In amore come in guerra – Di Daniela Larentis
Il «Sun Tz»u insegna a conquistare senza aggredire e a vincere senza combattere
Il Sun Tzu (noto in Occidente come «L’arte della guerra») è un testo che fu scritto ben duemilatrecento anni fa più o meno e deve il proprio nome a un abilissimo stratega vissuto fra il VI e il V sec. aC, patriarca di un’antica stirpe di generali cinesi, i quali misero in forma scritta la loro saggezza e le loro strategie di guerra tramandate oralmente.
Tale scritto, che rivela una profonda conoscenza dell’uomo e della sua natura, insegna sostanzialmente a conquistare senza aggredire ed è divenuto un manuale per tutti coloro che vogliono affrontare varie tipologie di conflitto, anche questioni lavorative (è utilizzato nelle scuole di management in tutto il mondo) o relative alla vita di tutti i giorni, ottenendo la vittoria in modo non distruttivo, senza dover combattere.
Il Sun Tzu racchiude l’idea che il conflitto faccia parte integrante della vita di ognuno, alle volte è possibile evitarlo, alle volte non ci si può sottrarre.
Occorre che ognuno conosca se stesso, ma non basta conoscere sé stessi, è necessario anche conoscere gli altri (riporto cosa c’è scritto nel Sun Tzu – L’arte della guerra – Oscar Mondadori editore nelle «Strategie di attacco» (pag.15).
«E così nelle operazioni militari: se conosci il nemico e conosci te stesso, nemmeno in cento battaglie ti troverai in pericolo. Se non conosci il nemico ma conosci te stesso, le tue possibilità di vittoria sono pari a quelle di sconfitta. Se non conosci né il nemico né te stesso, ogni battaglia significherà per te sconfitta certa.»
Nel Sun Tzu la conoscenza di sé è intesa come consapevolezza delle proprie forze e conoscenza della propria mente.
Dovendo vivere in un mondo dove è praticamente impossibile evitare le aggressioni, è importante saper gestire il conflitto (anche interiore), affrontandolo direttamente e non facendo finta che non esista e quindi ignorandolo.
Nel cap. 6 intitolato «Il pieno e il vuoto» si legge:
«L’avanzata irresistibile consiste nel caricare dove ci sono delle brecce.
«La ritirata inafferrabile consiste nel muoversi tanto lontano da non poter essere raggiunti.
«E così, se desidero intraprendere una battaglia, il nemico non potrà sottrarsi alla lotta: perché attaccherò ciò che è costretto a salvare.
«Se invece non desidero dare battaglia, segnerò sul terreno una linea da difendere e il nemico non potrà darmi battaglia.
«Perché con false tracce lo indirizzerò nella direzione sbagliata»
Il che può essere interpretabile nel seguente modo: se non vi sono resistenze è facile raggiungere l’obiettivo. Se si vuole evitare la battaglia occorre far credere al nemico di essere molto forti, invulnerabili.
E poi: «E così, pungolalo, per conoscere i piani dei suoi movimenti e accampamenti. Provocalo in modo che riveli la sua forma, così conoscerai il terreno della vita e della morte. Effettua ricognizioni per scoprire le tattiche per vincere e perdere. Provoca il nemico per avere conferma dei suoi punti forti e deboli.»
E ancora: «…La vittoria in guerra si consegue adattandosi al nemico.
L’abile condottiero non segue uno shih prestabilito e non mantiene una forma immutabile».
Il mondo è concepito come un incessante flusso di energie, di forze in continuo mutamento.
La staticità è un ostacolo, poiché tutto è in divenire.
Bisogna rompere i vecchi schemi di pensiero e abbracciare invece una visione d’insieme che faccia scorgere le mutevoli configurazioni delle cose.
Secondo il Sun Tzu per vincere una battaglia occorre quindi conoscerne tutti gli elementi e agire su di essi in modo da sfruttare a proprio favore il potere che racchiudono (il cosiddetto «shih»).
Offrire al nemico un’esca per attirarlo, attaccarlo dove non è preparato, non comunicare a nessuno la propria strategia pare essere l’atteggiamento più giusto, secondo il Sun Tzu.
Ma sarà poi vero che si attacca frontalmente, ma si vice con le forze laterali, che «fondamentale in tutte le guerre è lo stratagemma» e che «chi è in grado di distinguere quando è il momento di dare battaglia, e quando non lo è, riuscirà vittorioso»?
La domanda che potrebbe sorgere «malandrina» è: «Potrebbe essere applicato anche alla vita amorosa, almeno di tanto in tanto?».
E chi lo sa, può darsi, dopotutto in guerra come in amore è risaputo che valgono le medesime regole, così almeno insegna la tradizione popolare.
Quindi, usare stratagemmi potrebbe rivelarsi utile, talvolta, a chi magari vuole cogliere la persona amata di sorpresa (anche se la spontaneità risulta essere a mio avviso l’inconsapevole arma vincente), ma ancor più necessario è capire quando è il momento di battagliare e quando, al contrario, non lo è affatto.
Un perfetto tempismo, qualità di chi sa agire al momento opportuno, è una dote preziosa.
Mai cadere ai piedi del nemico, comunque. Mai. E mai scoprirsi troppo. Assolutamente mai.
Farsi inseguire per poi colpire (al cuore, s’intende), si dice sia assai strategico.
Sun Tzu o non Sun Tzu.
Basta non fare come la femmina del leopardo, che per attirare il maschio lancia rauche grida di incoraggiamento, o come quella della tigre che emette invece brontolii, secondo me non affatto seducenti.
A pag. 125 leggo testualmente:
«Come il contrasto e l’incertezza, la fluidità è un attributo intrinseco della guerra.
«Ogni episodio di guerra è il risultato momentaneo di una combinazione unica di circostanze, con problematiche particolari che richiedono una soluzione originale.
«Di conseguenza, nessun episodio può essere visto in maniera isolata dal contesto.»
Non è forse così anche per l’amore? Ogni amore è unico, proprio come ogni battaglia.
E perdere una battaglia non significa perdere la guerra…
Daniela Larentis
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