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Ognuno difende il proprio orticello – Di Daniela Larentis

«Vincere le proprie battaglie senza dover combattere il nemico purtroppo è ancora un sogno»

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Occorre ribellarsi a una grande quantità di cose.
Alla banalità dei giudizi altrui, per esempio, poiché le persone di valore sono quelle che non giudicano affrettatamente e che se ne infischiano di essere altrettanto velocemente soppesate. Con superficialità.
Molto spesso con la stupidità di chi si crede la quintessenza della saggezza, detentore supremo della verità assoluta.
Certi giudizi inchiodano a muri invisibili innalzati a difesa di tutto ciò che ferisce, delle parole, lame incandescenti che trafiggono l’anima sfregiandola per sempre, pronunciate con leggerezza preoccupante da persone che parlano senza comprendere davvero ciò che stanno dicendo.
 
Sì, perché le parole hanno un potere, quello dei pensieri che generano e si diffondono nell’aria come i fili di un gomitolo, ingarbugliando la mente dell’intera umanità.
La gente è buona. La gente è cattiva. Certe persone vivono nutrendosi dei dispiaceri degli altri. Godono nel farlo.
È un modo per confermare il loro valore, direttamente proporzionale alla grandezza dei malanni altrui.
Alcune persone il prossimo lo ignorano proprio, stando ben attente invece a curare al meglio (e a difendere) il proprio orticello.
 
La gente è ignorante, talvolta.
Lo è nel senso che spesso ignora intenzionalmente cosa c’è dietro l’apparenza, annaspa in superficie e si accontenta di quel che crede di vedere, molto spesso per comodo.
La gente è anche cieca.
La superficialità, l’odio, la visione materialistica della vita, la mancanza di solidarietà, di fratellanza, l’intolleranza, portano a poco a poco gli uomini allo sfacelo.
All’alba del terzo millennio si sta ancora litigando per stabilire quale sia il vero Dio, il quale dall’alto dei cieli sarà a questo punto davvero schifato dall’umanità intera, alla quale non sono bastate guerre infami, olocausti e uno sconfinato dolore per intuire almeno un barlume di verità.
Stiamo ancora parlando delle differenze che purtroppo dividono, anziché del contrario e cioè di ciò che unisce (le differenze esistono, inutile descrivere una realtà non aderente alla vita); questo è davvero assurdo in un mondo grande quanto uno sputo, collocato in un sistema solare non certo immenso, in una galassia relativamente non troppo estesa, in un universo in via d’espansione.
 
In un luogo, il nostro pianeta, dove nonostante il progresso vi è ancora non solo la violenza individuale, ma la guerra.
Un conflitto armato e pianificato. Da chi? Chi decide davvero la guerra, non certo un bene, ritenuta da molti ancora «un male necessario» al fine di ristabilire o di difendere valori come la libertà, la democrazia?
Ma una guerra può davvero essere giusta? Quanto giusta?
Non sarebbe meglio, semmai, cercare di difendere la pace a ogni costo?
E saremmo disposti ad accettare, in nome di questa pace, una dittatura per esempio, rinunciando così alla libertà?
Accetteremmo mai di vivere schiavi o preferiremmo invece morire liberi pur di difendere determinati valori?
Quali sono i reali motivi per cui scoppia una guerra?
Rousseau nel Contratto sociale scrisse che «la guerra non è una relazione tra uomo e uomo, ma tra Stato e Stato, e i singoli individui sono nemici accidentalmente: non in quanto uomini, né in quanto cittadini, bensì come soldati; non come membri del loro paese, ma come suoi difensori».
 
Mohandas Karamchand Gandhi, detto il mahatma, simbolo in tutto il mondo della lotta non violenta, il leader religioso del movimento che portò l’India all’indipendenza, predicò la dottrina della nonviolenza.
È efficace in un contesto sociale come il nostro «porgere l’altra guancia», a ogni modo? Difficile trovare una risposta.
Forse ciò che genera la guerra è anche la presunzione di ritenersi migliori degli altri, la convinzione che i propri valori e i propri ideali siano sempre i più giusti.
In un mondo dilaniato dalle guerre, non dovremmo però dimenticare che il nostro benessere attuale è frutto comunque di sofferenze e conflitti passati.
Ma questa osservazione non deve frenare il nostro desiderio di ricercare alternative ai conflitti.
Di ricercare la pace.
Di sognare un mondo meno violento, dove sia possibile vincere le proprie battaglie senza dover combattere il nemico. 
 
Daniela Larentis

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