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«Opere», la personale di Maurizio Boscheri – Di Daniela Larentis

Inaugurata a Trento sabato presso Grand Hotel Trento, si protrarrà fino a marzo 2015

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Maurizio Boscheri è un noto artista trentino, un instancabile viaggiatore, i cui lavori sono presenti in numerose collezioni private, musei e istituzioni, conosciuto sia in territorio nazionale che internazionale.
Molti sono i successi raccolti nella sua ventennale attività. Nel 2011 partecipa alla 54ª Biennale di Venezia, «L’arte non è cosa nostra» a cura di Vittorio Sgarbi nel Padiglione Italia, è inoltre inserito fra gli artisti internazionali più significativi in diverse importanti pubblicazioni. Ricordiamo «Animali nell’Arte», Skira Editore, con prefazione di Vittorio Sgarbi e commento critico di Vladek Cwalinskj e il volume curato da Vittorio Sgarbi «Lo stato dell’arte», 2012, con l’opera «Air-cadia» commentata da Giorgia Cassini.
È poi citato da Maurizio Scudiero tra i pittori trentini contemporanei nel volume «Arte trentina del Novecento». 
 

 
Dopo BioDiversitArt, la prestigiosa personale ospitata durante la scorsa estate presso il Muse, Museo delle Scienze di Trento, curata da Mario Liberali e corredata da un ampio catalogo con testo critico di Giorgia Cassini e consulenza scientifica di Osvaldo Negra (vedi nostro servizio), è stata presentata a Trento una nuova esposizione dal titolo «Opere» presso Grand Hotel Trento, a cura di Nicoletta Tamanini e Nicola Cicchelli (la mostra, inaugurata davanti a un folto pubblico sabato 17 gennaio alle ore 18.00, si protrarrà fino al 22 marzo 2015).
La ventina di opere rappresentano un misterioso viaggio nel rigoglioso mondo di Maurizio Boscheri, il quale attraverso la sua grande creatività riesce a catturare la magia di animali esotici e di paesaggi lontani, trasferendola magistralmente sulle sue tele.  
Il percorso espositivo pare essere un invito a staccare la mente dalla corsa frenetica al benessere materiale per lasciarsi trascinare dentro un vortice di luce e colore, entro cui ritrovare il contatto con una natura selvaggia, non addomesticata.  
  

 
Gli animali e le piante da lui ritratti, specie spesso in via di estinzione, non sono solo belli da vedere (ogni dipinto trasmette sensazioni diverse e costituisce uno spettacolare omaggio alla biodiversità), ma a nostro avviso rimandano a considerazioni sull’ambiente e sulla sua difesa, sulla dignità di tutti gli esseri viventi e sull’uomo, sollevando questioni anche di carattere filosofico-ambientale (per esempio ci si potrebbe chiedere, guardandoli, se sia giusto considerare ancora come valore assoluto l’unicità dell’uomo, subordinando ai suoi bisogni ogni riflessione su ambiente ed esseri viventi, se poi gli animali domestici possano essere messi sullo stesso piano di quelli selvatici e via dicendo).
Gli animali ritratti nei quadri di Boscheri sembrano voler ricordare a noi visitatori che essi non sono «uomini», i loro comportamenti e le loro esigenze non sono i nostri e noi non siamo i loro giudici e nemmeno i loro padroni (al contrario, sono proprio loro a dare la sensazione di volerci scrutare a fondo, con quegli occhi vigili e indagatori).
Nell’occasione della mostra, abbiamo posto alcune domande a Maurizio Boscheri.
 

 
Quali animali preferisce fra quelli che dipinge e perché?
«Direi i lemuri. Nel 1995 sono stato in Madagascar e l’incontro con questi animali mi ha toccato profondamente, tanto che al mio rientro ho sofferto del cosiddetto mal d’Africa.
«Il viaggio e il contatto con questi animali dolcissimi e unici mi hanno cambiato. I lemuri, endemici del Madagascar (vivono solo qui), sono animali che cantano al sorgere del sole.
«Ascoltando il loro canto è impossibile non lasciarsi coinvolgere emotivamente. Incontrarli è stato sconvolgente.»
 
Che rapporto ha con i suoi quadri, ha difficoltà a staccarsi dalle sue opere?
«Io quando dipingo un quadro è un po’ come se stessi partorendo un figlio. Una volta finito però riesco a staccarmene senza provare dispiacere, forse perché nella mia testa si rincorrono sempre nuove idee, nuovi soggetti da ritrarre e mi sembra naturale non nutrire attaccamento per ognuno di loro.
«Non sono interessato ad accumulare, per me dipingere è una missione, un’esigenza, una grande passione che mi coinvolge a 360 gradi.»
 

 
Si nasce artisti o si diventa?
«Si nasce. Mi piaceva dipingere e disegnare fin da bambino e già allora amavo molto gli animali. Ho iniziato a studiarli all’età di dieci anni. A 42 anni ho riscoperto la grande passione per la pittura, perfezionandola e dedicandomi ad essa con costanza.
«Ciò che dipingevo, ossia l’idea del quadro e la composizione, era già dentro di me, bastava solo esternarlo.»
 
C’è qualche luogo in particolare che vorrebbe rivedere presto e qualche altro animale che vorrebbe dipingere?
«Tornare in Madagascar sicuramente. Poi, mi piacerebbe andare in Nuova Zelanda e dipingere un pappagallo, il Kakapo, una specie in via di estinzione che ho già dipinto nel 1996 e che vorrei vedere dal vivo (quando lo dipinsi ve ne erano solo 74 esemplari al mondo). Per quanto riguarda altri animali l’elenco sarebbe troppo lungo…»
 
Come sceglie gli animali da dipingere?
«Prediligo ritrarre animali rari e in via d’estinzione. Per quanto riguarda quali, dipende dal periodo. In periodi particolari sono legato più al colore (periodo rosa, periodo azzurro o blu) oppure alla specie: dipingo tigri oppure lupi ecc.. Il numero di animali che ritraggo nelle tele spesso è frutto invece di scelte che riguardano la composizione.»  
 
Una cosa è certa: i quadri di Maurizio Boscheri non lasciano indifferenti. Le sue coloratissime opere oltre a piacere a noi suggeriscono un pensiero preciso: l’ambiente è una comunità biotica ed è necessario cercare di preservarne l’integrità e la bellezza. 
 
Daniela Larentis – [email protected]
 

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