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E vissero sempre felici e contenti – Di Daniela Larentis

Accade nelle favole dove non si parla solo di amore, ma spesso anche di amicizia

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Si sa, nel mondo che noi tutti conosciamo difficilmente trionfa la giustizia, ma nelle fiabe la bontà viene sempre premiata e la cattiveria punita.
Vogliamo crederci almeno a Natale, una giornata a cui tutti piace sentirsi più o meno buoni e in cui si dà spazio maggiormente agli affetti più cari, all’amicizia.
Proprio ora si trova il tempo, infatti, per telefonare ai vecchi amici, si riallacciano rapporti, ci si rincontra.
Le fiabe sono tantissime (pensiamo a quelle di Perrault, dei Fratelli Grimm, di Andersen e di molti altri autori, ma anche a tutte quelle provenienti da paesi lontani, ce ne sono di antichissime).
Molte, nel passato, furono raccontate per secoli ancor prima di essere trascritte (pensiamo ai cantastorie).
Le fiabe avevano infatti la funzione di divertire l’ascoltatore e al contempo di dare un insegnamento (Cappuccetto Rosso, per esempio, una fiaba che noi tutti abbiamo presente, trasmette un messaggio, quello di non dare confidenza agli estranei).
Molti personaggi fiabeschi sono vittime di incantesimi, come quella che abbiamo scelto di ricordare, non tanto per l’ambientazione (non affatto natalizia), ma per il tema trattato, essa infatti non parla solo della solita prevedibile storia d’amore, ma anche di amicizia, quell’affetto sincero e profondo che dà sapore alla vita e che a Natale più che mai riscalda il cuore.

Si tratta di quella intitolata «Il Principe Ranocchio», scritta per la prima volta dai Fratelli Grimm all’inizio del XIX secolo (esistono varie versioni di questa fiaba assai diffusa in molti paesi europei).
Essa narra di una principessa che era solita giocare a palla vicino a un pozzo, nel bel mezzo di un bosco.
Uno sfortunato giorno detta palla cadde proprio nel pozzo, causando il pianto irrefrenabile della fanciulla.
Si dà il caso che un ranocchio, sentendola disperare, le chiese il motivo del suo sconforto e lei gli rispose che era dovuto alla perdita della palla, gli raccontò di averla persa e dove era finita.
Il ranocchio a quel punto le domandò cosa lei gli avrebbe dato qualora fosse riuscito a riportargliela e la principessa rispose che gli avrebbe consegnato qualsiasi cosa, perfino la sua corona.
Il furbone le disse che non voleva affatto i suoi beni, né tantomeno la sua corona, l’unica cosa che chiedeva era la sua amicizia, il suo amore, quindi avrebbe voluto essere amato da lei e poter andare a vivere insieme.
La stolta fanciulla, pur di riottenere la palla acconsentì, così il ranocchio si tuffò nel pozzo e gliela riportò. Lei la prese e di corsa tornò a palazzo, lasciando indietro il poveretto.

Il giorno seguente il ranocchio bussò alla porta del palazzo reale, ma la principessa non gli aprì.
Il padre chiese spiegazioni alla figlia e, dopo aver appreso quello che era accaduto, le disse che avrebbe dovuto onorare la parola data, così lo fece entrare, suo malgrado.
La principessa però iniziò a trattarlo malamente, tanto che a un certo punto, in risposta alla richiesta di dormire nel suo letto, lei lo sbatté stizzita addirittura contro un muro.
A quel punto l’orripilante ranocchio si trasformò in un principe (in un bellissimo principe), il quale raccontò alla fanciulla la sua triste storia.

Nel libro intitolato «Fiabe da tutto il mondo» narrate da Neil Philip (edizioni San Paolo) ecco come l’autore descrive il finale: «Sono stato mutato in ranocchio da una strega, – spiegò. – Ma la tua promessa d’amore ha rotto l’incantesimo! Adesso dormiamo e domani mattina andremo nel mio regno.»
E poi prosegue la narrazione.
«La mattina dopo arrivò una carrozza. Il cocchiere era Enrico, il vecchio servitore del principe, che aveva avuto un tale dolore quando il suo signore era stato trasformato in ranocchio, che un fabbro gli aveva dovuto mettere tre cerchi di ferro intorno al cuore per evitare che scoppiasse.
«Mentre andavano in carrozza, il principe e la principessa udirono uno schianto. Il principe gridò: Enrico, la carrozza si sta rompendo!.
«Non è la carrozza, signore, – rispose Enrico. – È un cerchio di ferro che avevo intorno al cuore!»
«Per altre due volte udirono uno schianto e ogni volta pensarono che la carrozza si stesse sfasciando, ma era solo un cerchio di ferro che saltava via dal cuore del vecchio Enrico, per la felicità».

La fanciulla più che buona, a nostro avviso, pare sia stata imbarazzata dalla promessa strappatale dal ranocchio, il quale peraltro si è dimostrato furbo, in quanto ha colto la palla al balzo cercando di sfruttare la ghiotta occasione per poter rompere l’incantesimo (poco importa se poi si è tramutato in un principe, il rapporto fra i due risulta minato all’origine, in quanto nasce comunque da un ricatto).
Qui l’unico davvero buono, disinteressato, a noi pare sia stato Enrico, il vecchio servitore del principe. Un vero amico.
Chissà se il principe se ne sarà reso conto, occupato come sarà stato ad accalappiare la principessa e a convolare a nozze.
Come lui, anche nella vita reale ci sono alcune persone che si dimostrano leali e sinceramente affezionate a chi ha la fortuna di incontrarle.
Non saranno molte, ma alcune senza dubbio. Il mondo non è popolato solo da opportunisti, da gente meschina e approfittatrice.
Ci sono anche persone disinteressate, capaci di provare sentimenti autentici e profondi.
Ed è a loro che vogliamo dedicare questa fiaba.

Daniela Larentis – [email protected]

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