Incontro con Dürer e Vittorio Sgarbi – Di Daniela Larentis
Al teatro comunale di Segonzano l’illustre critico d’arte ha tenuto sabato 7 marzo 2015 una conferenza sui paesaggi alpini
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In seno agli eventi culturali organizzati in questi giorni in Valle di Cembra (il Convegno di studi intitolato «Dürer - Artisti in viaggio tra Germania e Italia da Dürer a Canova», vedasi cartolina a pié di pagina), un ospite davvero illustre, Vittorio Sgarbi, nella serata di sabato 7 marzo 2015 ha tenuto al teatro comunale di Segonzano, dialogando con un altro stimato critico d’arte, Paolo Zammatteo, un’interessantissima conferenza sui paesaggi alpini.
A dare il benvenuto agli ospiti in sala l’Assessore alla cultura del Comune di Segonzano, Cristina Ferrai.
Detti eventi si ricollegano al pittore considerato il massimo esponente della pittura tedesca rinascimentale, Albrecht Dürer.
Il genio del rinascimento tedesco fece, sul finire del 1400 (era il 1494), un viaggio da Norimberga a Venezia.
Deviando a un certo punto il tragitto transitò per la Val di Cembra e realizzò poi, testimoniando quel passaggio, sei meravigliosi acquerelli.
Vittorio Sgarbi ha offerto una personale lettura del Dürer comparata con altri autori, una figura, quella del famoso artista tedesco, «paragonabile solo a Leonardo per quantità d’impresa e per intelligenza» come lui ha sottolineato nel discorso iniziale, incantando, attraverso le sue esaustive spiegazioni durante tutta la serata, il folto pubblico presente in sala.
Ha affrontato in maniera approfondita e dettagliatail tema trattato, coinvolgendo emotivamente i presenti, tuttavia senza rinunciare alla sua proverbiale ironia.
Intervenendo in maniera scherzosa, ha affermato che si fida maggiormente del governo trentino rispetto a quello italiano, dicendo che il Trentino è una terra ideale e che qui potrebbe portare la sua collezione di 500 opere d'arte (a Palazzo delle Albere, ha specificato), ironizzando poi sul Muse.
Parlando dell’importanza della musica e della pittura, ha rimarcato il fatto che esse abbiano un vantaggio «che non viene evidentemente inteso dai nostri legislatori, e cioè che sono libri universali.»
Ha infine cittao un suo libro («Il tesoro d’Italia – la lunga avventura dell’arte», edito da Bompiani: fa parte di una raccolta di quattro volumi rivolta a tutti coloro che vogliono approfondire gli aspetti meno conosciuti dell’arte), in cui vengono presentati degli artisti non conosciuti ma assolutamente straordinari, definiti artisti minori, i quali sono meno noti, ma altrettanto notevoli di altri più conosciuti.
Riferendosi agli artisti ha fatto una ripartizione, dicendo che «ci sono artisti notevoli e noti, artisti notevoli e ignoti o poco noti e artisti noti e non notevoli».
Si tende, come ha rimarcato, a considerare minori artisti che sono solo poco noti, fa l’esempio del pittore Cristoforo Scacco, un pittore paragonandolo per grandezza al Mantegna.
Ha concluso la serata scherzando sui giovani e dicendo che nessuno di loro, o quasi, sappia più cosa sia il Carpaccio. Pochi di loro, infatti, collegano questo nome al noto pittore italiano, pensando invece al piatto a base di fettine di carne che Cipriani inventò nella seconda metà del Novecento (attorno al 1950), preparandolo, pare, per la contessa Amalia Nani Mocenigo. Più o meno la stessa sorte riservata al Bellini…
Daniela Larentis – [email protected]
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