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L’amore, quale tormento! – Di Daniela Larentis

In fondo, cosa vogliono le donne dagli uomini?

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Quando un ragazzino combina guai gli si dà generalmente del «Gianburrasca». E chi non ha mai sentito parlare di Gian Burrasca?
Il suo vero nome, in realtà, era Giovannino Stoppani, le cui monellerie furono narrate sotto forma di diario da Luigi Bertelli, il quale, utilizzando lo pseudonimo di «Vamba», oltre a scriverle le illustrò.
Molti di voi ricorderanno il suo famoso diario che fu pubblicato a puntate sul «Giornalino della Domenica» già nel 1907, poi uscito come libro nel 1912 («Il giornalino di Gian Burrasca»), a cui seguirono numerose successive edizioni.
Uno degli episodi più divertenti fu quello che vide coinvolto il monello, quando, appena ricevuto il diario e non sapendo come riempirlo, pensò bene di prendere spunto da quello della sorella Ada, combinando uno di quei pasticci, in cui è meglio non trovarsi mai.
 
Ecco cosa annotò.
Però, in un giornalino bello come questo, bisognerebbe metterci dei pensieri, delle riflessioni…
Mi viene un’idea! Se ricopiassi qui un po’ del giornalino di Ada che giusto è fuori insieme alla mamma a far delle visite?
…Ecco qui: sono andato su in camera di Ada, ho aperto la cassetta della sua scrivania, le ho preso il suo giornale di memorie, e ora posso copiare in pace.
«Oh se quel vecchiaccio del Capitani non tornasse più! Invece, è venuto anche stasera. E’ impossibile! Non mi piace! Non mi piace, e non mi piacerà mai, mai, mai…
«La mamma ha detto che è molto ricco; e che se mi chiedesse in moglie, dovrei sposarlo. Non è una crudeltà, questa? Povero cuore mio! Perché ti mettono a tali torture?! Egli ha certe mani  grandi e rosse, e col babbo non sa parlare d’altro che di vino e di olio, di campi, di contadini e di bestie; e se lo avessi veduto, almeno una volta, vestito a modo…
«Oh, se questa storia finisse! Se non tornasse più! Mi metterei l’anima in pace… Iersera, mentre l’accompagnavo all’uscio, ed eravamo soli nella stanza d’ingresso, voleva baciarmi la mano; ma io fui pronta a scappare, e rimase con un palmo di naso…
«Ah no! Io amo il mio caro Alberto De Renzis. Che peccato che Alberto non sia altro che un misero impiegatuccio… Mi fa continuamente delle scenate, e io non ne posso più! Che delusione! Che delusione è la vita… Mi sento proprio infelice…!!!»
 
E ora basta, perché ho empito due pagine.

Ti riapro prima d’andare a letto, giornalino mio, perché stasera m’è successo un affare serio.
Verso le otto, come al solito, è venuto il signor Adolfo Capitani…
Dunque io ero in salotto col mio giornalino in mano, quando ad un tratto lui mi dice con quella sua vociaccia di gatto scorticato.
«Cosa legge di bello il nostro Giannino?»
«Io, naturalmente, gli ho dato subito il mio libro di memorie, ed egli si è messo a leggerlo forte, davanti a tutti.»
Da principio la mamma e le mie sorelle ridevano come matte. Ma appena ho incominciato a leggere il pezzo che ho copiato dal giornalino di Ada, questa si è messa a urlare e faceva di tutto per strapparglielo di mano, ma lui…
 
Come si è ben capito, alla sorella di Gian Burrasca questo signor Adolfo proprio non piaceva. Non era proprio il suo tipo. Succede.
Parlando d’amore, in fondo, cosa vogliono le donne?
Mah… dipende.
Perlopiù le donne, tralasciando il fattore estetico che è talmente soggettivo che non avrebbe senso esaminarlo, dagli uomini vogliono una cosa: considerazione.
Poi vogliono considerazione. L’ho appena detto, ma ne vogliono così tanta che vale la pena menzionarla due volte.
 
Molte amano l’uomo dominante, forte, sicuro, ma anche un tantino romantico, purché non eccessivamente e fintamente smielato (il che potrebbe provocare loro un quanto mai fastidioso attacco di diabete), l’uomo sensibile, intelligente, ma non saccente, piuttosto amano l’ironico, l’onesto sicuramente, il fedele, ma anche l’intrigante, alcune l’uomo introverso, l’introspettivo, altre l’uomo protettivo, purché non soffocante, un uomo direi tollerante.
Certe amano l’uomo «malandrino». C’è chi, invece, adora quello «giocoso», un po’ bambino. Qualcuna «il pantofolaio» (quasi nessuna, a dire il vero).
Tutte, quello non oppressivo, ma sincero, un po’geloso, ma non troppo. Però presente. Assolutamente presente. Un uomo che faccia l’uomo, ma che dia attenzioni.
Mai esagerate, tuttavia, diversamente diventerebbe «appiccicoso», né poche, altrimenti rischierebbe di esser valutato come scostante. Incurante.
 
Un compagno d’avventura (la vita non è forse un’avventura?), un uomo con cui potersi raffrontare, che sappia capire, consigliare, che sappia far ridere, un po’ amico, un po’ amante, qualcuno di divertente, con cui non ci si possa troppo stufare, che sappia ascoltare, con cui parlare, uno che non passi la vita a brontolare. Cosa, questa, davvero snervante.
Uno che non sia assente. Qualcuno che non dia tutto per scontato dopo un po’ che l’hai conosciuto.
Soprattutto quest’ultimo aspetto è degno di nota, perché spesso le donne proprio di questo si lamentano.
 
Spesso desiderano la stabilità e quando la ottengono il più delle volte non sanno che farsene. Certo, piangere sul sedile dell’AUDI fa sempre meno male che piangere su di uno scomodo carretto, ma non è certo questo che le donne inseguono. Non tutte, almeno. Alcune per nulla.
Alle volte vivono all’ombra dei loro mariti, attendendo, rimandando, rinunciando. Si aspettano dei cambiamenti che mai arriveranno.
 
Ci sono quelle che credono che con un po’ di buona volontà, il proprio compagno si possa magicamente cambiare a piacimento, come se fosse un pezzo di legno da poter modellare. Scolpire. Modificare. Scellerate!
Uno ha il sacrosanto diritto di essere se stesso! Caso mai una persona può migliorare e questo è un processo che riguarda un po’ tutti, poiché vivere serve proprio a questo.
Ma la vera natura di chiunque non si cambia, né sarebbe giusto farlo. Può un gatto diventare un cane solo imparando ad abbaiare?
 
Le donne, ad ogni modo, generalmente vogliono sentirsi semplicemente amate. Trascurarle è un rischio. Soffocarle uno sbaglio altrettanto madornale.
Rispettarle doveroso. Ignorarle un imperdonabile sgarbo. Accettarle una sfida.
Amarle una gran cosa, anche perché cos’è, in fondo, la vita senza amore?
 
È una minestra senza sale; buona, ma insipida.
E gli uomini, cosa vogliono davvero gli uomini dalle donne, al contrario?
Credo, più o meno le medesime cose, con qualche variante. Avrebbe senso. O no?
Dipende. Già, dipende.
Da cosa? Mah… Io ci sto ancora pensando.
 
Daniela Larentis

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