Come liberarsi dalle cattive abitudini? – Di Daniela Larentis
È importante scegliere il momento giusto e imparare a perdonare se stessi
Liberarsi dalle cattive abitudini non è certo facile. Tutti ne hanno fatto esperienza almeno una volta nella vita. Lo sa bene per esempio chi vuole smettere di fumare, non riuscendoci affatto, o chi vorrebbe calare qualche fastidioso chilo di troppo e rimanda puntualmente all’indomani l’appuntamento con la propria bilancia, lasciandosi sedurre invece da un buon piatto di pasta particolarmente abbondante o da qualche dolcetto, la cui bontà viene pagata poi a caro prezzo.
Ma le cattive abitudini non si limitano certo a questo, ne esiste un elenco lunghissimo.
Cosa si nasconda in realtà dietro un comportamento dannoso che si perpetua nel tempo non è affatto facile da capire, sarebbe bello comprenderne le ragioni per poterlo poi sradicare dalla propria vita, ben sapendo che, a ogni modo, buona o cattiva che sia è difficile cambiare qualsiasi abitudine e per farlo occorre po’ di impegno, scegliendo il momento giusto per iniziare.
Ecco il consiglio su quando esattamente intraprendere la titanica impresa, contenuto nel libro intitolato «Servirsi della luna» di Johanna Paungger e Thomas Poppe edito da Tea (a pag 63): «Per liberarsi da una cattiva abitudine la data migliore per iniziare è il giorno di luna nuova: ancora meglio la luna nuova di marzo, quando la luna cresce dai Pesci all’Ariete (ma…il fatto di dover aspettare non è un buon motivo per lasciar perdere le buone intenzioni!).»
Quindi, stando a quanto è scritto nel libro, questo sarebbe proprio il momento più indicato per dare finalmente sfogo ai buoni propositi.
Talvolta capita di non riuscire proprio a resistere a una tentazione (una fetta di torta al cioccolato per alcuni sicuramente lo è), per poi pentirsene amaramente.
La celebre stilista francese Coco Chanel a proposito del pentimento pare abbia detto: «Non mi pento di nulla nella mia vita, eccetto di quello che non ho fatto».
Il pentimento va a braccetto con il perdono e perdonare è un’azione molto salutare, soprattutto quando si inizia da se stessi.
Perdonare davvero qualcuno è non solo liberatorio, ma davvero rappresenta uno strumento efficace per salvaguardare il proprio stato di salute, poiché il rancore accumulato non può che causare un’infinita tristezza e un effetto domino negativo (che non potrà che venir somatizzato causando danni fisici di lieve o grave entità).
Perdonare, tuttavia, non significa dimenticare, ma liberarsi del risentimento, acquisendo la consapevolezza che al mondo ognuno dà solo ciò che è in grado di dare, niente più di questo.
Tra chi perdona e chi è perdonato è il primo ad essere nella posizione di forza, colui che «libera» l’altro dal proprio sentimento negativo, allontanandosene, spezzando un legame, e non viceversa.
È come togliere a chi ci ha arrecato un’offesa il potere di nuocere ancora, di influenzare negativamente la nostra esistenza, perdonare è spezzare una catena.
Ci fu un grande rivoluzionario (pacifico) che insegnò al mondo il perdono. Fu Gesù, il quale esortava gli uomini a perdonare, perfino i nemici, invitandoli a pregare Dio affinché concedesse loro il perdono, confidando nella sua misericordia infinita.
Al di là delle convinzioni religiose di ognuno è indiscutibile il fatto che questo grande uomo, che andava predicando la salvezza, ritenuto da molti il figlio di Dio, veicolò nel mondo uno straordinario messaggio: quello di amare il prossimo come se stessi, insistendo sull’importanza del perdono.
Era talmente imbarazzante e scomodo ciò che andava predicando che alla fine, come ben tutti sanno, venne crocefisso.
Insomma, molte volte «metterci una pietra sopra» pare essere un atto molto sensato, come lo è comprendere che tutte le esperienze vissute, nel bene e nel male, ci hanno condotto fino a qui, concorrendo a diventare ciò che siamo diventati, a essere ciò che siamo, lanciati verso un futuro dove poterci trasformare in ciò che desideriamo divenire.
Daniela Larentis
d.larentis @ladigetto.it
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