«Paesaggio e psiche», il convegno tenuto al MART di Rovereto
L’umanità, da sempre, modifica il paesaggio e dunque, guardando le forme e le modalità che si sono stratificate nel territorio, possiamo leggere la sua storia
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Nella Sala conferenze del MART di Rovereto si è tenuto, nel pomeriggio di martedì 11 novembre 2014, un convegno intitolato «Paesaggio e psiche», organizzato in collaborazione con la rivista «Trasporti e cultura» (coordinatrice scientifica, Laura Facchinelli, direttrice della rivista) e dedicato alla relazione tra uomo l’ambiente che lo circonda.
Si tratta di un progetto curato dalla testata quadrimestrale di architettura delle infrastrutture nel paesaggio, col Gruppo di Studio Paesaggi Futuri, che ha sede a Venezia.
È importante considerare che l’umanità, da sempre, modifica il paesaggio e dunque, guardando le forme e le modalità che si sono stratificate nel territorio, possiamo leggere la sua storia e comprendiamo, oggi, chi siamo e qual è la nostra concezione del mondo.
Al tempo stesso, l’uomo subisce l’influenza del luogo che percepisce con la vista e gli altri sensi: lo vive sul piano emotivo, con conseguenze sullo stato psicofisico.
Veronica Caciolli, curatrice MART della mostra «Perduti nel paesaggio» e «Scenario di terra», dopo il saluto istituzionale e la presentazione dei relatori presenti in sala (Marino Bonaiuto, direttore del Centro Interuniversitario di Ricerca in Psicologia Ambientale – Sapienza Università di Roma, Enzo Siviero, docente di Tecnica delle Costruzioni – Università Iuav, Venezia, Mirella Siragusa, psicologa psicoterapeuta) ha lasciato la parola a Laura Facchinelli, promotrice del convegno, la quale ha spiegato a grandi linee la finalità dell’incontro.
Innanzitutto è stata fatta una prima considerazione e cioè che il paesaggio si trasforma soprattutto in conseguenza delle nuove costruzioni che vengono realizzate. Molto spesso però coloro che progettano un edificio non si curano (o si curano poco) dell’effetto che la loro opera determina nel paesaggio naturale e nello spazio urbano dove tutti noi viviamo.
Il convegno ha avuto lo scopo proprio di evidenziare l’esistenza di altri punti di vista, quello per esempio delle persone che vivono i luoghi, in particolar modo ha presentato quello degli artisti (i quali si esprimono attraverso le arti visive, ma non solo) che, con la loro sensibilità, hanno saputo «captare» la qualità dei luoghi, la bellezza o la disarmonia, l’empatia o il disagio e hanno saputo rappresentare le emozioni rendendole comprensibili ed esplicite.
Dall’altro gli esperti di psicologia hanno analizzato la relazione fra persona e paesaggio in termini di emozioni, di benessere o di stress, e dunque di qualità della vita. Sono state quindi messe in evidenza le intuizioni di artisti dell’Ottocento, come i pittori Friedrich, Joseph Mallord William Turner, Courbet, Giovanni Fattori, Claude Monet, Van Gogh, Edvard Munch, fino ad arrivare al Novecento con Boccioni, Vasilij Kandinskij, Marc Chagall, George Grosz, Giorgio De Chirico, Mario Sironi, Alberto Burri, Edward Hopper, Anselm Kiefer e le videoinstallazioni di Fabrizio Plessi, opere di grande impatto emotivo.
Poi sono state presentate le opere di artisti contemporanei, fra le quali ricordiamo una foto di grande suggestione, quella che ritrae residuati bellici, del coreano Kang Young Suk.
Dal punto di vista psicologico è stato evidenziato il fatto che progettare in un modo anziché nell’altro cambia il comportamento sociale, e quindi risulta importante l’avvicinamento fra progettazione e psicologia.
A riguardo è stato anche ricordato Winston Churchill, il quale si espresse così: «Diamo forma ai nostri edifici e i nostri edifici formeranno noi stessi», esprimendo l’idea secondo cui la costruzione di opere non debba essere guidata esclusivamente da criteri funzionali.
È stato per esempio ricordato uno studio secondo cui aumentando il numero di aree verdi in una data zona è poi aumentato anche il numero delle ore trascorse all’aperto dalle persone residenti, con una positiva ricaduta sulla salute.
Un convegno, questo, che ha proposto un tema attuale che invita a riflettere, poiché l’uomo non può certo ritenersi staccato dal contesto in cui vive.
Daniela Larentis – [email protected]
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