«Paesaggi nell'arte trentina»: 42 opere, 32 artisti coinvolti
Inaugurazione venerdì 10 aprile alle 17 allo Studio Rensi di via Marchetti a Trento
Dall'età ellenistica - in cui si avvia una pittura del paesaggio soprattutto per fini decorativi - alla Land art degli anni Settanta del Novecento - in cui il paesaggio naturale reale diviene oggetto di modificazioni artistiche con grandi installazioni che prevedono anche il deterioramento da parte degli agenti naturali delle installazioni stesse (vedi l’esperienza artistica di Arte Sella in Trentino) - il paesaggio non ha mai cessato di influenzare l'azione creativa dell'uomo, diventando via via simbolico, realistico, fantastico, ideale.
La mostra «Paesaggi nell'arte trentina», che si inaugura venerdì 10 aprile alle ore 17 presso lo Studio Rensi (in via Marchetti a Trento) rappresenta, pur senza pretese di completezza ed esaustività, una panoramica significativa dell'attenzione privilegiata dedicata da alcuni tra i più rappresentativi artisti trentini dalla fine dell'Ottocento ai giorni nostri al soggetto paesaggistico, nelle sue varie sfaccettature.
La mostra segue di un anno un'altra esposizione collettiva, dedicata l'anno scorso al tema religioso nell'arte trentina («I segni del sacro»), ribadendo la volontà dello studio fotografico gestito da Claudio Rensi (in continuità elettiva col fondatore, il padre Rodolfo) di porsi come luogo d'incontro tra la ricerca pittorica, fotografica e plastica nella città di Trento, in dialogo con le mostre curate dalle gallerie e dai musei d'arte pubblici nel nostro territorio provinciale.
Trentadue gli artisti coinvolti, con 42 opere prestate da collezionisti privati (in alcuni casi familiari o dagli stessi artisti viventi):da Basilio Armani ad Eugenio Prati, da Bartolomeo Bezzi a Umberto Moggioli (del quale è esposto un paesaggio della campagna veronese del 1916 probabilmente inedito), da Gino Pancheri a Carlo Bonacina, da Luigi Bonazza a Remo Wolf, da Dallabrida a Guido Polo, da Aldo Schmid (del periodo figurativo) a Giuliano Orsingher, dalle tre generazioni di fotografi Rensi a Faganello e Zotta.
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