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Tutti parlano e nessuno ascolta – Di Daniela Larentis

In una società incapace di ascoltare sarebbe bello liberarsi dall’ansia da prestazione e coltivare l’attitudine a cambiare rimanendo se stessi

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Tutti parlano e nessuno ascolta: ecco il mondo in cui spendiamo le nostre esistenze, un luogo dove a molti, a troppi, non sta affatto a cuore l’opinione altrui, popolato da individui sempre più egocentrici nascosti dietro la loro bella maschera, il cui unico interesse pare sia quello di trovare un palcoscenico su cui esibirsi, un posto, il mondo, apparentemente accogliente dove l’ansia da prestazione è lo stato d’animo dominante e dove l’insuccesso è vissuto tragicamente, percepito come una vergogna, mentre invece c’è un grande onore nello sbagliare, poiché chi lo fa almeno si è messo in gioco (sempre meglio di rinunciare per paura di fare fiasco).
Una società incapace di ascoltare, quella in cui viviamo (i più fingono di farlo), dove da un lato si rincorrono le novità, ma allo stesso tempo si temono; non tutti sanno viverle con animo sereno, anzi, molti restano ancorati a vecchi schemi e, di fatto, rinunciano un po’ a vivere.
 
Aprirsi alle novità, al cambiamento, è un atto di coraggio, ma il futuro non deve spaventare, è solo dentro la nostra testa, imbrigliato nei nostri pensieri che occorre liberare per poterlo accogliere gioiosamente, un futuro che diventerà a ogni modo presente.
Nessuno può sapere a priori se una novità sarà buona o cattiva, non resta che intraprendere il cammino e rimboccarsi le maniche, in vista di una possibile salita (che non resterà che affrontare).
È lungo il percorso che nascono nuove idee, ma occorre molto entusiasmo e molto impegno non tanto per partorirle, ma piuttosto per concretizzarle; occorre lavorare duro, ci vuole costanza, pazienza e tanta preparazione: il realizzarle è anche una questione di tempismo.
A proposito di tempismo e di futuro (e di idee), nel libro di Beppe Severgnini «Italiani di domani, otto porte sul futuro» edito da Rizzoli (2012) l’autore fra i vari temi proposti affronta quello del cambiamento nel cap.3 intitolato «Tempismo – Siate pronti» e precisamente al punto 3.2 («Scongelate i pensieri») a tal proposito scrive (pag. 62): «Il cambiamento è un processo, non un punto d’arrivo».
Qualche riga più avanti racconta: «C’è una vicenda istruttiva, raccontata da Guy Kawasaki – venture capitalist, autore, ex chief evangelist di Apple – ai ragazzi che lasciavano la Palo Alto High School; la città, che ospita l’università di Stanford, è al centro della Silicon Valley, l’area a sud di San Francisco, da tempo la più intraprendente e innovativa degli Stati Uniti».
«Lasciate che vi racconti una breve storia a proposito del ghiaccio. Alla fine dell’Ottocento esisteva una fiorente industria, nel Nordest degli Stati Uniti. Società che tagliavano blocchi di ghiaccio da stagni e laghi congelati e li vendevano in giro per il mondo.

«La spedizione più grande era 200 tonnellate, verso l’India. Metà arrivava a destinazione senza sciogliersi, ed era sufficiente per ricavarne un profitto. Questi raccoglitori (ice harvesters), tuttavia, furono messi fuori mercato da strumenti per la produzione meccanica del ghiaccio. Non era più necessario tagliarlo e spedirlo: nuove aziende erano in grado di produrlo in ogni città e ogni stagione.
«Questi produttori di ghiaccio (ice makers), tuttavia, furono messi fuori mercato dalla diffusione dei frigoriferi. Se era conveniente produrre ghiaccio in fabbrica, immaginate quanto fosse meglio crearlo a domicilio, e conservare i prodotti al freddo in casa propria.
«Voi penserete: gli ice harvesters avranno visto i vantaggi della produzione di ghiaccio e avranno adottato quella tecnologia. No, riuscirono solo a immaginare le cose note: migliori seghe, migliore conservazione, migliori trasporti.
«Poi penserete: gli ice makers avranno visto i vantaggi dei frigoriferi e avranno adottato quella tecnologia. Non l’hanno fatto. Gli uni e gli altri non hanno saputo saltare dalla propria curva alla curva successiva. Sfidate il noto e abbracciate l’ignoto. Altrimenti farete la fine degli ice harvesters e degli ice makers…».
 
Beppe Severgnini a pag. 63 commenta la storiella da lui citata: «La morale, ovviamente, non è sostituite il frigorifero, è invece, per restare nell’allegoria: scongelate la testa!
Cercate di capire quando non è cambiato un dettaglio, ma un sistema. E smettete di porvi la vecchia domanda televisiva: «Cosa c’è dietro l’angolo?»; che importanza ha? Se c’è un ostacolo, saltatelo. Se c’è una buca, cercate di non finirci dentro».
Quanta verità è contenuta in queste poche righe; non succede sempre così, in fondo? Ci si chiede cosa ci si riservi il futuro, temendo il fatidico angolo, dietro al quale può nascondersi di tutto, le più temibili disgrazie, le peggiori paure, dimenticando a furia di congetture che stiamo vivendo nel presente, un non-luogo dove forse è più saggio allenarsi a saltare gli ostacoli anziché deviare il percorso e in cui essere aperti alla vita pare sia la soluzione migliore per vivere anziché sopravvivere.
 
E a proposito di cambiamenti, alcuni sembrano essere più facili di altri: così pare pensarla Vasco Rossi nella sua canzone intitolata appunto «Cambiamenti» il cui testo è qui di seguito riportato.
 
 Cambiamenti (Vasco Rossi)
Cambiare macchina è molto facile
Cambiare donna un po’ più difficile
Cambiare vita è quasi impossibile
Cambiare tutte le abitudini
Eliminare le meno utili
E cambiare direzione
 
Cambiare marca di sigarette
O cercare perfino di smettere
Non è poi così difficile
È tenere a freno le passioni
Non farci prendere dalle emozioni
E non indurci in tentazioni 
 
Cambiare logica è molto facile
Cambiare idea già un po’ più difficile
Cambiare fede è quasi impossibile
Cambiare tutte le ragioni
Che ci hanno fatto fare gli errori
Non sarebbe neanche naturale
 
Cambiare opinione non è difficile
Cambiare partito è molto facile
Cambiare il mondo è quasi impossibile
Si può cambiare solo se stessi
Sembra poco ma se ci riuscissi
Faresti la rivoluzione
 
Vivere bene o cercare di vivere
Fare il meno male possibile
E non essere il migliore
Non avere paura di perdere.
 
Come Vasco Rossi canta «si può cambiare solo se stessi, sembra poco ma ce ci riuscissi faresti la rivoluzione», e a noi non resta che concludere con il pensiero di Nelson Mandela, il quale a proposito del cambiamento affermò appunto che «il compito più difficile nella vita è quello di cambiare se stessi».
Non si può che essere d’accordo…
 
Daniela Larentis – [email protected]

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