guido Bottazzo, un artista poliedrico – Di Daniela Larentis

Architetto, designer, pittore, colleziona premi e successi in Italia e all’estero, reduce dalla mostra internazionale di arte «Passaggi di luce» a Venezia»

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Avevamo avuto modo di incontrare Guido Bottazzo, pittore, architetto e giovane designer italiano di successo, a Venezia, in occasione dell’inaugurazione della mostra internazionale di arte contemporanea intitolata «Passaggi di luce», allestita a Palazzo Zenobio, un prestigioso evento curato da Loredana Trestin e Federico Caloi.
Affascinati dalla sua opera e incuriositi dalla sua personalità poliedrica, lo abbiamo intervistato.
 

 
Lei è un architetto eclettico, è un eccellente designer, è anche pittore, ha studiato e vissuto in California, cosa ricorda dell’esperienza americana?
«L'esperienza americana è stata in una sola parola esagerata. Gli americani sono così, non hanno mezze misure e quando decidono di fare qualcosa non si pongono limiti, pigiano tutto l'acceleratore a tavoletta e mirano ad un risultato finale di massimo livello.
«In questo la loro filosofia è quella di non cedere a compromessi, l'importante è essere al top. Ricordo le innumerevoli nottate passate sui disegni, la ferrea etica lavorativa che ci veniva insegnata e le contaminazioni che uno studente di design degli autoveicoli come me poteva ricevere gratuitamente studiando il lavoro di talentuosi creativi attivi nel mondo del cinema e dell'intrattenimento.
«Sicuramente devo moltissima della mia preparazione di oggi ad Art Center College of Design e ai suoi docenti nella gran maggioranza affermati professionisti di caratura internazionale.»
 
Quando è nata la passione per il design e qual è la sua formazione?
«La mia passione per il design è nata prima a livello inconscio in giovane età probabilmente dall'aver osservato il lavoro di mio nonno Giovanni, inventore di macchinari agricoli, e più tardi a un livello più maturo negli atenei veneziani dove tra un progetto di architettura e l'altro disegnavo veicoli e oggetti per la mobilità delle persone ponendo grande attenzione all'aspetto estetico e formale.
«Proprio questi progetti più trasversali e liberi mi hanno aperto gli occhi sulla direzione che avrei poi intrapreso dopo la laurea in architettura: un master in design dell' automobile nella città forse più vicina al mondo degli autotrasporti: Los Angeles con le sue freeway ed il suo traffico intermittente.»
 

 
Sketching, Design e Paintings,  può spiegarne il significato? Quali sono le tecniche da lei utilizzate attraverso le quali il disegno prende forma?
«Sketching, Design, Paintings sono tre diverse forme che il disegno può prendere: Sketching è una tecnica che consiste nel realizzare bozzetti veloci a mano libera su qualsiasi media, con l'obiettivo di visualizzare idee, forme o emozioni.
«Gli sketches sono schizzi, e vanno realizzati di getto, senza pensarci troppo, cercando il massimo dialogo tra la matita e la mente. Design si riferisce nel mio caso al disegno industriale, e quindi al disegno messo al servizio di quest'ultimo: si tratta di disegni accurati, spesso renderizzati con il colore e in grado di descrivere un oggetto con l'uso delle proiezioni ortogonali, le assonometrie e le prospettive.
«Paintings, ovvero dipinti è una coniugazione artistica del disegno che diventa semplicemente segni, pennellate o tratti in grado si emozionare e fare arte.
«La pittura ancora può essere realizzata in modo tradizionale, con pennelli e colori acrilici o ad olio, oppure può diventare anche digitale con l'uso della tavoletta grafica che consente di utilizzare il computer e i processi di stampa per realizzare opere artistiche moderne.»
 
Con il disegno si possono fare moltissime cose, che funzione ha il disegno nella nostra società?
«Il disegno nella nostra società è uno strumento di comunicazione che fa breccia sulla parte squisitamente visiva ed emozionale di ogni individuo. Sfruttandone le diverse sfaccettature si possono veicolare messaggi e conseguentemente informazioni in una modalità più diretta e veloce e conseguentemente efficace.
«A mio avviso nella nostra società il disegno deve esercitare un ruolo di intrattenimento ed in alternativa educativo e migliorativo, comunicando messaggi e favorendone l'apprendimento.»
 

 
Pur essendo giovane ha già collezionato prestigiosi premi, fra i numerosi che ha ricevuto quale le è rimasto più nel cuore?
«Sicuramente l'aver conquistato l'accesso all'Arsenale di Venezia all'interno del contest internazionale di arte contemporanea Premio Arte Laguna con l'opera La casa sull' Albero.
«Quest' opera è uno dei miei primi lavori di arte visiva e parla di un elicottero che terminato il suo ciclo vitale viene inghiottito dalla natura diventando un rifugio d' alta quota per l'uomo moderno.
«Incredibilmente due anni dopo averla dipinta fui contattato a direzionare lo studio del design di un elicottero le cui forme e proporzioni imposte ricordavano da vicino quelle dell'opera dipinta, divenuta curiosamente premonitrice».
 
Che consiglio si sentirebbe di dare a chi volesse avvicinarsi per la prima al mondo del Design?
«Consiglio ad un aspirante designer di essere eclettico, curioso, di coltivare l'arte del disegno senza la paura del giudizio di chi sostiene che di disegno non si possa vivere.
«Aggiungo l'importanza di frequentare una scuola dedicata in cui ci siano insegnanti di alto livello: capaci non solo di insegnare tecniche e rudimenti ma soprattutto di comunicare la passione e la dedizione verso un mestiere che rimane a mio avviso uno dei lavori tra i più affascinanti e difficili che esistano».
 

 
Lei è anche un apprezzato pittore, ha appena esposto una sua opera a «Passaggi di luce», la mostra internazionale di arte contemporanea allestita a Palazzo Zenobio, Venezia. Dipinge su tela con acrilico o usa anche l’olio? Quale tecnica predilige e perché?
«L' opera che ho esposto a Palazzo Zenobio in occasione della mostra Passaggi di Luce si chiama La Ville ed è un omaggio al lavoro del famoso architetto italiano Andrea Palladio, ideatore delle Ville Venete. L' opera è un mix di stampa d' inchiostri e pittura di acrilici, tecnica che attualmente sto perfezionando.
«Non ho finora mai usato i colori ad olio, in quanto ho la volontà di rendere veloce la creazione delle mie opere che si caratterizzano per le grandi dimensioni e per la presenza di numerosi dettagli.
«Non amo soffermarmi per troppo tempo su una singola opera, infatti il tempo è prezioso e sento di aver molto da esplorare e comunicare. I miei lavori artistici nascono per essere solisti in spazi ampi, e l'uso di pittura digitale, processi di stampa, pittura di acrilico, colori a cera e gesso mi permettono di rendere accettabili i tempi di realizzazione di una singola opera che mediamente sono di un mese.
«Probabilmente in futuro vorrò sperimentare anche l'uso dell'olio.»
 
Quali sono gli artisti che hanno maggiormente influenzato il suo lavoro?
«Da un lato il lavoro surrealista di Renè Magritte e Salvador Dalì, e dall'altro quello di figure più contemporanee attive nel design dell'intrattenimento e nell' architettura come il designer americano Scott Robertson e l'architetto inglese Sir Norman Foster».
 

 
Quali sono i soggetti da cui trae maggior ispirazione?
«Il mondo industriale moderno, i temi ambientali, l'individuo umano con tutta la sua complessa fragilità e unicità ed alcuni importanti eventi storici.»
 
Da artista come immagina il futuro dell’arte?
«Non riesco ad immaginarmi il futuro dell'arte. Credo che l'arte sia per natura libera e pertanto tutto può accadere.
«Sicuramente il futuro sarà fatto di maggior velocità ed efficienza, ma non sono in grado di prevedere se il futuro sarà più emozionante del presente.
«Per me arte significa emozionare ed emozionarsi e questo è quello che mi auguro accada anche nel mondo di domani.»
 
Sogni nel cassetto e progetti futuri?
«Nel breve periodo sogno di far crescere la mia professionalità di designer legandola a nomi eccellenti del design italiano ed internazionale: in particolare vorrei portare a compimento il concept di una sala operatoria che sto realizzando con l'appoggio della chirurga americana Barbara Bass.
«Un altro progetto futuro che voglio concretizzare è quello della mia prima mostra personale nella quale racconterò di come sketching, design e paintings possano essere fortemente legati e capaci di diventare contemporaneamente arte e spunti per migliorare la nostra realtà.
«Un mio sogno nel cassetto è quello di diventare docente di disegno in qualche ateneo, amo il mio lavoro e vorrei preparare le giovani generazioni di designers ad affrontare il futuro con capacità ed entusiasmo.»
 
Daniela Larentis - [email protected]
 

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