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Corteggiare, uno spreco di energia? – Di Daniela Larentis

«Passata l’epoca dell’Amor cortese, le donne amano ancora le attenzioni, tuttavia»

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Il «corteggiamento» potrebbe essere definito come l’atteggiamento creativo finalizzato più o meno inconsapevolmente a conquistare la persona amata per poi conoscerla meglio e iniziare una relazione.
Alle donne, per tanto che si dica, generalmente questa fase piace parecchio; del resto anche gli animali mettono in atto questo comportamento congenito, basti pensare all’esibizione della ruota del pavone, al canto delle balene, alle feroci lotte fra i maschi dei cervi e degli scimpanzé per accaparrarsi la femmina, solo per citare qualche esempio. Il ricevere attenzioni, l’esser conquistate attraverso un sottile gioco di seduzione, molto spesso gratifica.
 
Ci sono uomini per i quali la conquista rappresenta una sorta di gioco preliminare in cui adorano cimentarsi, avendo un’innata propensione al combattimento; costoro amano battersi, conquistare la preda, adorano la sfida e si lanciano in rituali vecchi come il mondo, attraverso i quali esprimono il loro desiderio di lotta atavica.
Per loro il desiderio dell’amata, la sua conquista, la sua agognata resa, rappresentano una sorta di impagabile godimento, una forma di sottile piacere in attesa di vivere attraverso la relazione quella pulsione che giorno dopo giorno si trasformerà in amore (se non lo è già). Poi ce ne sono altri che trincerandosi dietro l’alibi della parità dei sessi (o forse nemmeno per quello) non sono proprio interessati al corteggiamento, vuoi per comodità.
 
Certi non hanno proprio voglia di faticare, soprattutto di attendere, abituati a ottenere dalla vita tutto o quasi senza il benché minimo sforzo e nel più breve tempo possibile: perché battersi per una donna, a che scopo, quando ne possono trovare a decine che prenderanno sicuramente per prime l’iniziativa e che saranno pure contente di farlo?
Talvolta solo per indole (alcuni rinunciano alla lotta ancor prima di iniziarla, in quanto non sono disposti a sprecare energie per nessuna in particolare, convinti che il corteggiamento sia un rituale inutile, falso e ormai fuori moda e che non spetti all’uomo attuarlo, caso mai al massimo sono disposti loro a venir conquistati, risparmiandosi così una bella fatica e magari un possibile rifiuto).
 
Altri semplicemente prediligono le relazioni che nascono in maniera bilaterale, lineare e spontanea e si sentirebbero ridicolmente inadeguati nei panni del «conquistatore».
Succede pure che l’uomo non corteggi per mancanza di tempo e in un mondo di pasti veloci non mi stupisco che ciò possa accadere.
Peccato, perché le pietanze migliori si cucinano a fuoco lento e lo sanno tutti che tagliare il traguardo dopo aver fatto un po’ di fatica è molto più eccitante di una vittoria facile facile.
Il corteggiamento del resto è un rituale che richiede pazienza, come molti degli obiettivi che si vogliono raggiungere durante la propria esistenza.
 
Ma le cose che ci hanno procurato fino ad ora più soddisfazione sono forse quelle ottenute più facilmente?
Le donne adorano ricevere attenzioni e amano parlare ed essere ascoltate.
Naturalmente non esistono regole fisse e nemmeno solo le tipologie sopra descritte; c’è da aggiungere a riguardo che ognuno è libero di fare ciò che più gli pare e piace, assecondando il proprio carattere e il proprio sentire come meglio crede, del resto non siamo tutti uguali al mondo e questa è una gran fortuna.
Le stesse donne non sono identiche fra loro e molto più frequentemente di quanto si creda parecchie adorano prendere l’iniziativa, forse perché il farlo procura loro la sensazione di una maggior sicurezza, di indipendenza, anche se spesso lo fanno semplicemente per mostrare una forza che per alcune è solo apparente (fingere di essere ciò che non si è sembra andare di moda).
 
E in questo sono davvero brave, ma poi talvolta qualcuna di loro si stufa e finisce proprio per sognare, dopo esser riuscita a far capitolare l’amato facilmente conquistato, di essere a sua volta corteggiata magari dall’insospettabile amico, che durante interminabili chiacchierate di tutto e di niente, con un po’ di ironia, probabilmente sfoderando un romantico mazzo di fiori all’ultimo minuto, la potrebbe commuovere esibendo una visione poetica del mondo o più semplicemente ascoltandola e cucinando per lei (una pietanza preparata a regola d’arte e con fantasia rappresenta sempre una potente arma di seduzione).
Anche se spesso è ancora l’uomo ad agire per primo, la seduzione è un gioco che ovviamente richiede due giocatori.
 
Impararne le tecniche non ha molto senso però, visto che gli individui non sono emotivamente gli uni uguali agli altri e la stessa persona, a seconda della situazione, potrebbe venir sedotta in maniera del tutto diversa.
Parlando di attrazione, quello che a mio avviso è assai importante fra due persone è che si generi empatia, ossia quella capacità di comprendere perfettamente lo stato d’animo dell’altro, la facoltà di capirsi al volo profondamente, una specie di riconoscimento fra simili, una sorta di complicità totale, una misteriosa alchimia che lega due individui in maniera del tutto straordinaria, mentre il meccanismo più banale (ma anche quello che si genera con maggior frequenza) è l’attrazione basata sull’aspetto fisico (può risultare importante ma non determinante) o su caratteristiche psicologiche e intellettive che colpiscono alle volte più della stessa bellezza (un particolare tipo di intelligenza, per esempio o una caratteristica caratteriale).
 
Amare a ogni modo resta un’azione misteriosa e naturale, non occorrono manuali per incontrare la persona giusta, e ognuno lo fa assecondando la propria natura, il proprio sentire, anche se non tutti sono di questo parere.
Le donne quasi sempre adorano essere corteggiate in maniera spontanea e giocosa, mai calcolata a tavolino e non certo dopo aver letto un manuale d’istruzioni per l’uso (come dicevo prima potrebbero anche decidere di passare loro all’azione, ma prima o poi avvertiranno il bisogno di venir conquistate).
 
Ovidio non la pensava così, infatti scrisse intorno all’1 d.C., quando aveva circa cinquant’anni, un poema in latino diviso in tre libri, “L’Arte amatoria”, una specie di manuale di seduzione con tanto di consigli pratici e strategie d’attacco, valido per ogni tipo di donna (alla fine però ammette che ciascuna è differente e che l’amore non è una scienza esatta).
La prima cosa da fare, secondo lui, è individuare una donna da amare e poi provare a conquistarla con ogni mezzo (suggerisce anche i luoghi dove poterla incontrare), dopodiché elenca le strategie amorose da adottare per far durare la relazione.
Consiglia agli uomini di non mostrarsi in tutte le occasioni troppo disponibili, perché ciò non è sempre la scelta più giusta da fare; anzi, sembrare indifferenti alle volte porta più frutti.
Fingere di accondiscendere a ogni desiderio è da lui comunque ritenuto strategico.
 
Convinto altresì che il corteggiamento piaccia a tutte le donne, secondo lui con un po’ di pazienza anche la più indomabile si ammorbidirà e cederà, così come il toro finisce con l’accettare l’aratro nei campi (fa anche altri esempi terribili a riguardo, per esempio fa notare che anche bestie feroci come le tigri e i leoni si lasciano domare con le belle maniere).
Dà poi tutta una serie di indicazioni definiamole «scorrette» al fine di conquistare e far capitolare l’amata.
Afferma peraltro che è importante rassicurarla fingendo di esser perdutamente innamorato di lei, esorta a mentire, a elogiare la sua bellezza, a fingersi innamorati sempre, a convincere con la scusa che tanto tutte le donne mentono e quindi giustificando la regola secondo cui si può ingannare chi inganna (esorta a simulare il pianto, la commozione all’occorrenza, anzi, se le lacrime non scendono invita a servirsi perfino della saliva!).
 
Tendenzialmente il poeta invita a non innamorarsi, ma a vivere l’amore come un gioco.
Non solo, ma ahimè Ovidio in una relazione ammette anche il tradimento, affrontando anche l’infedeltà e suggerendo all’uomo traditore, nel caso in cui venisse scoperto, di negare, negare sempre l’evidenza e incitandolo a non mostrarsi remissivo con l’amante tradita, atteggiamento pericoloso poiché indica colpevolezza.
Per lui l’amore non è quindi sempre idilliaco e spesso è anche sofferenza (ci credo, ragionando così!), lui stesso ammette che sarebbe geloso in determinate situazioni, e dispensa un consiglio utile, cioè quello di evitare di cogliere la propria donna in flagrante.
Dà un sacco di pareri di ogni tipo. Suggerisce inoltre di non criticare mai i difetti delle donne.
 
Nel terzo libro, dopo aver bistrattato quest’ultime nei due precedenti, insegnando ai maschi strategie di conquista, fornisce alle donne tutta una serie di indicazioni per attrarre l’uomo, anche pratiche, come per esempio dice di lavarsi e di curare il proprio aspetto che deve essere sempre curato, dando dritte su trucco e capelli e infine sul vestiario (egli suggerisce una sobria eleganza che sempre attrae).
Mostrando una serie di comportamenti da adottare, cosa mangiare, in quali conversazioni avventurarsi, come si deve ridere (se si hanno denti grandi è meglio non farlo, a suo avviso), dispensa suggerimenti e consigli.
Secondo lui è questione di stile, caratteristica necessaria perfino per piangere!
E se nel suo trattato inizialmente pare stare nettamente dalla parte degli uomini, alla fine verrebbe da pensare il contrario, poiché invita le femmine a far attendere lo spasimante, a farlo supplicare, a rifiutarlo talvolta (senza tuttavia togliergli la speranza di potercela fare) per poi correggersi in extremis, fingendo rammarico per aver dispensato utili informazioni proprio a loro, al «nemico».
 
Il celebre poeta romano, pur non rivolgendosi certo alle virtuose matrone nella stesura di questo trattato, non doveva avere una grande opinione delle donne, almeno non di tutte appunto.
Solo di alcune categorie. Pare che lui si sia sposato per ben tre volte (una vedova con una figlia, l’ultima moglie, ricordata con commozione in alcune delle sue opere).
 
L’amore, comunque lo si concepisca, resta uno dei bisogni fondamentali e viverlo in un modo piuttosto che in un altro è una scelta del tutto soggettiva.
Carlos Ruiz Zafόn nel suo libro “L’ombra del vento” affermò che «le vere donne si conquistano a poco a poco. E’ una tattica psicologica, come le mosse del torero».
E se lo ha detto lui, chissà, magari è pure vero…
 
Daniela Larentis 
 
Nella foto in alto, l’amor cortese; nella foto che segue, l’amor scortese.  
 


 

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