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«MOLO 51», il nuovo spazio espositivo di Bruno Lucchi

Dopo un accurato restauro ora è pronto ad accogliere le sculture dell’artista trentino. Di Daniela Larentis

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L’artista trentino Bruno Lucchi conta al suo attivo prestigiose esposizioni sia nazionali che internazionali (in Italia, Spagna, Francia, Belgio, Germania, Stai Uniti, Canada, Cina ecc.).
Ha ora aperto (l’inaugurazione si è tenuta nelle giornate del 3 e 4 ottobre) un nuovo spazio espositivo permanente denominato MOLO 51, a Levico Terme, via per Caldonazzo,21.
È lui stesso a parlarne: «I capannoni, costruiti negli anni sessanta, hanno un fascino che mi ha suggerito di utilizzarli non solo come un semplice deposito, pronto ad accogliere le sculture al rientro o in partenza per nuove esposizioni, ma anche come mostra permanente in grado di documentare il mio lavoro in modo il più possibile organico e completo».
MOLO 51, spiega, «come luogo di passaggio, di scarico e carico, ma anche e soprattutto di incontro e dialogo sui temi più ampi del fare arte, della necessità di bellezza che sempre sottende ad ogni espressione creativa».
 

 
L’opera scultorea di Bruno Lucchi, dal piccolo formato in terracotta alla formella in mosaico, dalle fusioni in bronzo alle istallazioni monumentali che si avvalgono dell’utilizzo di acciaio corten, interpreta l’instancabile ricerca di armonia tra l’uomo e lo spazio che lo circonda, dove la sua presenza muta e vitale si pone come fulcro senza tempo nella natura.
Una tensione tutta umanistica sostiene e caratterizza il lavoro dell’artista con coerenza esemplare, spaziando dalla figura androgina, richiamo di antiche mitologie dal forte significato totemico, fino alla produzione sacra, nella limpida e partecipe rappresentazione della storia cristiana.
La mostra permanente accoglie in modo ampio e documentato i passi successivi attraverso i quali lo scultore trentino ha condotto la propria ricerca, approdata alle realizzazioni di grande formato che hanno trovato visibilità nelle ultime recentissime mostre in Italia e all’estero e in particolare nella importante monografica del 2014 negli spazi interni ed esterni del MUSE di Trento, dove l’interazione con il paesaggio naturale ha trovato il massimo equilibrio espressivo.
 
Daniela Larentis – [email protected]

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