Home | Rubriche | Pensieri, parole, arte | Non ti scordar di me – Di Daniela Larentis

Non ti scordar di me – Di Daniela Larentis

«L’amore rende unico anche il momento più insignificante»

image

Il nontiscordardime è la minuscola piantina dai piccoli fiori delicati di un intenso azzurro che noi tutti conosciamo (secondo una delle tante leggende che la riguardano fu proprio Dio in persona che le attribuì tale nome, dopo che la piccola pianta lo esortò a non scordarsi di lei).
«Erba sacra» per gli antichi, nell’epoca vittoriana il suo significato, (nel linguaggio dei fiori) fu quello di rappresentare l’idea di un amore eterno e indimenticabile.
Chi ha letto il famosissimo libro «L’amante di Lady Chatterley» non avrà certo rimosso in che contesto l’autore lo inserì nella storia (il romanzo, che narra le vicende di una nobildonna sposata innamoratasi del guardiacaccia, fu scritto da David Herbert Lawrence tra il 1925 e il 1928 e venne messo al bando in tutta Europa, poiché ritenuto «osceno» a causa di alcuni riferimenti piuttosto espliciti).
Questo fiorellino simboleggia quindi il desiderio di non essere dimenticati (generalmente, in amore, augurarsi di non venir scordati è abbastanza tipico, poiché anche quando il rapporto affettivo finisce può far piacere pensare di non essere stati completamente cancellati, in nome del ricordo dei bei momenti trascorsi insieme).
 
C’è chi non solo la pensa così, ma che a causa di un sentimento che sfiora l’ossessione è capace addirittura di atti estremi, come Vladimir Majakovskij (poeta, scrittore e pittore russo, appartenente al gruppo dei cubofuturisti) che scrisse questa bellissima poesia, tratta dal poema incompiuto «A piena voce, Poesie e poemi» del 1930:
«Conclusione»
Niente cancellerà via l’amore,
né i litigi
né i chilometri.
E’ meditato,
provato,
controllato.
Alzando solennemente i versi, dita di righe,
lo giuro:
amo
d’un amore immutabile e fedele.
 
Ma che cosa sia l’amore nessuno lo sa con certezza, sebbene tutti ne parlino da che mondo e mondo e in modo alquanto esaustivo e convincente.
Tanto è stato scritto e tanto se ne scriverà, questo è certo (io sto aggiungendo solo parole alle parole), ma capirlo, ahimè, capirlo è un’altra cosa, perché un conto è comprendere dal punto di vista razionale ciò che rappresenta questo sentimento, sviscerarlo, rivoltarlo come un calzino alla ricerca di una formula che lo rappresenti una volta per tutte in maniera inequivocabile, cercando di attribuirgli caratteristiche comuni, e un conto è sperimentarlo, sentirlo.
Esistono moltissimi modi di percepire quello che tutti noi chiamano amore, un unico termine che descrivere relazioni umane fra le più disparate, anche se apparentemente simili, almeno nella gestualità.
Quali elementi devono necessariamente coesistere per poter definire un certo sentimento, una certa pulsione, «vero amore»?
E ciò che non è tale cosa può essere, allora? Un amore un po’ meno vero, un falso? O qualcosa d’altro, magari di diverso? Amicizia? Affezione?
 
Delineare questo sentimento è un’impresa assai difficile e rischiosa, perciò è meglio andarci cauti con le definizioni.
Certo è che, a rifletterci bene, non tutto quello che appare «essere» in realtà «è», mentre ciò che sembra «non essere», invece, talvolta «è» e può essere vero anche tutto il contrario.
Se camminando lungo le rive del lago ci imbattessimo in una coppia impegnata in un lungo e complicatissimo bacio, per esempio, potremmo affermare con assoluta certezza che i due provano amore l’uno per l’altro?
Basta un bacio per definire l’amore? E se, del tutto casualmente, udissimo la stessa coppia sussurrarsi invece all’orecchio tenere parole, «amore» o «ti amo», sarebbe un’inconfutabile prova della sua esistenza? Occorre un «ti amo» per definire l’intensità di quel sentimento o l’amore esiste a prescindere da dolci parole dette o non dette?
 
E chi lo sa, certi fanno una gran confusione a riguardo; vi sono persone che hanno un gran bisogno di sentirselo ripetere continuamente come un’irrinunciabile litania, altre solo in certi momenti chiamiamoli «significativi» e altre ancora che non fondano la loro sicurezza emotiva su parole pronunciate, ma più su sentimenti espressi attraverso azioni e intenzioni. Sui fatti direbbe qualcuno.
Avvocati o solamente i meno romantici? Cosa significa poi questa parola?
 
Un «ti amo» buttato lì a casaccio non è più romantico di una barzelletta, a mio avviso. Direi che «dipende».
C’è chi ha un animo nobile e profondo, ma non ama esternare a parole i propri sentimenti, per paura, forse, di renderli banali.
C’è chi ne abusa, usando alcuni termini come mezzo per arrivare a un fine, così da renderli vuoti e ridicolamente grotteschi.
Ma non c’è più sordo di colui che non vuol sentire e più cieco di colui che non vuol vedere, così chi appare romantico magari ha in realtà un animo gretto e chi non lo sembra affatto è più profondo della Fossa delle Marianne.
Capita a volte.
 
Non si confonda però la lana con la seta, il romanticismo con la nobiltà d’animo, con l’animo poetico per l’esattezza, che è tutta un’altra cosa, sempre a mio avviso, naturalmente.
Saper esprimere il proprio amore attraverso un uso efficace di espressioni appropriate è comunque un punto a favore, un atto di furberia che aiuta soprattutto all’inizio di una relazione, potremmo anche ammettere, una capacità da non sottovalutare mai.
Le donne, generalmente, danno importanza al romanticismo perché innamorate dell’idea dell’amore ancor prima che dell’innamorato stesso.
 
Comunque sia, stiamo alludendo a uno stato di grazia che molte volte non dipende dalla persona che si sta amando in quel momento ( e che fa da specchio, in un certo qual senso) e dalle sue effettive caratteristiche, ma senza per carità nulla togliere a chicchessia forse ha più a che fare con il proprio modo di esprimersi, con la naturale esigenza di dare e di ricevere calore umano, con la necessità di soddisfare dei bisogni profondi spesso ignorati. Il suo significato più autentico va ben al di là delle terminologie a buon mercato. Potremmo anche aggiungere che è dedizione, è cura dell’altro, è perdono, è comprensione, è costruzione.
L’amore ha tante facce. Sia quel che sia, a ogni modo dà luce anche al giorno più nero, rende unico anche il momento più insignificante, dà sapore alla quotidianità rendendola straordinaria.
Non si può definire (a dire il vero lo ho appena fatto, quindi rettifico dicendo che qualsiasi definizione non può catturare la sua vera essenza).
Meglio è viverlo con generosità e nel più completo abbandono emotivo, se si avrà la fortuna di incontrarlo, perché solo donando se stessi lo si potrà davvero sperimentare.
 
Daniela Larentis

Condividi con: Post on Facebook Facebook Twitter Twitter

Subscribe to comments feed Commenti (0 inviato)

totale: | visualizzati:

Invia il tuo commento comment

Inserisci il codice che vedi sull' immagine:

  • Invia ad un amico Invia ad un amico
  • print Versione stampabile
  • Plain text Versione solo testo

Pensieri, parole, arte

di Daniela Larentis

Parliamone

di Nadia Clementi

Musica e spettacoli

di Sandra Matuella

Psiche e dintorni

di Giuseppe Maiolo

Da una foto una storia

di Maurizio Panizza

Letteratura di genere

di Luciana Grillo

Scenari

di Daniele Bornancin

Dialetto e Tradizione

di Cornelio Galas

Orto e giardino

di Davide Brugna

Gourmet

di Giuseppe Casagrande

Cartoline

di Bruno Lucchi

L'Autonomia ieri e oggi

di Mauro Marcantoni

I miei cammini

di Elena Casagrande