Siamo tutti «accumulatori seriali» – Di Daniela Larentis
Con l’arrivo della primavera vien voglia di fare un po’ d’ordine non solo negli armadi ma dentro la propria testa
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Siamo tutti «accumulatori seriali». Stipiamo una gran quantità di cose non certo indispensabili dentro le nostre strabordanti case, nei nostri appartamenti traboccanti di futili oggetti accumulati nel tempo.
E ora è arrivata la primavera con i suoi variopinti fiori dalle mille fragranze ad accendere in noi una gran voglia di pulizia e rinnovamento.
È il momento in cui molti vengono presi dalla foga di svuotare gli armadi e liberare i cassetti, tirare a lucido i pavimenti di legno, sbattere i pesanti tappeti e lavare le interminabili tende.
Si pulisce a fondo la cucina, le porte, i vetri e gli infissi, come se l’impellente necessità di pulire casa, di disfarsi di un’infinità di vecchie suppellettili, di capi d’abbigliamento inutilizzati, di utensili inservibili, avesse a che fare con un altro profondo bisogno non meno urgente, quello di liberare la mente dal superfluo, da tutto ciò che abbiamo trattenuto inutilmente.
Quasi tutti o perlomeno molti hanno la capacità di conservare ciò che non serve a niente, come se accumulando tutta una serie di manufatti, di prodotti, queste persone riuscissero in qualche modo a migliorare la qualità della loro vita, dimenticando che tutto quello che non usano, che non ricordano di avere (o che non trovano all’occorrenza) è un qualcosa di cui possono assolutamente fare a meno.
Saper fare ordine è anche un atteggiamento mentale, lo sanno bene i disordinati cronici per i quali la vita è davvero dura di tanto in tanto.
Alcuni di loro sono convinti di non riuscire a trasformarsi in persone capaci di riordinare per cui ogni volta che tentano di mettere un po’ d’ordine nei loro armadi (nei loro pensieri e nella loro vita, talvolta) ricadono in tentazione e, al primo fallimento, finiscono con il rinunciarvi, continuando ad annaspare nel più totale disordine.
Tuttavia, pare che si possa assolutamente imparare l’arte del riordino, almeno stando a ciò che afferma una scrittrice di grande successo, la giapponese Marie Kondo, la quale nel suo libro intitolato «Il magico potere del riordino» (Antonio Vallardi Editore) insegna come trasformare i propri spazi e la propria vita.
In meglio, naturalmente.
Secondo l’autrice «riordinare deve essere un evento speciale, non una cosa da fare tutti i giorni» e questo, anche se lì per lì ci lascia alquanto sbigottiti, solleva il nostro animo e ci fa tirare un sospiro di sollievo.
Leggiamo a pag. 44 quanto detto a tal proposito: «Se pensate che riordinare sia una di quelle operazioni che vanno avanti in eterno, che si protraggono per giorni e giorni, fino a diventare un’attività predominante della nostra quotidianità, vi sbagliate di grosso».
Puntualizza poi: «Esistono due tipi di riordino: quello che si fa tutti i giorni e l’evento. Il riordino di tutti i giorni è ciò che si fa semplicemente rimettendo al proprio posto una cosa dopo averla usata. Finché continueremo a usare vestiti, libri o articoli di cancelleria, questo tipo di riordino farà sempre parte della nostra vita.
«Ciò di cui parlo in questo libro, invece, è il riordino inteso come evento, che dev’essere portato a termine il più velocemente possibile.
«Una volta compiuto questo riordino eccezionale come fosse un rito che capita una volta nella vita, vi ritroverete la casa pulita e ordinata e potrete finalmente godervi la vita dei vostri sogni.»
La Kondo invita i lettori a mettersi una mano sul cuore chiedendosi «se sia possibile provare il significato vero della parola felicità continuando a vivere quasi schiacciati dalle cose».
Qualche riga più avanti, sempre nello stesso capitolo, a un certo punto scrive: «…La maggior parte della gente elude quello che è il riordino eccezionale e si ostina a vivere in case che sono a tutti gli effetti ripostigli, conducendo giorno dopo giorno un’esistenza all’insegna del riordino quotidiano: più riordinano, più la casa è in disordine, e così si trascinano gli anni, e poi i decenni.
«Insomma, non è un’esagerazione, ma finché non si conclude la fase del riordino eccezionale, il riordino quotidiano è destinato a fallire. Al contrario, una volta terminato il riordino eccezionale, quando la dose quotidiana di riordino consisterà solo nel mettere al loro posto le cose dopo averle usate, lo faremo addirittura inconsapevolmente.»
Secondo l’autrice, citiamo testualmente, «l’importante è sperimentare uno stato di perfetto ordine almeno una volta», ossia basterebbe esaminare attentamente le proprie cose una per una al fine di decidere cosa debba essere eliminato o meno dalla nostra vita.
Il metodo proposto nel libro potrebbe rivelarsi davvero efficace, a patto che non si abbia a che fare con figli adolescenti (i quali annienterebbero tutti i vostri sforzi), a parer nostro.
Conservare ciò che dona un’emozione sembra essere un ottimo consiglio, mentre si decide di che cosa sbarazzarsi o meno, durante un riordino.
A pag. 60 la Kondo dà questa dritta: «Maneggiate le vostre cose una per una: conservate quelle che vi evocano una qualche emozione e buttate via le altre».
Il concetto pare un po’ vago, ma è la stessa Kondo a spiegare quanto segue: «La chiave sta nel toccare con mano. Non basta aprire l’armadio, dare un rapido sguardo agli abiti e decidere che più o meno vi piace tutto, è fondamentale maneggiarli uno per uno, e percependo la vostra reazione fisica vi renderete conto che cambia a seconda dell’indumento».
Per non doversi trovare nell’imbarazzo di dover scartar abiti di per sé ancora utilizzabili è bene non comprare troppo: è meglio acquistare pochi capi e poi sostituirli piuttosto che stipare negli armadi vestiti a non finire, cercando così di ridurre al massimo gli sprechi.
Tuttavia anche noi, tenendo conto di quanto detto, a proposito di conservare solo ciò che emoziona, rivolgendoci alle donne azzardiamo un consiglio: tenete solo un capo fra quelli datati che vi emozionano (doloroso ma necessario), regalando gli altri ai più bisognosi e rinnovando il guardaroba, di tanto in tanto (quando si ha voglia di novità è meglio cambiare il vestito che il marito…).
È certo che gioverà al vostro umore, anche se un po’ meno al vostro portafoglio (o a quello della vostra dolce metà, del cui malumore dopo l’acquisto non dovrete assolutamente preoccuparvi, si dice sia un effetto del tutto transitorio): l’importante è sempre non esagerare e usare il buonsenso…
Daniela Larentis – [email protected]
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