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Che razza di festa è mai San Valentino? – Di Daniela Larentis

«Non confondiamo il romanticismo con lo scontrino fiscale di una borsa Vuitton»

Ci può essere una festa tanto assurda? Se la si celebra per risollevare la crisi, allora basta dirlo, sono anche d’accordo: usciamo tutti al ristorante e brindiamo all’amore, tanto, male non può fare e compriamo, compriamo, compriamo, compriamo, compriamo, compriamo, compriamo, compriamo, compriamo, compriamo, compriamo tutto quel che si può comprare. Fa bene all’economia, davvero.
Ma l’amore si può comprare? E quanto vale?
 
Non vorrei sembrare contraria a una sana uscita al ristorante o a un gratificante quanto mai gioioso acquisto, purché non compulsivo ma, se permettete, quando lo si VUOLE fare e non certo a comando! Quindi, tutti i santi giorni vanno ipoteticamente bene, tranne a San Valentino.
Si ha bisogno di una festa per ricordarsi che si è innamorati? Come se l’esserlo fosse un dettaglio da dover consapevolizzare.
L’amore oltre che cieco è pure così smemorato? E perché obbligare gli uomini/donne a regalare un qualcosa, che tanto poi non sarà certo quello che ogni uomo/donna aveva in mente, come se l’amore, quello vero intendo, si potesse misurare attraverso l’acquisto di ciò che il/la nostro/nostra partner ancora non ha e di cui certamente potrà fare a meno (uso il futuro, visto che nel presente già ne sta facendo a meno).
Ma l’amore, allora, non basta?
 
Perché, dico, perché stressarsi, correndo disperatamente di negozio in negozio, alla ricerca spasmodica di un qualcosa che il nostro Romeo fingerà di apprezzare, solo per non offenderci, poverino?
Solo per impedirci di piantare uno di quei musi tanto lunghi da perforare il pavimento?
Non credo che gli uomini siano molto sensibili ai regali materiali, piuttosto alle attenzioni, quelle sì fanno la differenza!
Ma forse mi sbaglio, il che è anche possibile. In quel caso me ne scuso.
 
Ma torniamo a noi donne. Ammettiamolo, pure a noi non interessa un accidente di ricevere l’ennesima scatola di cioccolatini al latte, quando ben si sa che a noi piace solo fondente, e non ce ne importa niente nemmeno di quella costosa borsa che avevamo adocchiato in vetrina, né di quella maglia di quella tinta così azzeccata, tanto calda che vale più di un abbraccio, né dei gioielli, per carità!
Quantificare un così nobile sentimento, come se l’amore, sempre quello vero, si potesse misurare in carati!
 
I gioielli vanno benissimo se regalati da chi se lo può permettere, e comunque mai a comando, ma nel giorno di San Valentino è quasi un’offesa, se non un’offesa almeno un azzardo!
Non me ne vogliano le gioiellerie! Per loro grande fortuna ci sarà sempre una coda infinita di donne (e uomini) che non si troveranno certamente d’accordo con me e, con tutto il rispetto per loro, magari non avranno nemmeno torto a pensarla così, perciò il mio ragionamento non potrà certo nuocere a nessuno, è solo un’opinione fra le tante.
Così la si prenda.
 
Tuttavia, io credo che per ognuno valga ciò che ogni regalo sottintende. È quello a farci brillare gli occhi di vera commozione, è il significato di quel gesto a scuoterci nel profondo, è il pensiero che precede l’acquisto che noi rincorriamo disperatamente, l’idea dell’amore che bramiamo, è l’intuire di esser stati pensati che ci scalda il cuore.
È così difficile da capire?
 
Sarebbe sufficiente, non dico un ciuffo d’erba, ma un fiore raccolto lungo il ciglio della strada a farci sospirare e, siccome è inverno, vanno bene anche quelli in fioreria, se non si vuole assolutamente rinunciare al regno vegetale. Qualcosa comunque di poco valore, ma di gran significato.
Potrei dire una dolce melodia; non dico una serenata che è anche un po’ demodé, ma potrebbe per esempio andar bene anche un semplice CD di canzoni del cantante o gruppo preferito (che noi poi impareremmo letteralmente a memoria a furia di ascoltarle) o, meglio ancora, una compilation di musica classica.
Scelta del tutto azzeccata. O un libro, senza risultare di parte.
 
Ma senza scervellarsi, io credo che basterebbe un sasso.
Un semplice e umile sasso, qui prima di noi, ancora qui certamente dopo di noi.
Testimone della storia dell’intera umanità e della vostra storia d’amore.
Bellissimo e unico, perché i sassi non sono mai uguali, proprio come le persone. Ce ne sono di bellissimi.
Di tutti i tipi e di tutte le sfumature; ne esistono di grigi striati di bianco, di bianchi striati di grigio, di neri, di rossi, di verdi, perfino di gialli e sono tutti tanto romantici e lisci. Se ne trovano a tutte le latitudini.
 
Pure lungo i cigli della strada, quelli sì che si possono raccogliere anche d’inverno! Non vogliamo un’intera cava, noi donne, ci basterebbe un sasso, piccolo, magari da infilare in borsetta come portafortuna, minuscolo custode di un sentimento profondo e importante.
Palpitante e vero. E non costa nulla se non l’energia di un pensiero.
Come sarebbe bello riceverne uno, magari accompagnato da un breve biglietto, basterebbero anche poche parole.
 
Noi donne siamo così, credetemi, un po’ rompiscatole… talvolta. Ma anche un po’ sentimentali. Spesso. Molto spesso. Quasi sempre. Sempre.
Proprio come gli uomini, in fondo, no? Ecco cosa ci accomuna, il cuore.
Ad ogni modo, mi piace pensare al sasso.
Regalatele un sasso, ecco la prova d’amore. Le brilleranno gli occhi, ne sono arcisicura, tutt’al più ve lo potrà tirare e almeno non avrete speso nulla. Raccoglietelo piccolo, allora…
 
Daniela Larentis

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