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Al Fogolar Furlan, con Nadia Ioriatti – Di Daniela Larentis

Ospite d’eccezione la critica teatrale Antonia Dalpiaz, la quale dialogando con l’autrice ha presentato il romanzo «Io, tinta di aria»

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Sabato 18 aprile 2015, il presidente del Fogolar Furlan di Trento Daniele Maurizio Bornancin ha invitato presso la sede di Viale dei Tigli Nadia Ioriatti, l’autrice del libro «Io, tinta di aria», edito da Curcu e Genovese.
Ospite d’eccezione la critica teatrale Antonia Dalpiaz, la quale lo ha illustrato, dialogando con la scrittrice e coinvolgendo emotivamente il folto pubblico presente in sala. Il romanzo è stato promosso in varie occasioni, si tratta di «un libro» sottolinea Dalpiaz «che non è fatto soltanto di emozioni, ma anche di verità».
Nadia Ioriatti da molti anni, ormai, divide la vita con una difficile compagna di viaggio, la sclerosi multipla, una terribile malattia che colpisce moltissime persone, soprattutto donne.
Lei, donna piena di risorse, attingendo alla sua grande creatività e alla sua grande forza interiore ha saputo reagire e lo ha fatto offrendo agli altri il bene più prezioso, la profondità e l’immediatezza dei propri pensieri.
Una presentazione, questa, che è stata davvero un arricchimento per tutti: Antonia Dalpiaz attraverso le sue emozionanti ed emozionate parole ci ha fatto conoscere l’autrice, ce ne ha delineato il carattere, raccontandoci vari episodi della sua infanzia e della sua dura esperienza, leggendo e commentando alcuni brani tratti dai racconti raccolti nel meraviglioso libro.

Nadia Ioriatti.

La nostra attenzione viene catturata dalle parole di una di queste micro-storie, intitolata «Maturità» (inizio pag. 105): «Ricomincia un anno. È tempo di bilanci personali. Sono un po’ malinconica, questa sera, ma qualcosa di buono si potrebbe conservare del tempo finora trascorso. O me ne sono fatta attraversare senza averne tratto qualcosa di utile?
«Sicuramente salverei l’esperienza accumulata, con tutto il tempo occorso poi per farla sedimentare. Tempo indispensabile per risanare ferite, allontanare ricordi amari, cristallizzare i dolori ed estrarne saggezza. Tempo che quando si è giovani si può anche sprecare. Tempo che i meno giovani distillerebbero. Credo si chiami maturità…»
 
Ci si rende subito conto, fin dal primo capitolo (quello citato è uno fra gli ultimi), che ci troviamo di fronte a una donna estremamente intelligente, a tratti ironica, talvolta arrabbiata, mai banale, vera, una persona dotata di una sensibilità superiore.
Siamo noi che dovremmo consolare lei, eppure stranamente accade il contrario, sembra sia lei a confortare noi, donandoci l’autenticità delle sue emozioni.
Ci si dovrebbe sentire spettatori di fronte a lei e a ciò che le è capitato, eppure proprio grazie a lei e alla potenza di quello che scrive la sensazione che si prova è un’altra: ci si sente smarriti.
Smarriti perché ci si rende consapevoli che la vita non è mai perfetta ed è proprio in quell’imperfezione che va ricercato il vero senso della nostra esistenza.
Gandhi diceva che «la vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia».
È questo pensiero che ci sfiora la mente leggendo il libro di Nadia Ioriatti, alla quale, approfittando dell’occasione, abbiamo posto alcune brevi domande.
 
Quando è nata la passione per la scrittura?
«A scuola. Avevo una maestra, una contessa decaduta, Anna Modl, la quale nutriva una grande passione per la bella scrittura, badava molto alla forma. Ci dava da svolgere dei pensierini, dove occorreva inventarsi qualcosa, ci offriva in questo modo l’opportunità di meditare, di sentirci liberi di esprimere i nostri pensieri.»
 
Cosa significa per lei scrivere?
Per me scrivere è una ricchezza straordinaria, avendo una malattia come la mia, la sclerosi multipla, è diventa una necessità, una valvola di sfogo.»
 
Come è nato questo libro e come è stato scelto il titolo «Io tinta di aria»?
«Come dicevo prima, il titolo è l’anagramma del mio nome, l’ho scelto perché mi rappresenta e mi sembrava molto poetico. Il libro è la raccolta dei miei pensieri che riguardano vari momenti della mia vita, sono testi pubblicati sulla rivista Questotrentino, su cui tengo una rubrica mensile.»
 
Che messaggio ha voluto trasmette attraverso questo libro e qual è l’aspetto più difficile di questa malattia, secondo la sua esperienza?
«Ho voluto trasmettere il messaggio che la vita non è facile, soprattutto per noi donne che soffriamo di questa malattia. Occorre avere coraggio.
«L’aspetto più difficile da accettare è l’idea che la malattia andrà avanti, che peggiorerà. Fino a quando sarò in grado di alzarmi autonomamente, di andare in bagno, di tornare a letto, la vita per me andrà bene.»
 
Quali sono i suoi interessi, oltre alla scrittura?
«Mi piace la musica, il teatro, il cinema, l’arte. Vado a teatro cinque, sei volte all’anno. Mi interessa anche la fotografia.»
 
Ha dei sogni nel cassetto?
«Viaggiare. Riuscire a trovare il modo di viaggiare ancora è per me un grande sogno.»
 
Daniela Larentis – [email protected]

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