La mostra di Tiziana Sembianti presentata in anteprima alla Cavit
La collezione delle sue opere verranno esposte a Milano presso la Fondazione Luciana Matalon a fine estate-inizio autunno 2015, nel periodo dell’Expo
Tiziana Sembianti vicino a una sua opera d'arte, «La ragazza con l'orecchino di perla» di Jan Vermeer.
I lavori di Tiziana Sembianti Jungg, pittrice specializzata nella realizzazione di copie di eccellenza dei grandi capolavori della pittura, saranno esposti a Milano, presso il Museo Fondazione Luciana Matalon, dal 9 settembre al 31 ottobre 2015, nel periodo dell’Expo.
Il lavoro di questa valente artista nasce dall’amore per le stupefacenti opere prodotte nell’arco di cinquecento anni da grandi pittori, dipinti che non solo l’hanno affascinata fino dalla giovane età, ma che hanno fatto nascere in lei il desiderio di realizzarne di identici.
Della mostra si è parlato in anteprima nella mattinata di mercoledì 18 giugno 2014, in un incontro organizzato presso la Cavit, a cui erano presenti lo stesso presidente di Cavit Adriano Orsi che ha gentilmente ospitato presso la sede di Ravina l’evento, l’artista Tiziana Sembianti e il marito Claudio Jungg, il Museo Fondazione Luciana Matalon rappresentata dal direttore Taietti, affiancato da Chiara Belli e il coadiutore Matteo, e altri ospiti, oltre ai media.
Prima di parlare delle meravigliose opere di Tiziana Sembianti spendiamo due parole sul Museo Fondazione Luciana Matalon che ospiterà la mostra; esso si trova a Milano ed è nato nel 2000 dalla volontà di dare vita a uno spazio pensato per la promozione, lo studio e la valorizzazione dell’arte contemporanea. Si divide in due aree principali: la prima dedicata a mostre di arte moderna e contemporanea, oltre che a convegni e iniziative culturali, quali presentazioni di libri (tra gli autori Veronesi, Alberoni, Feltri, Augias, Ricciarelli, Hack) e conferenze (tra cui Mogol, Pravo, Zichichi, Fiorucci); la seconda accoglie l’area museale, dedicata all’artista Luciana Matalon che da cinquant’anni si dedica a pittura, scultura e creazione di gioielli.
Lo stesso museo è un’opera d’arte: ideato e personalizzato in ogni sua parte dall’artista, è caratterizzato da una pavimentazione costituita da un intervento pittorico che si avvale di resine e fibre ottiche e accoglie riflessioni e appunti dell’autrice stessa.
Nel 2011 è stato eletto «Luogo d’Arte» da Vittorio Sgarbi, curatore del Padiglione Italia all’interno della 54ma Biennale di Venezia.
Ci siamo avvicinati a Tiziana Sembianti con l’intenzione di capire qualcosa in più dell’attività di questa abile pittrice, la quale ha dedicato e dedica tuttora la sua vita al difficile lavoro di riproduzione di capolavori di grandi artisti; una passione, la sua, che richiede un’alta conoscenza della storia dell’arte, delle tecniche e dei materiali impiegati da ciascun pittore nell’esecuzione dei quadri originali, opere che sono state da lei riprodotte fedelmente in maniera davvero straordinaria.
Le copie realizzate assumono il ruolo storico di «custodi della memoria», non solo, ma come ha sottolineato il direttore del Museo Fondazione Luciana Matalon, «con le sue opere Tiziana Sembianti ci ricorda che la bellezza nell’arte, nella musica e nella filosofia deve trasmettere all’uomo una scossa e generare un positivo risveglio, e se oggi non possiamo più parlare di bellezza in termini di armonia, possiamo tuttavia interpretarla come spiritualità intima e profonda dell’uomo, che ci parla della sua storia e del suo futuro destino».
«È per questo – aggiunge ancora Nello Taietti – che ho deciso di esporre i Capolavori dell’artista Sembianti. In occasione dell’Expo vorrei rilanciare il manifesto della bellezza, della cultura e della filosofia dell’occidente rappresentato pittoricamente in queste opere così perfettamente riprodotte.»
Le opere che verranno presentate saranno le riproduzioni di capolavori quali L’Annunciata di Antonello da Messina, La dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci, Zingarella di Boccaccio Boccaccino, due olii su tela di Pieter Bruegel il Vecchio, intitolati Paesaggio invernale con pattinatori e trappola per uccelli e Adorazione dei Magi nella neve, Canestra di frutta del Caravaggio, Paesaggio invernale con pattinatori di Hendrik Avercamp, Natività (Il Neonato) di Georges de la Tour, due olii su tela di Jan Vermeer, Veduta di Delft e Ragazza con l’orecchino di perla (in visione all’anteprima della mostra nella sala gialla, presso la sede della Cavit), Vaso di fiori su balaustra di marmo di Jan van Huysum, I papaveri di Claude Monet, tre dipinti di Vincent van Gogh, Il ponte di Langlois, Il raccolto e La chiesa d’Auvers-sur-Oise, Fiori di campo in un lungo vaso di Odilon Redon, Giuditta I di Gustav Klimt, il celebre olio su tela dipinto dal pittore autriaco nel 1901 e conservato a Vienna.
Abbiamo posto alla pittrice alcune domande relative al suo lavoro. Le abbiamo chiesto quale complimento finora l’ha emozionata di più e lei ci ha risposto che il complimento più bello lo ha ricevuto da suo padre, un uomo esigente dal carattere forte al quale era molto legata, che commentando le sue opere in un’occasione esclamò «Peccato che ci sia l’originale!».
Ci ha raccontato che l’apprezzamento del padre, proprio poiché egli era consapevole della difficoltà di realizzare copie di capolavori di grandi artisti (lui era medico, ma per passione di tanto in tanto si dedicava alla pittura), è stato per lei particolarmente importante.
Le sue riproduzioni nascono – come sottolinea Claudio Jungg nel suo intervento – dalla grande passione per l’arte che la spinge, attraverso anni di approfondimenti tecnici, studi letterari, visite in musei in tutto il mondo, colloqui con restauratori, e personaggi che operano nel campo dell’arte, a realizzarle con grande trasporto e coinvolgimento emotivo.
Proprio perché le sue realizzazioni non sono frutto di un lavoro in serie, appunto, ma richiedono lunghi periodi di esecuzione e grande preparazione, sono da ritenersi non certo esecuzioni commerciali, frutto di calcolate operazioni di marketing, ma un «tributo alla memoria», anche perché, come evidenzia sempre Jungg, le opere d’arte nonostante le attenzioni e i restauri a cui sono sottoposte sono destinate in maniera ineluttabile a deteriorarsi.
Tiziana Sembianti dipinge spinta dalla passione per il bello e per il buono; come ha sottolineato Nello Taietti nel suo intervento, «nel mondo antico il legame tra la bellezza e divino è indissolubile, pensiamo a Platone, dove la bellezza è l’espressione visibile del bene e si manifesta nella perfezione formale esprimendo con forza l’inseparabilità dalla verità e dalla bontà, dove tutto diventa legge della natura, dalla vita dell’uomo sino al suo concepire la realtà morale ed estetica. In questo momento in cui l’Arte Contemporanea è dominata dalla voglia di stupire e scioccare, il Museo Fondazione Luciana Matalon ha manifestato l’intenzione di riportare la bellezza, l’etica e lo studio di un’artista che ha dedicato tutti i suoi anni a queste riproduzioni e l’Expo sarà un’occasione per far conoscere al pubblico le realizzazioni di capolavori di grandi pittori che magari non tutti hanno occasione di vedere, almeno non concentrati in un unico spazio.»
E’ stato poi chiesto alla artista come sceglie i quadri da riprodurre e lei ha risposto dicendo che la scelta avviene in base alla personalità del pittore.
«Se mi è antipatico lo escludo a priori, mi deve piacere l’artista» sottolinea sorridendo. Apprendiamo poi che Picasso non è un artista da lei amato, «insopportabile e odioso» lo definisce, pertanto nessuna delle sue opere presumibilmente verrà mai da lei riprodotta (apprendiamo che uno dei pittori da lei maggiormente amati è invece Brügel).
Alla domanda «che criterio è stato adottato per scegliere le opere da esporre» Nello Taietti ci informa che la scelta è stata fatta considerando che dovranno essere note al grande pubblico. Chiedendo poi a Tiziana Sembianti quali altri pittori, oltre Picasso, lei non abbia in simpatia, la pittrice risponde facendo il nome di Mirò.
Alla fine le chiediamo se le opere da lei studiate e riprodotte abbiano dei pentimenti, quei ripensamenti in corso d’opera che spesso gli artisti esprimono mascherando l’errore compiuto, e lei ci risponde svelandoci che molti capolavori contengono correzioni e addirittura errori, «ma l’errore non pregiudica la bellezza di un quadro» nel caso di una grande opera.
«L’improvvisazione non porta all’acquisizione della capacità di dipingere» sottolinea Tiziana Sembianti, spiegandoci che anche gli artisti più famosi hanno iniziato copiando.
«Dipingere è un mestiere e va imparato dalle basi – aggiunge, riportando l’esempio di Leonardo da Vinci, – il quale ha iniziato anche lui dalla gavetta ed è considerato uno dei più grandi artisti di tutti i tempi.»
Proprio La Gioconda, il celebre dipinto a olio del grande genio della pittura, conosciuto anche con il nome di «Monna Lisa», che Leonardo da Vinci eseguì attraverso la stesura di infinite velature, difficilissimo da realizzare, è una delle prossime sfide di Tiziana Sembianti, la quale sta tuttora lavorando all’Annunciata di Antonello da Messina, riproduzione iniziata nell’ottobre del 2013 e che sarà finita probabilmente nell’autunno di quest’anno.
Ci allontaniamo infine dalla mostra con la sensazione di aver conosciuto non solo una valente pittrice le cui opere non possono che suscitare in noi un moto di genuina meraviglia, ma una persona davvero speciale che nella vita è alla ricerca di «ciò che è bello e buono», un ideale da abbracciare, da rincorrere oggi più che mai, vivendo tutti in una società che corrompe e inganna e in cui è sempre più difficile essere felici.
Daniela Larentis
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