Alla riscoperta dell’appassionante figura di Ermete Bonapace – Di Daniela Larentis
Opere dello scultore trentino sono esposte a Palazzo Roccabruna di Trento, in una prestigiosa mostra a cura di Mario Cossali e Katia Fortarel
>
Nella splendida ambientazione di Palazzo Roccabruna, a Trento, venerdì 27 febbraio 2015 è stata inaugurata, alla presenza del Direttore Fondazione Museo storico del Trentino, Giuseppe Ferrandi, e del Segretario generale della Camera di Commercio di Trento, Mauro Leveghi, la mostra sull’opera di Ermete Bonapace intitolata «L’arte per la vita», a cura di Mario Cossali e Katia Fortarel.
Ci sono accostamenti particolari in questa mostra che rimarrà aperta al pubblico fino al 12 aprile 2015, come l’esposizione del busto di Benito Mussolini e di Cesare Battisti, per esempio, «una scelta che potrebbe oggi suscitare qualche perplessità, solo in chi non si è accostato alla storia», osserva nel suo intervento Giuseppe Ferrandi, facendo presente quanto queste figure appartengano a una dimensione del vissuto di alcune generazioni e della storia del Novecento.
Sia la figura di Cesare Battisti che quella del Duce furono infatti più volte raffigurate, durante la sua attività artistica, dallo scultore trentino.
Ma chi era Ermete Bonapace?
«Una domanda che appare legittima nonostante l’importanza artistica e il ruolo avuto all’interno della società trentina del periodo fra le due guerre» evidenzia il direttore del Museo storico del Trentino, nella prefazione contenuta nell’esaustivo volume proposto, un libro che è «un viaggio attraverso l’arte, la storia e la cultura del Trentino».
Come sottolinea nel discorso d’inaugurazione «il catalogo, non è semplicemente uno strumento integrativo della mostra, ma un punto di approdo, esso può aprire delle riflessioni anche molto importanti».
«La figura di Ermete Bonapace è una figura dimenticata, – spiega poi il curatore Mario Cossali. L’esposizione, nata a seguito della richiesta della famiglia Bonapace (i figli e i nipoti erano tutti presenti all’evento). – Ha una funzione immediata e cioè quella di far uscire dall’oblio un personaggio che ha avuto un ruolo notevole nella vita di Trento, del Trentino e delle arti del Trentino.»
Ci ricorda che Bonapace «è stato un po’ simbolo, nonostante tante cose che sono successe dopo, di questo intreccio di culture che è stato il Trentino tra Ottocento e Novecento».
Egli era insegnante, aveva studiato in tre Accademie, fra cui quella di Vienna, inoltre «è stato Segretario del Sindacato Artisti – aggiunge – insieme ai principali artisti emersi dal nostro panorama, come Bonazza, Depero, Pancheri ecc.»
In una delle prime pagine del catalogo, lo stesso curatore evidenzia quanto segue.
«Rivisitare la figura e l’opera di Ermete Bonapace assume oggi più significati: in primis quello piacevole della imprevista scoperta mescolato a quello per certi aspetti malinconico della consapevolezza dell’efficacia nel tempo della coltre dell’oblio, poi certo la constatazione di rivalutare e riportare alla luce un gesto plastico spesso di originale impronta.
«A seguire la ricerca riguardo al ruolo avuto da Bonapace nella monumentistica del primo dopoguerra, seppur nei condizionamenti della montante retorica del Regime, ma anche nella ruvida memoria della prigionia e del cameratismo solidale ad essa strettamente legato, infine la ripresa storica della sua vivace ed eclettica presenza come operatore e organizzatore culturale in un contesto di glorie artistiche sospirate e di invidie continuamente incombenti.»
Durante il percorso espositivo la nostra attenzione viene catturata un po’da tutte le meravigliose sculture esposte, in particolar modo ci soffermiamo a osservare l’intensa figura del Cristo (opera intitolata «Cristo», 1926).
Nel catalogo, la curatrice Katia Fortarel riferendosi all’opera commenta: «Le notevoli affinità riscontrabili con il mezzo busto di Cristo collocato sull’acquasantiera sita nella Chiesa del Santissimo Sacramento di Trento inducono a ritenere possibile che quest’ultimo possa essere il modello preparatorio per quest’opera.
«Consultando il diario dello scultore nelle pagine risalenti al periodo tra marzo e maggio del 1926 però, si trovano riferimenti all’esecuzione di tre sculture di Cristo. Due di queste potrebbero essere identificabili con il gesso e il marmo qui presentati, mentre un’altra potrebbe essere quella esposta alla I Mostra d’arte del gruppo trentino d’avanguardia tenutasi presso il Palazzo del Governo di Trento nell’ottobre 1929 oppure quella esposta alla II Mostra d’arte del sindacato regionale svoltasi a Trento nel 1930.»
Chiediamo infine a uno dei figli dell’artista, Vittorio Bonapace, di condividere con noi un ricordo del padre (nella foto qui sopra è ritratto con quasi tutti i suoi fratelli, tutti viventi), un episodio particolare che gli è rimasto impresso nella memoria. «Avevo circa otto-dieci anni» racconta, «quando ricevetti un sonoro ceffone da mio padre, il quale mi aveva sorpreso sbirciare dalla tenda la modella che stava posando nuda per una sua scultura, fra l’altro esposta in questa stessa mostra» (si tratterebbe dell’opera intitolata «Frammento», 1941, gesso dipinto).
È con voce emozionata che prosegue il racconto, mentre i ricordi affiorano pian piano.
«Amavo molto osservarlo, quando lavorava, lo aiutavo come potevo, mescolavo con lui il gesso, lo seguivo nelle mostre. A casa mia arrivavano vari artisti, fra cui il Dallabrida, il quale si fermava spesso a pranzo. Per sdebitarsi è capitato che si portasse appresso qualche quadro da offrire in dono, ma mio padre poi glielo infilava nuovamente nella sacca. Non ha mai accettato nulla.»
A proposito dell’opera intitolata Frammento, nel catalogo Mario Cossali la descrive come segue. «Questa figura di nudo femminile [foto inconfondibile in alto - NdR] il segno plastico originale, personale, ritrovato in una posa aggraziata e seduttiva sia nel leggero accavallarsi delle gambe che nel mistero suadente dello sguardo. Qui come altrove nelle opere dello stesso genere si nota quella certa doppiezza di ispirazione di Bonapace, che sa comunque estrarre dalla materia una propria vena lirica, meditata».
Una figura appassionante, quella di Ermete Bonapace, che vale certamente la pena di riscoprire cogliendo la preziosa opportunità offerta dalla mostra.
Daniela Larentis - [email protected]
Orari della mostra (ingresso gratuito)
martedì e mercoledì: 9.00-12.00/15.00-17.00
giovedì e venerdì: 9.00-12.00/15.00-20.00
sabato: 17.00-20.00
Commenti (0 inviato)
Invia il tuo commento