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Alla scoperta di Carlo Busetti, in arte BUCA

L’artista del «Surrealismo Digitale» pedala sempre più in fretta verso i suoi sogni»

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C’è chi lo definisce «l’artista del surrealismo digitale» e chi «del figurativo astratto», quello che è certo è che Carlo Busetti è un artista che incuriosisce.
Se gli si dovesse chiedere un motto che lo rappresenti lui, per sua stessa ammissione, prenderebbe in prestito le parole di Mark Twain («non ho alcun dubbio» sottolinea) e precisamente: «Tra vent’anni non sarete delusi delle cose che avete fatto, ma da quelle che non avete fatto. Allora levate l’ancora, abbandonate i porti sicuri, catturate il vento nelle vostre vele. Esplorate. Sognate. Scoprite».
 
Osservando l’originalità delle opere di Carlo Busetti, alcune delle quali sono appena state esposte e molto apprezzate alla prestigiosa Esposizione Triennale di Arti Visive a Roma, è impossibile non restare affascinati e incuriositi da quelle fantasiose composizioni geometriche intrise di poesia e dall’innovativa tecnica da lui usata per esprimere la sua potenza creativa, tuttavia si viene anche colti dalla voglia di sapere qualcosa in più sull’artista che le ha prodotte.
Da sempre dotato di grande creatività, una dote innata che ha coltivato e sviluppato nel tempo (fin da bambino, quando si esprimeva attraverso i disegni, usando le matite colorate in modo del tutto naturale e immediato), ora BUCA, il nome d’arte dell’artista trentino amante della bicicletta, conquista il pubblico utilizzando un nuovo linguaggio espressivo.
  
È lui stesso che racconta, parlando della sua infanzia e dei suoi primi anni di scuola.
«Per me era un momento di gioia quando, finito il tema o l’esercizio in classe, potevo arricchire la pagina con un disegno colorato. Il disegno è stato per me una passione che mi ha seguito fino alle scuole medie, per attenuarsi poi durante gli anni del liceo scientifico a Cles, ed esplodere poi prepotentemente quando frequentavo i primi anni di università, presso la facoltà di Ingegneria forestale a Trento, indirizzo scelto per assecondare il mio desiderio di imparare a progettare case di legno. Mentre inseguivo il mio sogno esprimevo la mia creatività attraverso la produzione di disegni prevalentemente monocromatici, eseguiti di getto su carta con la sola penna a sfera o stilografica.
«Solo recentemente, dopo quasi 30 anni di inattività, ho nuovamente avvertito l’esigenza di esprimermi attraverso il disegno, complice il fatto di aver visto mio figlio Riccardo usare il tablet come se fosse un foglio di carta e ciò mi ha magicamente incuriosito e spinto a utilizzare questo strumento; da quel giorno hanno iniziato a prendere forma i primi digiital painting di BUCA.»
 

 
Dopo essere passato dai disegni a mano libera degli anni dell’università al digitale in tempi più recenti, ci si chiede che significato possa avere esattamente per lui esprimersi ora attraverso questo tipo di arte che nasce dalla tecnologia, una delle forme più innovative di oggi nel campo artistico, ed ecco che è proprio lui a rimarcare quanto sia stato entusiasmante aver scoperto le potenzialità dell’Ipad quale strumento di disegno, una tavolozza virtuale su cui, direttamente con le dita o mediante l’uso della penna, poter dar sfogo alla fantasia come faceva un tempo.
«Nulla è cambiato nel modo di approcciarmi all’arte», – afferma.
Infatti, trovarsi davanti un foglio bianco o avere fra le mani il tablet per Carlo Busetti significa in ambedue i casi potersi rilassare, poter scaricare le tensioni accumulate, avere la possibilità di liberare le emozioni ed esprimere gli stati d’animo sotto la spinta propulsiva dell’inconscio.
 
Spiega poi cosa accade in lui nel momento stesso in cui nasce una creazione.
«Tutto è improntato sull’impulsività, sulla spinta creativa di quel preciso momento, una sorta di gesto, di bisogno liberatorio insopprimibile dell’anima, che mi spinge a rappresentare di getto le sensazioni e tutto ciò che sento dentro; ciò mi fa star bene e mi appaga interiormente, sia durante l’esecuzione che alla fine dell’opera: insomma, una sorta di toccasana per la mente e per il corpo.»
  
Chissà, ci si chiede ancora, se nel momento in cui inizia un’opera abbia già chiaro in mente quale sarà il risultato finale; in realtà non vi è nulla di preordinato, non c’è quasi mai uno studio preliminare.
«È semplicemente il soddisfacimento di un bisogno impulsivo che va colto e soddisfatto nell’istante in cui esso si manifesta, – afferma. – Penso al disegno che raffigura il chiaro di luna, eseguito al mio ritorno da una passeggiata in riva al mare o quello al mio rientro in camper da un allenamento in bicicletta lungo le strade del Delta del Po.
«Ciò che esprimo e rappresento senza freni inibitori e scopi preordinati è spesso frutto di uno scarabocchio iniziale dal quale prendono velocemente forma, istintivamente, i disegni più strani e impensati, figure realistiche o forme astratte, linee morbide, dolci, rassicuranti o saettanti, tratti ossessivi-compulsivi o disegni romantici e rilassanti, colori vivaci o cupi che esprimono passioni, sentimenti, stati d’animo.
«Ogni lavoro, partendo dall’inconscio, racconta ed esprime un momento della mia vita, una sorta di diario a puntate fatto di tanti frammenti di puzzle.»
  
La peculiarità di questi quadri è che più si osservano e più ci si accorge di riuscire a intravedere qualcosa di nuovo e inaspettato che l’attimo prima era sfuggito all’occhio attento; ed è proprio lo stesso artista che ci racconta un aneddoto curioso.
«È capitato che avendo appeso un quadro in soggiorno e potendolo vedere quotidianamente io abbia in un secondo momento scoperto dei particolari che ignoravo a lavoro finito, e il rendermene conto è stata una piacevole sorpresa.»


 
Osservando le sue opere ognuno può ritrovare il proprio mondo, l’eco delle proprie sensazioni, dei propri stati d’animo e questo è un aspetto molto interessante, come lui stesso sottolinea. Ci si chiede, scrutando con attenzione quelle linee, se lui tragga maggiormente ispirazione dalle persone o dalla natura, in realtà non esiste per lui un unico stimolo creativo.
«Non esiste per me un’unica fonte d’ispirazione: sicuramente la natura e le persone hanno sempre avuto un ruolo fondamentale e insostituibile nella fase creativa; non a caso, nei miei lavori, sono spesso rappresentati occhi e volti di persone che direttamente o indirettamente hanno arricchito la mia vita e le mie esperienze.
Nelle espressioni dei loro sguardi, nella varietà delle forme, linee e colori, le sensazioni di odio, paura, angoscia, tristezza, amore, spensieratezza, felicità… quelle stesse che in fondo accompagnano la vita di ciascuno di noi.»
 
C’è un famoso dipinto di Pablo Picasso, Guernica, realizzato a seguito del bombardamento aereo dell’omonima città durante la guerra civile spagnola (l’aviazione militare tedesca la bombardò nel 1937), la cui visione lo ha ispirato inizialmente. Un’opera la cui drammaticità è sottolineata dall’assenza del colore, e in cui i volti sfigurati di uomini e le emblematiche figure di animali e oggetti lo hanno profondamente colpito, rimanendo scolpite nella sua mente, come lui stesso ama ricordare.
«Successivamente sono stato attratto particolarmente dalle forme che si scompongono e ricompongono in volumi e colori tipiche del Cubismo più astratto, le immagini oniriche di Mirò, nonché gli scarabocchi di Kandinsky e Klee.»
  
Un altro aspetto che desta parecchia curiosità è il tipo di materiale usato da BUCA per dare corpo alle sue opere, dalla creazione digitale alla stampa su pannelli di alluminio e alucobond. L’alucobond essendo un pannello composito costituito da due lamine di copertura in alluminio e un nucleo in plastica è un materiale che viene largamente utilizzato nei rivestimenti di edifici alla cui sagoma si adatta perfettamente, come se fosse una sorta di seconda pelle, le sue creazioni potrebbero quindi essere utilizzate per abbellire intere facciate di edifici quali scuole, musei, aziende…
Carlo Busetti a questo proposito ci spiega che le applicazioni offerte dalla stampa digitale sono molteplici e ben si prestano a essere impiegate non solo sui pannelli in lamiera usati per rivestire gli edifici, ma anche nella riqualificazione delle facciate di manufatti edilizi esistenti, che per la loro destinazione d'uso possono risultare particolarmente imponenti e di forte impatto ambientale.
«Così facendo l'arte verrebbe veicolata in modo diretto, accessibile a tutti o almeno a coloro che avrebbero occhi attenti, capaci di osservare» sottolinea, elencando poi altre possibilità di sviluppo nell’applicazione delle sue opere in digital art.
«Partendo dalla stampa digitale, è possibile individuare interessanti prospettive di applicazione anche al di fuori dell'opera d'arte vera e propria ovvero del quadro da appendere alla parete. Sto infatti lavorando con uno studio trentino ad un progetto di borse realizzate con cartelloni pubblicitari riciclati, personalizzate sulla parte frontale con una stampa di un'opera digitale o parte di essa. Un modo intelligente di abbinare il riciclo e la personalizzazione artistica resa possibile dalla stampa digitale.
«Analogamente potrà essere fatto sui tessuti. Un'altra possibilità che sto esplorando e che fa parte del progetto EMOZIONI LUMINOSE, riguarda la stampa delle mie opere su policarbonato.
«Quest'ultimo viene steso su pannelli retroilluminati, consentendo così di realizzare dei veri e propri quadri luminosi, di grande impatto. Una proposta che ha trovato molto interesse da parte degli architetti nell'interior design, in abbinamento al quadro tradizionale....»
 
 
 
Prima di concludere, qualche parola su due eventi importanti a cui l’artista ha recentemente partecipato, la Biennale della Creatività di Verona e l’Esposizione Triennale di Arti Visive a Roma.
Così descrive brevemente l’esperienza di Verona: «Un evento organizzato nei minimi dettagli, al quale hanno partecipato circa un migliaio di artisti nazionali e stranieri; in questa occasione non ho potuto trattenermi nel mostrare a Sgarbi – nonostante una lunghissima attesa – i miei lavori direttamente sull’Ipad, ricevendone il suo graditissimo apprezzamento». Per quanto riguarda l’ultimo prestigioso appuntamento appena conclusosi a Roma, Busetti così commenta la sua partecipazione all’evento.
«Ammetto di aver partecipato alle selezioni con spirito decoubertiano, sapendo che non avevo nulla da perdere; in fondo fa bene ogni tanto mettersi in gioco! (L’ho fatto nell'arte come pure nella mia attività professionale realizzando nel 2013 il mio sogno di costituire uno studio team specializzato nella progettazione di edifici in legno).
«È stata perciò una piacevole sorpresa la comunicazione della mia ammissione all'evento romano, ma non altrettanto, posso dire, per la mia curatrice Loredana Trestin (Presidente dell’Associazione culturale DIVULGARTI), la quale avendo ricevuto per prima la notizia ha semplicemente commentato: «Avevi dubbi?»
  
Sebbene il suo percorso artistico sia appena iniziato, molti sono gli eventi a cui ha partecipato con successo, ecco elencate le tappe più significative:
• esposizione presso la Galleria Immagine e Colore (Genova)
• mostra d'arte contemporanea Why not (Arezzo),
• mostra d'arte contemporanea Il colore dei pensieri presso Villa Serra (Genova)
• alla mostra I luoghi dell'anima, collaterale all'Anima dei luoghi, presso il Mu.Ma-Museoteatro della Commenda di Prè (Genova)
• 1^ Biennale della creatività italiana (palaexpo Vr)
• Triennale di Arti Visive di Roma (Università la Sapienza)
• mostra d'arte contemporanea Ri-forme artistiche presso Galleria 20 (Torino)
I prossimi appuntamenti già fissati nel 2014 saranno:
• ad agosto la sua prima personale presso il Palazzo Pilati di Tassullo sede del Municipio
• a settembre presso il Museo Galata di Genova, la mostra di arte contemporanea I RITMI DEL MARE
• a novembre Mostra arte contemporanea IntimArte al castello di Casa Pozzano- Caserta
 
Daniela Larentis
[email protected]

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