C’è seduttore e seduttore – Di Daniela Larentis
Nel «Diario del seduttore» di Søren Kierkegaard, il protagonista Giovanni incanta la sua preda usando le sottili armi dello spirito
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I seduttori non sono tutti uguali, c’è il seduttore sensuale e quello intellettuale, come è descritto nell’introduzione al libro «Diario del seduttore» di Søren Kierkegaard (introduzione di Remo Cantoni con saggio di Gianni Garrera, edizioni Bur Rizzoli) a pag. 9: «Per il seduttore sensuale il piacere culmina nel possesso; ma il seduttore intellettuale è un personaggio più complesso».
Parlando di seduttori famosi vengono subito in mente Giacomo Casanova, l’uomo passionale che fu scrittore, poeta e avventuriero, nonché il libertino Don Giovanni, il personaggio spietato che nella finzione letteraria divenne famoso grazie a Moliere, Goldoni, Lord Byron e non solo, ma che fu anche messo in musica da Mozart, nell’opera considerata un capolavoro.
Tornando a Søren Kierhegaard, nel 1843 il filosofo, teologo e scrittore danese, pubblicò il libro intitolato «Diario del seduttore», nel quale il protagonista, Giovanni, mediante un sottile gioco di seduzione conquista una fanciulla innocente, Cordelia, per poi abbandonarla in preda alla disperazione (come da manuale).
Nell’introduzione al libro sopra citato, ecco cosa viene riportato a pag. 10.
«Ma la storia, in sé banale, acquista un interesse particolare per la personalità complessa e sofisticata del seduttore. Mentre il Don Giovanni mozartiano è sempre attivo, sempre a caccia di qualche gonnella, il romantico seduttore del Diario è una natura contemplativa e riflessiva, sempre a caccia di esperimenti psicologici.»
E ancora alla fine di pag. 10.
«Il seduttore, secondo Kierkegaard, mette in campo un’arma fatale che nega l’essenza stessa della donna: l’arma dello spirito. Esistono anche altri mezzi per conquistare una donna: la bellezza, le maniere simpatiche. Ma in questo caso la vittoria non è mai completa perché si combatte la donna nel suo campo e con le sue stesse armi e allora essa è sempre la più forte.»
Il personaggio di Kierkegaard non è un comune seduttore, non gli importa tanto di possedere la donna, ma gode nel vederla cedere e abbandonarsi.
Come è descritto nell’introduzione «per questi seduttori la donna è oggetto di una strategia erotica studiata e prevista nei minimi particolari».
«L’arte consiste nell’incantarla con le doti dello spirito, con il magistero della parola, portandola a quel punto di turbamento in cui essa smarrisce il proprio equilibrio ed è pronta a qualsiasi sacrificio.»
Ecco l’astuto Giovanni cosa pensa e cosa scrive a Cordelia a proposito del fidanzamento (pag 148).
«Una piccola epistola, che oggi le invierò, descrivendo le condizioni dell’animo mio, accennerà di fatto alle condizioni dell’animo suo…»
E poi la lettera: «Cordelia mia, l’amore ama il mistero: un fidanzamento è una rivelazione; l’amore ama il silenzio: un fidanzamento è un proclama; l’amore ama il bisbiglio; un fidanzamento è una assordante divulgazione.
«Eppure proprio un fidanzamento, per l’arte della mia Cordelia, sarà appunto un mezzo eccellente per ingannare i nemici. In una cupa notte, nulla è più pericoloso per le altre navi che esporre una lanterna, la quale inganna più della tenebra.»
C’è anche chi trova questi tipi di seduttori, i cosiddetti sciupafemmine un po’ patetici, uomini che fanno della banalità un’arte, quando forse mostrarsi per quello che si è realmente, senza secondi fini e con naturalezza è l’atteggiamento che in assoluto seduce maggiormente.
Se poi si unisce un garbato corteggiamento, mai invadente, che nasce dal sentimento e non certo dal mero calcolo, il gioco è fatto.
Così almeno la pensano ancora in tante, fortunatamente.
Daniela Larentis
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