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«Alvaro Siza, Inside the human being» e «Scenario di Terra»

Le due nuove mostre saranno ospitate al Mart, il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, da luglio 2014 a febbraio 2015

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Salvador Dalì, Couple.

Presso il Mart, il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, giovedì 3 luglio 2014 sono state presentate in anteprima due interessantissime mostre che resteranno aperte al pubblico dal 4 luglio 2014 fino all’8 febbraio 2015: «Alvaro Siza, Inside the human being» e «Scenario di Terra».
La Presidente del Mart Ilaria Vescovi ha dato il benvenuto al folto pubblico in sala e ha introdotto le due mostre, sottolineando nel suo discorso d’apertura quanto sia importante il connubio arte-economia e ricordando prima di concludere quanto sia ricco il patrimonio artistico-culturale del nostro paese e come sia doveroso valorizzarlo.
 

 
 Alvaro Siza. Inside the human being
La mostra Alvaro Siza. Inside the human being, a cura di Roberto Cremascoli, rende omaggio a un grande protagonista della cultura architettonica contemporanea, maestro indiscusso di intere generazioni di architetti, attraverso un percorso espositivo che racconta l’itinerario artistico e professionale di Alvaro Siza (foto seguente) a partire dalle vicende storiche del suo paese, il Portogallo, uscito da una lunga dittatura.
Due parole sul famoso architetto nato nel 1933 vicino a Porto; dopo la laurea in architettura collabora con Fernando Tavora prima di aprire il proprio studio professionale.
Presso la facoltà di Architettura di Porto nel 1976 è nominato titolare della cattedra di «Costruzione», attività che porta avanti fino al 2003 (durante la sua carriera Siza si dedica all’insegnamento in molte altre università nel mondo).
 

 
Le prime sue opere risalgono alla seconda metà degli anni ’50 (ricordiamone una fra tutte, la Piscina a Conceicão (1958-1965); dopo la caduta della dittatura in Portogallo, negli anni ’70, Siza è impegnato nel campo dell’edilizia popolare, ed è proprio in questo periodo che riceve i primi riconoscimenti da parte della critica internazionale.
Lavora a Berlino per il risanamento del quartiere di Kreuzberg, progetta abitazioni, scuole ed edifici universitari (come la celebre sede della Scuola di Architettura di Porto), centri culturali e musei in Sud America (Museo Iberê Camargo Foundation, Porto Alegre, Brasile, 2008) e in Asia (Mimesis Museum a Paju Book City, Corea del Sud, 2007-2010).
In Italia si è impegnato fin dagli anni ’80 in studi urbanistici e progetti di architettura e restauro (dal 2000 ha progettato e realizzato alcune stazioni della metropolitana di Napoli, nonché il restauro del Palazzo Donnaregina, sede del Museo Madre).
Numerosi sono i premi e i riconoscimenti internazionali ottenuti, fra cui il prestigioso Pritzker Architecture Prize (1992), fino al recente Leone d’Oro alla Carriera in occasione della 13ͣ Biennale di architettura di Venezia (2012). 
  
Nel testo in catalogo di Alvaro Siza (traduzione a cura di Domenico Ignomeriello) ecco come egli stesso definisce l’architetto.
«L’Architetto è come un detective, non ci sono molte differenze tra i metodi dell’uno e dell’altro. L’Architetto si concentra su un progetto, su un caso. Uno dopo l’altro e così via. Non può, improvvisamente, passare da un caso all’altro.
«Eppure esistono tra questi, anche se se ne accorge più tardi, strani segnali segreti…»
 

 
 Scenario di terra
Scenario di terra è la mostra che il Mart dedica al paesaggio, inteso come uno dei luoghi d’elezione dell’esperienza umana, a cura di Veronica Caciolli, Daniela Ferrari, Denis Isaia, Paola Pettenella e Alessandra Tiddia; l’allestimento è curato dall’architetto Giovanni Maria Filindeu. Il percorso espositivo, mescolando e confrontando linguaggi artistici e periodi della storia dell’arte moderna e contemporanea, si prefigge di raccontare liberamente, evitando un ordine cronologico delle opere esposte, alcuni momenti di sintesi nel rapporto fra l’uomo e il suo ambiente. In particolare sottolinea la relazione fra la natura e il lavoro dell’uomo: la terra coltivata, intesa come la trasformazione naturale, sociale ed economica del paesaggio, è raccontata nella storia dell’arte principalmente attraverso la pittura.
Le opere provengono dalla collezione permanente, da una selezione di materiali dai fondi archivistici del Mart , da prestiti e da produzioni inedite.
Dipinti di Umberto Moggioli, Gino Pancheri, Arturo Tosi, Gigiotti Zanini sono affiancati a incisioni, stampe e riproduzioni fotografiche, provenienti da alcuni fondi dell’Archivio del ‘900, a installazioni contemporanee, come il video intitolato «Danza degli attrezzi» di Nico Angiuli, opera inedita tratta da un lungo progetto di ricerca dedicato allo sviluppo dei gesti dell’agricoltura. 
 
 
Gino Pancheri e Umberto Moggioli. 
 
Nelle opere di Giuseppe Uncini e Antonio Tàpies i protagonisti sono gli elementi materici naturali come la sabbia, la terra, la ghiaia.
Materia grezza come la seta non lavorata è al centro delle opere di Dario Imbò, mentre la materia trasformata da processi chimici forma gli insoliti paesaggi realizzati da Giovanni Ozzola.
Gli elementi naturali divengono opere vere e proprie nei capolavori dell’Arte povera, fra cui «Chiaro Oscuro» di Mario Merz, «Terra animata» di Luca Maria Patella, «Cinque tronchi divisione e moltiplicazione» di Michelangelo Pistoletto, «Grigi che si alleggeriscono verso oltremare» di Giovanni Anselmo che condividono lo spazio con lavori più recenti come «Montagne (Alpi)» di Matteo Rubbi o «Il pianeta Azzurro» di Franco Piavoli, capolavoro del cinema sperimentale italiano a cui è dedicata un’ampia sala di proiezione.
 
Uno spazio della mostra affronta «i margini del paesaggio» ossia la capacità umana di circoscrivere i limiti dello sguardo per catturare la veduta: «I Medium Color Landscapes» di Davide Coltro, gli «Appunti per una fotografia di paesaggio» di Vittorio Fossati o «I Cieli» di Paolo Vallorz propongono, anche se attraverso stili differenti, la stessa intuizione.
Le panche in legno di Alberto Garutti, intitolate Che cosa succede nelle stanze quando gli uomini se ne vanno? Opera dedicata a tutti coloro che qui si incontreranno dialogano con i quadri di Mario Raciti, Gastone Novelli e Antonio Zoran Music, mentre «Guardando dentro la sua bocca, realizzammo che il Vulcano ci stava scrutando da lungo tempo» illustra l’opera di Riccardo Arena.
 

Mario Merz. 
 
Gli artisti in mostra sono davvero molti: Nico Angiuli, Giovanni Anselmo, Riccardo Arena, Giusy Calia, Claudio Cintoli, Ugo Claus, Davide Coltro, Salvador Dalì, Vittore Fossati, Alberto Garutti, Sergio Gioberto e Marilena Noro, Giorgio Guidi, Franz Hogenberg, Dario Imbò, Marcello Jori, Jannis Kounellis, Alexandre Koester, Caterina Lai, Peter McGough e David McDermott, Mario Merz, Umberto Moggioli, Elena Munerati, Gastone Novelli, Giovanni Ozzola, Federica Palmarin, Gino Pancheri, Luca Maria Patella, Giuseppe Penone, Franco Piavoli, Michelangelo Pistoletto, Mario Raciti, Matteo Rubbi, Lucia Sterlocchi, Antoni Tàpies , Arturo Tosi, Giuseppe Uncini, Paolo Vallorz, Gigiotti Zanini, Antonio Zoran Music.
Sono esposti inoltre materiali dalla biblioteca e dai fondi del Mart di Luciano Baldessari, Silvio Branzi, Vittore Grubicy, Margherita Sarfatti.
  
Arturo Tosi. 
 
La direttrice del Mart Cristiana Collu nel testo in catalogo scrive così.
«Essere di questo mondo pone molte questioni. Sentire la forza di gravità e disegnare i nostri cammini sulla terra contraddistingue la nostra condizione di terrestri che incarna la difficoltà di (ri)conciliarsi con una tensione celeste che identifica una scala di valori verticale, spesso perversa e fuorviante.
«Sottraendoci a questa facile, automatica e trita modalità, possiamo provare a comporre la complessità come dato dell’esistente e dell’esistenza: le cose stanno (anche) così.
«Cosicché nei nostri tentativi di costruire ordini enciclopedici, manuali per l’uso, cataloghi e regole a cui attenersi, facciamo in modo di ricordarci di tutto quello che non sappiamo, per il quale sembra solo esistere la categoria del mistero inattingibile, mentre è solo qualcosa di evidente che dobbiamo scoprire, comprendere, forse solo accogliere.
«Inesorabilmente, dobbiamo farlo da qui e da noi. Questo è lo scenario, questa è la terra e questo è uno dei possibili racconti inventati da questo museo e dai curatori di questo museo insieme agli artisti e alle opere della nostra collezione.»
 
Un bel racconto, viene da aggiungere, percorrendo le sale del Mart, un museo che è un piccolo-grande gioiello incastonato nella bellezza naturale del nostro meraviglioso Trentino.
 
Daniela Larentis
[email protected]
  
Sergio Gioberto - Marilena Noro. 

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