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Natale è dietro l’angolo – Di Daniela larentis

L’anniversario della nascita di Gesù, «Colui» che seppe perdonare, è prossimo ormai con tutte le sue contraddizioni

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Sembra quasi che si debba essere felici a ogni costo, a Natale, ma girando per le strade si scorgono anche molte persone distratte, dall’aria spesso non troppo felice, in cerca di un regalo da collocare sotto l’albero insieme alla consapevolezza che la magia di questa festa si trova in un altro posto molto meno accessibile, il nostro cuore.
Parlandone con varie persone, tutti sono d’accordo su questo punto, ma solo pochi sanno vivere la dimensione spirituale di questo giorno davvero speciale.
Non sto certo dicendo che è sbagliato scambiarsi un regalo, ma il farlo deve sottintendere una relazione reale, deve rappresentare l’impegno ad avvicinare il nostro prossimo, amico o parente che sia, in maniera autentica, non meccanica, affinché proprio quel dono, che può essere anche un piccolo pensiero di poco valore, sia un momento di attenzione per l’altro, non la conseguenza di un atto compulsivo (spesso gli acquisti fatti in prossimità delle feste lo sono).
Per quanto mi riguarda, ricordo da piccola di aver ricevuto un calendario dell’avvento che mi è rimasto nel cuore più di qualsiasi altro regalo natalizio, e proprio di un calendario simile si parla in un libro stupendo di uno degli scrittori che più prediligo, Jostein Gaarder.
Famoso scrittore norvegese (è nato a Oslo nel 1952, e dopo aver studiato filosofia, teologia e letteratura ha insegnato filosofia per dieci anni), ha scritto fra gli innumerevoli libri che lo hanno reso celebre un racconto di Natale che ho trovato straordinario, intitolato «Il viaggio di Elisabet» (scritto proprio così, senza l’acca).
È la storia di una bambina molto particolare e del suo viaggio nello spazio e nel tempo in Terrasanta, un racconto in cui un bambino di nome Joakim, attraverso la magia di un calendario dell’avvento molto speciale, conosce dei personaggi assai particolari: angeli, pecore, personaggi biblici ecc., fino alla soluzione di un avvincente mistero.
 
Ecco una parte del colloquio intercorso fra Elisabet e l’angelo Ezraele (pag. 27 Il viaggio di Elisabet edizione TEA).
«… Elisabet emise un sospiro rassegnato. «Avevo sempre creduto che gli angeli la sapessero molto più lunga degli uomini, ma vedo che di automobili non ne capite davvero un granché.»
Poi, temendo che l’angelo si fosse offeso, aggiunse così.
«Del resto, non c’è da meravigliarsi: voi avete le ali e in paradiso non ci sono certamente automobili. Di sicuro Dio avrà messo al bando ogni forma di inquinamento».
Ezraele indicò una grossa catasta di legname.
«Mettiti a sedere lì. Meriti anzitutto di fare un riposino e poi devo spiegarti qualcosa di importante a proposito del nostro pellegrinaggio a Betlemme.»
Elisabet si sedette e alzò gli occhi sull’angelo. «E tu, non ti stanchi?» L’angelo scosse il capo. « No, noi angeli non ci stanchiamo, perché non siamo fatti di carne e ossa. Quando voi vi stancate, sono proprio la carne e le ossa a soffrirne maggiormente».
 
La bambina provò un po’ di imbarazzo per aver creduto che gli angeli potessero stancarsi…».
Di angeli se ne vedono un po’ ovunque, in questo periodo dell’anno, di diverse fattezze e di materiali fra i più disparati; affollano, infondendo con la loro grazia gioia e serenità ai passanti, le bancarelle natalizie: talvolta di legno dipinto in tinte pastello, affiancati alle statuette variopinte del presepe, di vetro soffiato blu o di cristallo trasparente, di metallo verniciato o di semplice pasta pane, confezionati in modo artigianale, e di vari tessuti, collocati fra una miriade di altri oggetti a tema, con le loro ali di stoffa e i loro sontuosi abiti merlati, annunciano a tutti che il Natale è ormai alle porte.
 
Se ne incontrano anche in carne e ossa, di tanto in tanto, senza ali a manifestarne la natura: sì, perché al mondo ci sono anche persone buone, e quando meno te lo aspetti arrivano e ti tendono una mano, proprio nel momento in cui tutto pare essere perduto, proprio nell’istante in cui ti senti più solo.
Loro ti guardano, ti sorridono e non ti chiedono nulla. Pare impossibile in un mondo come questo, dove tutto sembra avere un prezzo. Ma non è sempre così, c’è anche chi possiede una natura buona, un animo generoso e compassionevole, c’è chi non giudica, chi non infierisce, chi riesce solo a dare un po’ di se stesso senza voler nulla in cambio, chi è disposto a condividere il pesante fardello di una sconfitta, di una malattia o di un brutto momento senza fartelo pesare, con leggerezza, magari solo regalandoti il conforto di un sorriso amico.
 
Desiderare che un nostro simile possa liberarsi dalla sofferenza partecipando al suo dolore, offrire una spalla su cui piangere, dare semplicemente un po’ di sollievo a chi non sa in quel momento vedere nulla oltre alle proprie lacrime, è un qualcosa che possiamo fare tutti con un po’ di buona volontà, perché la sofferenza, che non è che l’altra metà della gioia, è attorno a ognuno di noi e in noi, quotidianamente.
Sperimentare la vera compassione, rinunciando all’indifferenza, offrire un po’ di se stessi con discrezione e umiltà, questo per me è Natale. Alle volte anche un semplice sorriso può cambiare un destino.
 
Del resto fu proprio Gesù che insegnò un incondizionato amore per gli uomini e un’immensa capacità di saper perdonare il prossimo (e Natale è la sua festa perché ricorda la sua nascita come tutti, ma proprio tutti sanno, sebbene le persone sembrino più preoccuparsi di quanti pacchetti porre sotto l’albero).
 Ognuno di noi ha qualcuno da perdonare. Sì, perché perdonare non è affatto facile, lo è molto di più giudicare, per esempio. E proprio Gesù, nonostante fosse quel che era, fu condannato a morte, ma riuscì lo stesso a perdonare l’umanità intera.
 
Concludo con il testo (e la traduzione) di una bellissima canzone (cantata da numerosi artisti) che risale al lontano 1984, scritta da Bob Geldof e Midge Ure al fine di raccogliere fondi per combattere la carenza di cibo in Etiopia, il cui significato è profondamente attuale.
«Do They Know It's Christmas?»
(Paul Young)
It's Christmas time
There's no need to be afraid
At Christmas time
We let in light and we banish shade
(Boy George)
And in our world of plenty
We can spread a smile of joy
Throw your arms around the world
At Christmas time
 
(George Michael)
But say a prayer
Pray for the other ones
At Christmas time it's hard
(Simon LeBon)
But when you're having fun
There's a world outside your window
(Sting) And it's a world of dread and fear
Where the only water flowing is
(Bono joins in)
The bitter sting of tears
And the Christmas bells that are ringing
Are clanging chimes of doom
(Bono only) Well, tonight thank God it's them instead of you
 
(Everyone)
And there won't be snow in Africa this Christmas time.
The greatest gift they'll get this year is life
Where nothing ever grows
No rain or rivers flow
Do they know it's Christmas time at all?
 
Feed the world
Let them know it's Christmas time
Feed the world
Do they know it's Christmas time at all?
 
(Paul Young)
Here's to you
raise a glass for everyone
Here's to them
underneath that burning sun
Do they know it's Christmas time at all?
 
Chorus (Everyone)
Feed the world
Feed the world
Feed the world
Let them know it's Christmas time again
 
Feed the world
Let them know it's Christmas time again
Feed the world
Let them know it's Christmas time again
 
Traduzione:
«Sanno che è Natale?»
E' Natale
Non c'è bisogno di aver paura
A Natale
Lasciamo passare la luce e aboliamo le zone d'ombra
E nel nostro mondo di abbondanza
Possiamo diffondere un sorriso di gioia
Butta le braccia intorno al mondo
A Natale
 
Ma dì una preghiera
Prega per gli altri
A Natale è difficile
Ma quando ti stai divertendo
C'è un mondo fuori dalla finestra
Ed è un mondo di terrore e paura
Quando l'unica acqua che scorre
È la puntura amara delle lacrime
E le campane natalizie che suonano là
E' lo scampanio del loro tragico destino
Bé, stanotte grazie a Dio tocca a loro e non a te
 
E quest'anno in Africa non ci sarà neve a Natale
Il miglior regalo che riceveranno quest'anno è la vita
Dove niente cresce
Non scorrono né pioggia né fiumi
Hanno una minima idea del fatto che sia Natale?
 
Un brindisi a te, alza un bicchiere per tutti
Un brindisi a loro stare sotto il sole cocente
Hanno una minima idea del fatto che sia Natale?
 
Sfama il mondo
Fa loro sapere che è ancora Natale
 
Come dice la canzone «nel nostro mondo di abbondanza» ognuno di noi può diffondere un sorriso di gioia», anche quando si è tristi, perché come disse Jim Morrison molto tempo fa «più triste di un sorriso triste, c’è la tristezza di non saper sorridere».
 
Daniela Larentis
[email protected]

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