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Il gusto della vita e altri pensieri – Di Daniela Larentis

Anche il momento apparentemente più insignificante se vissuto intensamente dà sapore alla vita

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Stranamente molti sono convinti che il periodo «migliore» della propria esistenza sia l’infanzia, quel primo momento della vita spesso idealizzato che ognuno si porta dentro fino alla fine dei propri giorni.
Naturalmente non stiamo parlando dell’infanzia di quei bambini che patiscono la fame e la guerra, dei bambini soli, abbandonati, ma di quella di molti altri individui più fortunati che conducono una vita pressoché normale, fatta di alti e bassi.
Eppure, ogni affetto, così come ogni relazione umana in un qualsiasi punto del cammino individuale, concorre a formare ciò che siamo e ci plasma di continuo: è la nostra capacità di provare sentimenti, il nostro lasciarci coinvolgere emotivamente da ciò che stiamo vivendo, quella capacità di provare emozione e di stupirci, quello che più di tutti pare influenzarci maggiormente in maniera positiva, giorno dopo giorno, senza nulla togliere ai bei ricordi di un tempo che fu.
 
Molte persone restano paralizzate in un presente che non vivono davvero, in balia dei propri tristi pensieri ricolti spesso al passato, rimangono bloccate come se la vita che stanno vivendo, ogni singolo istante di quella vita, non avesse valore.
È proprio impossibile sapere se ciò che si proverà nel futuro sarà meglio o peggio di quanto si sia già sperimentato, ma rimanere ancorati all’idea che il meglio sia già passato non fa stare bene nessuno, è più saggio credere che la vita sia intrisa di mistero e che, anzi, abbia ancora molto da svelare e parecchio da offrire.
Di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di quell’arrendevolezza diffusa, di quel disfattismo generalizzato, della mancanza di gioia e di speranza che opacizza la quotidianità di molte persone, per le più svariate ragioni.
Sarebbe molto bello coltivare il gusto per la vita, in ogni singolo momento, con quella immediatezza tipica dei bambini, riflettendo anche sul fatto che essa così come la conosciamo è comunque per tutti un’occasione da non perdere.
A proposito di questo, una famosa antropologa francese, Francoise Héritier, autrice di saggi tradotti in molte lingue, ha scritto un commovente libro che rappresenta un inno alla vita e alla quotidianità, intitolato «Il sale della vita», edito da Rizzoli, traduzioni di Francesco Peri.
Perché l’esistenza di ognuno è fatta di singoli fotogrammi e occorre un po’ di buona volontà anche per cercare di essere felici.
 
Nella prefazione è lei stessa a scrivere: «…Un bel giorno d’estate, se così si può dire dato che in realtà faceva un tempaccio da lupi, ho ricevuto una cartolina dalla Scozia.
Una persona a me molto cara, il professor Jean-Charles Piette, «il signore Piette», come lo chiamo tra me e me, mi mandava un saluto dall’isola di Skye.
Iniziava così: «La mia settimana “rubata” di vacanze in Scozia».
«È bene sapere che l’illustre clinico, docente di medicina interna all’ospedale della Pitié, adorato dai suoi pazienti e tanto più da me, che lo consulto da trent’anni, vive solo per i suoi malati e il suo lavoro…»
Più avanti aggiunge: «Gli ho immediatamente risposto per dirgli: ogni giorno che passa, lei si perde il bello della vita. E che cosa ci guadagna, se non un perenne senso di colpa, la sensazione di non avere mai fatto abbastanza?».
 
Le parole rimandano a una riflessione profonda sul senso stesso del nostro vivere; come fa notare Francoise Héritier all’amico medico, è facile lasciarsi travolgere dal senso di colpa mentre ci si spende fino all’inverosimile per compiere quello che si ritiene a ragione o a torto il proprio dovere (chi non ricorda il detto !prima il dovere, dopo il piacere?»).
La vita è fatta di tanti momenti, alcuni meravigliosi, taluni decisamente meno piacevoli, altri proprio brutti, ma anche di belle sensazioni, percezioni, piccoli piaceri e il gusto sta nel saperli cogliere e assaporare; così, per esempio, azioni del tutto comuni, come fare una passeggiata lungo le sponde del fiume o semplicemente sorseggiare una tazza di caffè, mangiare qualcosa di particolarmente gustoso o semplicemente guardare un film, andare a teatro o chiacchierare con un amico, leggere un buon libro o fare una corsa (l’elenco si fa lungo), rappresentano spesso ciò che maggiormente dà sapore alla vita (come del resto ogni piccolo ricordo personale all’apparenza insignificante, ma carico di emozione).

Non è certo un concetto nuovo, basti pensare alla poetica di Giovanni Pascoli, a quella capacità di meravigliarsi delle piccole cose tipica dei fanciulli.
Il famoso poeta dell’Ottocento era convinto che in ogni uomo vi fosse un fanciullo, pronto a commuoversi e a meravigliarsi (non si tratta naturalmente di una questione anagrafica, ma una dimensione interiore).
Proprio come bambini che valutano le cose in maniera slegata le une dalle altre, così dovrebbero fare gli adulti, rinunciando a rielaborare le esperienze in maniera del tutto disincantata.
Occorre allenare la mente giorno per giorno, imparando a considerare ogni piccolo evento come un irripetibile momento che mai più tornerà.
Assaporare le piccole cose che la vita ci offre sarebbe proprio un atteggiamento intelligente, qualcosa di realmente importante, non stiamo scoprendo l’acqua calda, nulla sembra più ovvio di questo: lo dicono in tanti, lo pensano in molti, verrebbe da dire che ogni persona ne sia intimamente convinta, ma quanto è difficile interiorizzare davvero questo meraviglioso pensiero che sembra banale, ma in fondo tanto scontato non è.
 
Bisognerebbe dimenticare la frenesia del vivere, pensando che ogni minuto che trascorriamo inutilmente è un minuto realmente perso, mentre ogni minuto speso bene è un minuto sicuramente guadagnato.
Esistere. Questo stiamo facendo e senza merito alcuno.
Siamo qui tutti quanti e per tanto che si dica, a prescindere da ogni credo, questa come la conosciamo è la nostra vita, unica, irripetibile, e ogni suo frammento è prezioso.
Non si può che essere in sintonia con quanto afferma l’autrice a pag. 11; le sue parole sembrano essere le nostre parole, il suo pensiero è il nostro pensiero.
«C’è una leggerezza, una grazia tutta speciale nel puro e semplice fatto di esistere, al di là di tutti gli impegni professionali, dei sentimenti intensi, delle lotte politiche e umane…», è ciò che lei stessa definisce «il sale della vita», qualcosa di cui ognuno di noi ha sicuramente già fatto esperienza, sono quelle piccole cose che rendono il nostro cammino sopportabile e degno di essere intrapreso, quel qualcosa di speciale che sa illuminare anche il giorno più triste.
 
Daniela Larentis
[email protected]

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